2016-06-30 14:00:00

Libano: ad Al-Qaa i funerali delle vittime degli attentati


La cittadina orientale di al-Qaa ha celebrato ieri i funerali delle vittime del doppio attentato terrorista che ha colpito la zona il 27 giugno scorso, un attacco "senza precedenti". Ieri l’intera comunità ha voluto salutare per l’ultima volta le cinque vittime dei kamikaze; intanto il leader spirituale cristiano della regione chiede che tutta l'area sia dichiarata “zona militare”. Faysal Aad, Joseph Lebbos, Majed Wehbe, Boulos al-Ahmar e George Fares sono stati seppelliti nel cimitero locale, al termine di una toccante cerimonia funebre alla quale ha partecipato l’intera cittadina fra ingenti misure di sicurezza. In origine i funerali si dovevano svolgere il 28 giugno, giorno successivo all’attentato; tuttavia le autorità hanno preferito rimandare di 24 ore la cerimonia nel timore di nuove violenze. 

Uno dei kamikaze si è fatto esplodere davanti la chiesa greco-melkita
All’alba del 27 giugno quattro kamikaze si sono fatti esplodere nell’area a maggioranza cristiana, causando nove morti - fra cui i quattro attentatori - e 16 feriti. A distanza di diverse ore, in serata, una seconda serie di attacchi ha provocato 13 feriti e la morte dei tre attentatori. Uno dei kamikaze si è fatto esplodere davanti la chiesa greco-melkita.

Vescovo greco-melkita: rimarremo in questa terra
Durante l’omelia mons. Elias Rahal, arcivescovo greco-melkita di Baalbek, ha sottolineato che “rimarremo in questa terra e non ci muoveremo, anche se dovessimo offrire 100 martiri ogni giorno”. Egli ha aggiunto che “non ci faremo intimidire dai takfiri o dalle loro bombe”; infine, il prelato ha chiesto al governo di “organizzare quanti stanno attorno a noi”, con un riferimento diretto ai 20mila profughi siriani che vivono in un Campo profughi non riconosciuto ai margini della cittadina. “Masharii al-Qaa deve diventare una zona militare - ha concluso - per scongiurare il ripetersi di simili tragedie”. 

L’obiettivo degli attentatori: svuotare al-Qaa dalla presenza cristiana
Dany Awad, vice-presidente della municipalità, non teme le minacce e avverte: “Non abbiamo paura di nessuno. Resteremo qui, a difendere il nostro villaggio, fino alla fine. Abbiamo le radici in questa terra sacra e nessuno ce le potrà tagliare da vivi”. Al-Qaa è uno dei tanti villaggi lungo il confine fra il Libano e la Siria, nazione sconvolta da cinque anni di guerra che hanno causato almeno 280mila vittime e originato una crisi umanitaria senza precedenti. (R.P.)








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