2016-06-28 15:30:00

Brexit, cosa cambierà dopo il terremoto inglese?


Dopo il terremoto Brexit oltre all'incredulità rimangono le domande. Come reagiranno finanza e mercati? Quale futuro per i migranti? Cosa cambierà per gli italiani residenti nel Regno Unito in cerca di migliori condizioni lavorative?

“Dal punto di vista finanziario – prova a prevedere Francesco Timpano, docente di politica economica all'Università Cattolica – potremmo assistere ad un lento ma consistente abbandono di Londra, una delle piazze d’affari più importanti del mondo. Per l’Europa, paradossalmente, questo momento potrebbe essere l’occasione buona per superare molti schemi, regole di funzionamento dei mercati basati sul diritto inglese e sulla prassi del mercato di quel Paese. Inoltre, per l’Europa, si presenta anche l’opportunità di poter immaginare una piazza finanziaria nuova, in grado di entrare in competizione con quella di Londra. Milano e Francoforte potrebbero gareggiare…”.

Sul fronte immigrazione cambierà poco. O niente. Su questo ‘dossier’ gli inglesi avevano già ampi margini di manovra rispetto agli altri membri dell' Ue, per rendersene conto basta ripensare alla gestione della vicenda dei profughi di Calais. “In realtà – spiega Oliviero Forti, dell’ufficio migranti di Caritas Italiana – nel Regno Unito il tema immigrazione è stato concentrato soprattutto sugli arrivi dall'Europa orientale e meridionale. Per anni si sono registrati malumori collegati ad  una presenza di manodopera che tende ad abbassare i salari minimi, ad aumentare la pressione sui servizi pubblici, sanità in testa.  La vera preoccupazione è stata per la libera circolazione comunitaria, non i profughi per i quali già avevano la mani libere”.

A chi gli chiede se ora cambierà qualcosa per gli italiani, soprattutto giovani, residenti a Londra e nelle altre grandi città –poli attrattivi  per i cervelli tricolori in fuga- Pino Gulla, responsabile di questioni di migrazione per le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani, risponde in modo rassicurante: "Penso che questa grande nazione non voglia rimanere isolata. Alcune cose potranno e dovranno essere contrattate ma certamente non potranno essere cancellate completamente. Come ad esempio l’assistenza sanitaria per i comunitari, per la quale tra l’altro lo stesso governo Cameron aveva chiesto una modifica più restrittiva ma non certo l’azzeramento. Come la ricongiunzione pensionistica ora possibile in virtù dei regolamenti europei: domani dovrà essere discussa di nuovo ma è difficile pensare che non si possa trovare un accordo visto che anche molti inglesi vivono e lavorano nei paesi europei. Intanto, per ora, rimane tutto come è sempre stato”.








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