2016-06-24 14:24:00

La Slovenia celebra 25.mo d'indipendenza. Balcani vogliono più Ue


25° anniversario dell’indipendenza della Slovenia oggi alla vigilia della Giornata della statualità, quando il Parlamento approvò il nuovo status del Paese. Presenti i presidenti dei quattro Paesi confinanti, Italia Austria Croazia e Ungheria con l’aggiunta della Germania che contribuì al processo di riconoscimento internazionale sloveno. Oggi la politica estera è di apertura con tutta l’area confinante con cui si condividono radici e storia. Ma cosa ha significato l’indipendenza in questi 25 anni e a quali risultati ha portato? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Mauro Ungaro, direttore della "Voce isontina", settimanale diocesano di Gorizia ed esperto di area balcanica:

R. – In questi 25 anni, la Slovenia ha fatto notevoli passi in avanti, innanzitutto come affermazione dell’identità nazionale, che non era una rivendicazione di chiusura in se stessa quanto, con orgoglio, un voler sottolineare l’importanza che la realtà slovena poteva avere all’interno dell’Europa. Certamente, la Slovenia dal punto di vista culturale, sociale, politico ed economico ha ricevuto molto dall’Europa. Se guardiamo i dati, vediamo che l’economia slovena, dopo la crisi di circa due anni fa, è un’economia in ripresa con un Pil che presenta una risalita, degli ottimi risultati e soprattutto credo che l’elemento fondamentale sia il fatto che la Slovenia abbia potuto portare il proprio apporto, la propria unicità, la propria storia all’Europa.

D. – La festa in Slovenia arriva nelle stesse ore in cui si crea la frattura in Europa con il Regno Unito. Si teme un effetto domino. Forse, l’area balcanica è quella meno invogliata invece a uscire dall’Unione Europea, non è così?

R. – Assolutamente, anzi c’è esattamente un sentimento opposto. L’area balcanica in questo momento lancia all’Europa una forte richiesta di unità. Guardiamo anche l’attenzione, soprattutto dei giovani serbi, a una possibile entrata in Europa, ma pensiamo anche a quanto l’Europa ha fatto per la pacificazione dell’intera area.

D. – Quindi, in questo senso l’Europa è una valvola di salvezza, è un modello da conservare. Questo non toglie che vada rivista, vada rinnovata dall’interno, l'Unione Europea?

R. – Certamente, ci sono molti punti di quella che è l’Europa attuale e l’Unione Europea che probabilmente vanno rivisti. Soprattutto nell’area balcanica questo anniversario, questi 25 anni della Slovenia, ci ricorda che proprio l’Unione Europea ha permesso all’Europa di progredire e di raggiungere quei risultati, quella tranquillità che oggi vediamo. Noi non dobbiamo mai dimenticare che l’ultima guerra europea è stata combattuta non un secolo fa, ma poco più di venti anni fa nei Balcani: pensiamo a tutta la questione del Kosovo, ai bombardamenti di Belgrado… I Balcani ci lanciano un messaggio di unità ancora più significativo e decisamente fondamentale.

D. – In che modo la Chiesa ha accompagnato con il suo lavoro il cammino di indipendenza? Ha offerto qualche contributo? In che termini?

R. – Io vorrei ricordare prima di tutto che è stata proprio la Santa Sede a riconoscere per prima l’indipendenza di Slovenia e Croazia. Poi, dobbiamo pensare a come la Santa Sede ha accompagnato questo cammino e in questo ambito l’apporto che le Chiese – soprattutto quella slovena e quella croata – hanno saputo dare a percorsi di riconciliazione che guardassero oltre e affermando l’importanza che avevano i valori che il cristianesimo propone. Leggevo proprio in queste ore delle frasi di uno dei discorsi che San Giovanni Paolo II pronunciò durante la sua visita in Slovenia nel 1996. Mi sembrano di un’attualità incredibile. Il Papa disse: “I muri sono crollati, ma la sfida dell’Europa rimane e va giocata sul senso della vita, il valore della libertà, elementi che rimangono più forti che mai nell’intimo delle intelligenze e delle coscienze”. Secondo me, sono parole che oggi aiutano a capire il ruolo che può avere la Slovenia, che ha la Croazia, ma che ha tutto il complesso dei Balcani nell’Europa. E nel momento in cui sai parla di muri queste parole ci fanno riflettere, soprattutto se pensiamo a quando sono state pronunciate.








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