“Una decisione storica deplorevole” e “un fallimento” del governo e della società canadesi che si sono dimostrati incapaci “di garantire una protezione umana autentica alle persone sofferenti e vulnerabili”. Con queste parole mons. Douglas Crisby, presidente della Conferenza episcopale canadese (CEcc/Cccb), ha ribadito lunedì la ferma condanna dei vescovi della C-14, la nuova legge sul suicidio medicalmente assistito, approvata dal parlamento di Ottawa il 17 giugno scorso.
Paradossale legittimare un omicidio
“E’ paradossale che con una legge la nostra società
possa legittimare l’omicidio come un modo accettabile di mettere fine alla sofferenza”,
sottolinea nella nota il vescovo di Hamilton, ricordando che “la grande maggioranza
delle persone morenti in Canada oggi non hanno accesso alle cure palliative o all’assistenza
domiciliare di qualità”.
L’assistenza medica al suicidio non è un gesto umanitario
Ai chi invoca motivazioni umanitarie per giustificare
l’eutanasia, mons. Crosby ribatte che la “soppressione deliberata della vita umana
con un intervento diretto non ha nulla a che vedere con un atto umanitario” e che
occorre piuttosto “ridurre al minimo il dolore e la sofferenza delle persone morenti
e di quelle tentate dal suicidio e non sopprimere la loro esistenza. Fare dell’assistenza
medica al suicidio un ‘diritto’ – aggiunge – non è una vera cura, né un gesto umanitario.
E’ una falsa pietà, una deformazione della bontà verso i nostri fratelli e sorelle”.
Secondo il presidente dei vescovi canadesi, la nuova legge lascia piuttosto intendere
“che una persona cessa di essere tale e perde la propria dignità semplicemente perché
perde alcune sue capacità fisiche e mentali”.
Le cure palliative l’unica vera opzione compassionevole
A questa falsa pietà mons. Crosby contrappone la vera
compassione umana che “consiste nella condivisione del dolore dell’altro, nell’accompagnamento
nel suo cammino”. In questo senso, conclude, “le cure palliative restano incontestabilmente
la sola scelta morale, efficace e indispensabile, l’unica opzione compassionevole”
oggi. (L.Z.)
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