2016-06-25 13:49:00

Sit-in di fronte al Miur: liberi di educare, stop al gender


I genitori non siano scavalcati nell’educazione dei propri figli. Con queste ragioni stamani di fronte al Ministero dell’Istruzione a Roma si è svolto un flash mob delle sigle aderenti al comitato Difendiamo i Nostri Figli. Dai partecipanti un netto sì alla lotta contro ogni forma di discriminazione e violenza sessuale e un altrettanto chiaro “no” a programmi educativi fondati sull’ideologia gender. Sullo sfondo l’ormai imminente pubblicazione delle linee guida del Miur sull’educazione di genere. Lanciata anche una petizione online. Paolo Ondarza:

Bandiere rosa e celesti, palloncini e tanti zainetti sulle gradinate del Miur sotto un rovente sole romano di giugno: il sit-in dei rappresentanti delle sigle aderenti al Comitato Difendiamo i Nostri è un presidio a tutela del primato educativo dei genitori, spiega  la responsabile scuola Giusy D’amico, presidente di "Non si tocca la famiglia":

R. – Oggi è un presidio simbolico: non è contro nessuno, ma è a favore e a tutela di quello che è giù previsto dalla Costituzione e anche dalle circolari che il ministro ha emesso. Nelle circolari viene riconosciuta la validità del consenso informativo, purtroppo in molte, moltissime scuole di Italia questo consenso ancora non viene riconosciuto. E spesso non vengono comunicate nel dettaglio le attività che sono proposte a bambini e ragazzi, ovviamente minorenni. Quindi, oggi siamo qui per poter avere questa garanzia, per responsabilizzare i genitori nel riappropriarsi di un ruolo educativo che hanno dato, forse per troppo tempo, in appalto alle istituzioni. E' il caso di entrare nella scuola, rientrarvi a pieno titolo, vigilare e collaborare con le istituzioni scolastiche. Crediamo che il Ministero farà di tutto per venire incontro alle famiglie e soprattutto ci fidiamo moltissimo della difesa del pluralismo culturale e anche il lavoro che il  Fonags (Forum nazionale di genitori impegnati nella scuola) – come associazioni impegnate e accreditate presso il Ministero – farà a tutela delle famiglie.

 D. – In questa fase avete avuto risposte dal Ministero o siete in attesa?

 R. – Innanzitutto abbiamo avviato un dialogo – penso anche sereno e costruttivo – da quasi un anno, da quando cioè abbiamo istituito l’Osservatorio nazionale nelle scuole per il gender. Questo tipo di Osservatorio ha fatto sì che noi potessimo, a nome di tante famiglie e di tante istituzioni scolastiche, inoltrare segnalazioni presso gli uffici competenti del Ministero; consigliare ai genitori di non creare allarmismi inutili, ma di poter far riferimento alle istituzioni scolastiche e agli organi preposti, che sono a disposizione per questo tipo di servizio. Abbiamo invitato i genitori ad una maggiore vigilanza - perché questo è importante! – e abbiamo consigliato anche al Ministero alcune nostre proposte in linea con l’elaborazione delle linee guida al comma 16 della Legge 107 (la Buona Scuola), per poter evidenziare quali fossero i punti critici. Queste proposte che abbiamo inviato sono state recepite dal Ministero e ci auguriamo che possano adesso essere contemplate nel prossimo documento (le linee guida sul comma 16, ndr). Chiediamo una coerenza, rispetto al termine “genere” e “sesso”. Altra cosa molto importante che abbiamo segnalato è che noi siamo assolutamente d’accordo con una sana lotta ad ogni forma di discriminazione e crediamo anche che questa educazione alla parità dei sessi abbia un significato profondo in ordine alla parità dei diritti, della dignità e delle opportunità. Ma che questo non scada in un linguaggio ambiguo, che possa nascondere in qualche forma un'identità fluida, non delineata e che si usi una terminologia che sia chiara nella costruzione dell’identità del bambini.

Presenti al sit-in anche alcuni genitori con i loro bambini:

R. – Veniamo da Trieste e siamo qui per difendere il diritto all’educazione dei genitori, sancito dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

R. – La scuola non è l’unica che deve educare i bambini. Ci siamo anche noi: siamo le famiglie e ci teniamo ai nostri figli; desideriamo poter essere parte integrante della scuola. E’ questo che vogliamo dire fondamentalmente.

R. – Non vogliamo trovarci con delle scelte portate avanti senza essere stati interpellati. E' giusto manifestare in questa sede.

R. – Io sono rappresentante di classe. Forse siamo stati troppo tempo in silenzio… Vogliamo capire e vogliamo sapere cosa insegnano ai nostri figli per poter partecipare. 

A sostegno del Manifesto sulla libertà educativa promosso durante il sit-in, oggi è stata lanciata anche una petizione online.








All the contents on this site are copyrighted ©.