2016-06-28 13:50:00

Scienza & Vita: medici e pazienti "alleati per la vita"


Promuovere un’alleanza tra paziente e medico per la vita e contro eutanasia e accanimento terapeutico. E’ quanto si propone l’associazione “Scienza & Vita” con il documento “Con dignità, fino alla fine”, presentato oggi alla Camera dei Deputati, nel momento in cui la legge sul fine vita è in discussione nelle Commissioni parlamentari. L’obiettivo è quello di dare un contributo al dibattito pubblico sul tema, come spiega al microfono di Michele Raviart, il vicepresidente di “Scienza&Vita”, Paolo Marchionni:

R. – Il principio che un po’ ci ispira è “alleati per la vita”, trovare quindi una forma di proposta che tenga conto di un’alleanza tra il medico, i pazienti e i loro contesti valoriali che possa in qualche modo far emergere quel dato fondamentale al quale noi ci riferiamo, ovvero quel quadro valoriale antropologico che tiene al centro il bene integrale delle persona e del paziente. D’altra parte, questo è stato un po’ il filo conduttore delle storia della medicina da quando in qualche modo le si riconosce dignità scientifica e quindi ci vogliano inserire in questa tradizione.

D. – Si parla quindi di alleanza fra paziente e medico in nome del valore comune della vita. Questa sorta di alleanza, come si dovrebbe svolgere secondo voi nel corso della malattia e in tutte le varie fasi?

R. – Sappiamo bene che nel nostro contesto culturale sia italiano sia più in generale europeo le spinte verso proposte di tipo eutanasico o verso una medicina ipertecnologica, che spinge a volte verso l’accanimento terapeutico, sono molto forti. Invece vorremmo proporre il modello della relazione, che in qualche modo tiene sullo stesso piano dal punto di vista dei valori il medico e il paziente, portando – ed è questa la novità che vorremmo in qualche modo promuovere – questa sorta di pianificazione terapeutica condivisa, quindi attraverso la possibilità nel dialogo medico-paziente di valutare insieme quali scelte, quali strategie terapeutiche, quali modalità di approccio alla malattia, eventualmente lasciando al paziente, proprio in virtù della sua libertà di scelta, le opzioni che più si attagliano anche al suo contesto valoriale e concreto di quel momento.

D. – Quand’è che si può parlare di accanimento terapeutico secondo voi?

R. – È chiaro che non si può dare una definizione di accanimento terapeutico a priori. Deve essere una definizione che tenga conto delle situazioni concrete di quel momento. Ci possono essere degli atteggiamenti terapeutici particolarmente aggressivi che sono però commisurati con la gravità della situazione e che costituiscono ciò che è scientificamente dovuto per quella situazione. Le medesime strategie terapeutiche, applicate a un altro contesto in cui quindi non sia necessaria un’aggressività terapeutica di quel tipo, possono configurare accanimento terapeutico.

D. – Allo stato attuale, la legge sul fine vita è in discussione nelle commissioni parlamentari competenti. Quali sono i rischi che si possono correre? Penso soprattutto al tema dell’eutanasia…

R. – Il rischio estremo è quello di poter consentire una scelta di tipo eutanasico svincolata da qualunque contesto valoriale come quelli a cui ci siamo riferiti. Vorremmo promuovere l’idea di cure eticamente adeguate. Il fatto che ci sia uno stato di malattia che non consenta il recupero delle condizioni di autonomia ad esempio, non significa che non possa richiedere– e non possa giustificare – cure che siano eticamente adeguate. Per cui, dalla chirurgia dei tumori, piuttosto che alle valutazioni neurologiche nelle situazioni di stati di minima coscienza o stati vegetativi, oppure alla medicina palliativa, alla terapia del dolore che possono in qualche modo contribuire comunque da un lato ad alleviare le sofferenze, dall’altro essere loro stesse curative, crediamo che valorizzare in questo senso positivo alcune strategie di cura piuttosto che lasciarle a una decisione in qualche modo asettica e, se vogliamo, spesso deresponsabilizzante, sia un passo avanti che una società civile come la nostra deve poter compiere.








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