La Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo (Cenco) continua a seguire con grande preoccupazione la crisi politica del Paese dove, a pochi mesi dalla scadenza del secondo e ultimo mandato del Presidente Joseph Kabila, resta ancora incerta la data delle prossime elezioni presidenziali che, secondo la Costituzione, dovrebbero svolgersi a fine anno. “Questa situazione inquietante rischia di precipitare il Paese nel caos”, ammonisce il messaggio finale della 54ª Assemblea plenaria della Cenco svoltasi nei giorni scorsi a Kinshasa, in cui i vescovi rivolgono un pressante appello alla responsabilità degli attori politici per salvare il Paese in pericolo. Durante i lavori l’Assemblea ha anche eletto il nuovo presidente nella persona di mons. mons. Marcel Utembi, arcivescovo di Kisangani.
Lo stallo del processo elettorale e la mancanza di dialogo cause della
crisi
Nel messaggio i presuli chiamano in causa il perdurante stallo del processo elettorale
in Congo: il grande ritardo nell’organizzazione degli scrutini – affermano – non fa
che alimentare dubbi e interrogativi. Il sospetto di alcuni è che esso faccia parte
di una strategia messa in atto da Kabila – che l’anno scorso aveva tentato di modificare
la Costituzione allo scopo di candidarsi una terza volta – per ottenere un prolungamento
a tempo indeterminato del suo mandato. Inoltre, i vescovi puntano il dito contro l’incapacità
di dialogo dei leader politici della maggioranza e dell’opposizione. Ma a preoccuparli
è anche l’ondata di violenze che da oltre un anno si sta abbattendo sul Paese, la
moltiplicazione delle violazioni dei diritti umani, l’insicurezza e i massacri nelle
province orientali.
Quattro strade per uscire dalla crisi
Quattro le strade indicate dalla Cenco per uscire dall’attuale empasse. La prima è
il rispetto della Costituzione, in particolare nella parte che definisce la durata
e il numero massimo di mandati che garantisce “l’alternanza al potere quale fondamento
della vita democratica”. La seconda strada è quella del dialogo tra tutti gli attori
politici congolesi per raggiungere un consenso che permetta “l’organizzazione di elezioni
libere, democratiche e trasparenti nel rispetto della Costituzione”. I vescovi esortano
poi ad ascoltare il “grido di disperazione” del popolo congolese che subisce le “ripercussioni
nefaste” della crisi politica in atto. Infine, essi invocano il rispetto dei diritti
umani: l’escalation delle violazioni delle libertà personali, gli arresti arbitrari,
i giudizi sommari e le limitazioni imposte ai media – affermano - compromettono l’effettiva
democratizzazione del Paese.
Le raccomandazioni ai politici, ai congolesi e alla comunità internazionale
A questo appello seguono quindi una serie di raccomandazioni rivolte innanzitutto
al Governo, al quale i presuli chiedono il rispetto “dell’etica e delle regole democratiche”;
di assicurare a tutti i partiti in competizione un clima sereno; di raddoppiare gli
sforzi per garantire lo svolgimento delle elezioni entro i termini fissati dalla Costituzione
e di porre fine alla repressione e agli atti di intimidazione contro gli avversari.
Il messaggio interpella anche gli altri attori politici esortati a non continuare
ad incitare alla violenza e a fare le “concessioni necessarie” perché un “dialogo
nazionale sincero” possa andare a buon fine.
Appello ai giovani affinchè non cedano alla violenza
Alla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni), i vescovi chiedono di procedere
senza ulteriori indugi alla preparazione delle elezioni perché si svolgano nei termini
previsti e di mantenere la propria indipendenza. Dopo avere invocato il sostegno della
Comunità internazionale, i vescovi si rivolgono infine ai giovani affinché non si
facciano strumentalizzare e non cedano alla violenza e a tutto il popolo congolese
perché dia prova di maturità democratica. Da parte sua, la Cenco si impegna a pregare
per un processo elettorale pacifico e a “salvaguardare la libertà e la neutralità
della Chiesa contro qualsiasi strumentalizzazione politica”. (A cura di Lisa
Zengarini)
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