2016-07-02 13:50:00

Quartetto condanna insediamenti israeliani e violenze palestinesi


Si riaccendono le tensioni in Medio Oriente, mentre il Quartetto (Ue, Onu, Usa e Russia) rilancia il dialogo diplomatico, chiedendo la fine degli insediamenti israeliani e delle violenze palestinesi. In riposta al razzo lanciato da Gaza su Sderot, l'aviazione israeliana ha colpito infrastrutture di Hamas nella Striscia. Ieri a Hebron, un palestinese ha sparato su una famiglia israeliana uccidendo un uomo. Si teme una ripresa dell’intifada dei coltelli dopo l’uccisione, due giorni fa, di una tredicenne in un insediamento ebraico. Elvira Ragosta ha intervistato Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:

R. – La situazione è irrisolta. Si era pensato che grazie alla collaborazione tra i servizi segreti di sicurezza israeliani e palestinesi l’ondata si potesse calmare. In effetti per un po’ è stato così, ma poi siccome tutto resta fermo ci sono queste riprese endemiche. Quindi il problema reale è che la situazione è bloccata e in una situazione bloccata gli estremismi hanno la loro voce. Gli estremismi sono ovviamente sempre da condannare.

R. - Intanto la diplomazia internazionale è a lavoro per rilanciare colloqui di pace. Ieri è stato stilato anche il rapporto del Quartetto per il Medio Oriente, l’organismo composto dai rappresentanti di Unione Europea, Nazioni Unite, Stati Uniti e Russia. Il Quartetto chiede sforzi a entrambe le parti. È una possibilità di riaprire il dialogo?

R. - Il Quartetto intanto indica una strada, non propone l’immediata ripresa dei negoziati perché non lo ritiene possibile. Condanna da un lato le violenze di parte palestinese e anche gli incitamenti all’odio - come quelli di intitolare scuole da parte palestinese ai cosiddetti martiri che si sono sacrificati in queste azioni suicide - anche se riconosce gli sforzi dell’autorità palestinese di collaborare con i servizi segreti israeliani per evitare peggiori incidenti. Dall’altra condanna fermamente la continuazione della politica di insediamenti israeliani e ritiene che questo danneggi gravemente la  prospettiva di una soluzione a due Stati, però avanza anche delle proposte intermedie, concrete come quella dell’apertura israeliana nella cosiddetta “Area C” sotto competo controllo israeliano e anche circa il 60 percento della Cisgiordania, e chiede che parte di quelle aree vengano passate al controllo dell’autorità palestinese e siano permesse iniziative economiche che attualmente risultano bloccate, … Sul piano diplomatico il report del Quartetto, pronto da parecchio tempo, ma riservato per le pressioni delle due parti che volevano bilanciarlo al meglio a proprio favore, adotta un po’ tutte le diverse iniziative in corso: quella francese che punta alla convocazione di una conferenza internazionale di pace per la fine dell’anno e l’iniziativa parallela del presidente egiziano che ha rilanciato il piano arabo il quale prevede il riconoscimento da parte di tutti gli Stati arabi di Israele se questo restituisce i territori occupati nella guerra del ’67 e accetta la creazione di uno Stato Palestinese. In una conferenza stampa recente Netanyahu e il nuovo ministro della Difesa Liberman hanno ritenuto un punto di riferimento importante il piano di contrapporre l’iniziativa di al-Sisi a quella francese che Netanyahu detesta di più. Quindi non si può escludere che ci siano delle sorprese soprattutto nella fase intermedia dopo l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti, quando Obama conserverà il potere fino al trapasso ma non ha più responsabilità di carattere elettorale. Quella è una finestra di opportunità in cui storicamente gli Stati Uniti hanno compiuto passi diplomatici come all’epoca di Regan quando ci fu il riconoscimento dell’Olp. C’è quindi questa possibilità, ma dobbiamo dirlo, è  una possibilità lontana e molto incerta.

D. - Il rapporto del Quartetto stila anche l’elenco della situazione sul terreno: dal settembre scorso sono almeno 30 gli israeliani uccisi dai palestinesi in 250 tra attacchi e tentativi di attacchi. Allora come risolvere la situazione, come evitare gli scontri e la ripresa delle violenze sul terreno?

R. - Non si può risolvere il problema. La violenza palestinese è ormai endemica e accompagna il blocco del processo negoziale. Questo non significa in nessun modo giustificarla. Il report del Quartetto a riguardo è chiarissimo nella condanna sia degli atti in sé sia delle eventuali coperture da parte delle autorità palestinesi e tuttavia bisognerebbe capire che quella è una pentola a pressione che ogni tanto fischia.








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