2016-06-24 15:00:00

Vescovi Bolivia: difendere la famiglia non significa discriminare


Difendere la vita e la famiglia non significa discriminare o promuovere l’odio: così, in sintesi, scrive la Conferenza episcopale boliviana, in una nota diffusa in occasione della Marcia per la vita e la famiglia, svoltasi mercoledì scorso. L’evento è stato organizzato dalla Piattaforma civica per la vita e la famiglia ed ha ricevuto l’adesione della Chiesa locale.

Ogni persona è creata ad immagine di Dio e merita rispetto
“La Chiesa cattolica – si legge nella nota – esprime il suo fermo rifiuto per tutti gli atti di discriminazione o di violenza, tra cui l’omofobia, e riafferma che tutte le persone meritano di essere apprezzate e rispettate nella loro dignità intrinseca che deriva dal fatto di essere state create ad immagine e somiglianza di Dio”.

No all’ideologia di genere
Di qui, il richiamo al fatto che essere contro “l’ideologia di genere che attacca la famiglia, pietra angolare della società, non vuol dire discriminare, né diffondere l’odio”. Per questo, i vescovi boliviani si oppongono “ai tentativi di coloro che cercano di creare tensioni” e lanciano un appello a “lasciarsi guidare dai valori della dignità, della giustizia e del bene comune per le famiglie”.

Famiglia, pietra angolare della società
Sottolineando “con gioia e speranza” la propria adesione alla Marcia “in difesa della famiglia, istituzione naturale”, la Conferenza episcopale boliviana ricorda quanto detto da Papa Francesco in Messico, lo scorso febbraio, durante l’incontro con le famiglie a Tuxtla Gutiérrez: “Oggi vediamo e viviamo su diversi fronti come la famiglia venga indebolita, come viene messa in discussione. Come si crede che essa sia un modello ormai superato. E finiamo per essere colonie di ideologie distruttrici della famiglia, del nucleo della famiglia, che è la base di ogni sana società”.

Mostrare al mondo la bellezza dell’istituzione familiare
​Da ricordare che a fine maggio la Camera boliviana ha approvato un progetto di legge sull’identità di genere: composto da 11 articoli, esso permette alle persone transessuali e transgender maggiorenni di poter cambiare nome e genere (ovvero sesso) nei documenti personali, prima di tutto in quello di identità. Vieta inoltre l’uso dei documenti personali anteriori al cambio. Unico limite, la modifica può venire corretta una sola volta. Di qui, il richiamo dei vescovi locali ai cattolici ed a tutti gli uomini di buona volontà a lavorare “in pace, con amore, rispetto e fermezza per avere cura del dono della famiglia, mostrando la bellezza dell’alleanza tra un uomo ed una donna”. (I.P.)








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