2016-06-26 12:32:00

Tornielli: un viaggio nel segno della memoria e riconciliazione


Centinaia di giornalisti da tutto il mondo hanno seguito la visita del Papa in Armenia. Una visita che già viene definita storica per il suo impatto ecumenico come spiega a Yerevan l'inviato del quotidiano La Stampa Andrea Tornielli al microfono di Giancarlo La Vella:

R. – Io credo che ci sia un filo unitario, e lo troverei in quella sorta di “conversione della memoria e riconciliazione”, che il Papa ha fatto. In tutti i suoi discorsi, interventi e messaggi e nei suoi gesti c’è stata da una parte il riaffermare della necessità di una memoria comune, condivisa anche sui fatti tristi, tremendi del passato, ma sempre in una chiave di riconciliazione. E in questo senso, si è partiti dall’unità dei cristiani – qui si vede che è una delle Chiese che ha rapporti migliori con la Chiesa cattolica: si respirava veramente amicizia, vera e profonda, in ogni gesto e in ogni parola – il Papa ha detto che l’unità dei cristiani è un segno anche per il mondo e ha detto che la memoria condivisa, che va approfondita, deve però aiutare – con uno sguardo di misericordia e di amore, di carità – a superare le tensioni, le divisioni e gli odi. E credo che questa sia una chiave di lettura anche per collocare, secondo lo sguardo del Papa, i rapporti tra la Turchia e i suoi vicini, che sappiamo non essere assolutamente buoni.

D. – Dal punto di vista ecumenico, il processo di comunione quanto può essere lungo?

R. – Questi sono processi di cui è impossibile dire della lunghezza. Di certo è che con la Chiesa apostolica armena di fatto non esistono più questioni teologiche che sono state superate già ai tempi di Giovanni Paolo II con dichiarazioni importanti comuni; e sembra proprio che si sia a un passo dalla possibilità dell’unità. E’ forse la Chiesa non-cattolica più vicina alla Chiesa cattolica dal punto di vista della sensibilità teologica. Comunque colpisce molto che non è soltanto una questione di leadership, di rapporti buoni tra i leader. A me ha molto colpito il visitare ieri la cattedrale delle Sette Piaghe che durante il periodo sovietico era rimasta l’unica chiesa aperta nella città di Gyumri e dove gli armeni apostolici avevano accolto per le loro celebrazioni, il loro culto e le loro preghiere sia i cattolici sia gli ortodossi russi. E dunque l’ecumenismo e l’attenzione per le minoranze – anche religiose – qui si vive e si respira.

D. – Si attende ora a settembre l’altro incontro del Papa con il Caucaso: Georgia e Azerbaigian …

R. – Sì, Georgia e Azerbaigian. E’ chiaro che nel disegno del Papa costituiscono un’unica tappa, e dunque di attenzione sia verso il mondo cristiano sia verso il mondo musulmano che è rappresentato dall’Azerbaigian.








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