2016-07-02 12:42:00

Papa: strage a Dacca è barbarie contro Dio e l'umanità


Il Papa ha espresso profondo dolore per la strage compiuta ieri a Dacca in Bangladesh. In un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, parla di “violenza insensata perpetrata contro vittime innocenti”, un atto di “barbarie” contro Dio e l’umanità. Quindi, affida i morti alla misericordia di Dio e assicura le proprie preghiere alle famiglie delle vittime e ai feriti. Le vittime sono almeno 20, di cui 7 giapponesi. E sono 9 quelle italiane, accertate finora. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, esprimendo vicinanza alle famiglie. Intanto, il presidente Sergio Mattarella ha interrotto il suo viaggio in America Latina per tornare in Italia e rendere omaggio alle vittime. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Le ultime notizie sull’attacco in un ristorante di Dacca completano un quadro apparso drammatico sin dai primi istanti. Le vittime sono almeno 20. Gli italiani, morti in seguito all’attentato rivendicato dal sedicente Stato islamico, sono nove.  Il ministero degli esteri italiano, dopo aver informato le famiglie, ha reso noti i loro nomi. Si tratta, in prevalenza, di lavoratori e imprenditori del settore tessile. E’ stato confermato che un italiano, nel ristorante al momento dell’attacco, è riuscito a fuggire. L’attentato è stato compiuto da 5 terroristi.. Testimoni hanno anche riferito che non è stato ucciso chi era in grado di recitare versetti del Corano. Questa mattina, con un blitz condotto dalle forze speciali, sono stati liberati 13 ostaggi. Il premier Matteo Renzi ha dichiarato, inoltre, che è il momento di dare “un messaggio di dolore” ma anche di grande determinazione:

“L’Italia non arretra davanti alla follia di chi vuole disintegrare la vita quotidiana, siamo colpiti ma non piegati”.

Per commemorare le vittime italiane della strage la Nazionale di calcio giocherà questa sera contro la Germania con il lutto al braccio.

Per un commento su questo nuovo atto terroristico, Giancarlo La Vella ha intervistato Stefano Silvestri, già presidente dell'Istituto Affari Internazionali:

R. – Diciamo che, in questo caso, c’è in più la presa di ostaggi che, in qualche maniera, riporta a situazioni classiche del terrorismo, a cui non eravamo quasi più abituati.

D. – Lo Stato islamico sta mettendo in atto azioni del genere, perché sul terreno iracheno e siriano sta invece perdendo posizioni?

R. – Sì, anche se certamente l’Is favorisce queste cose, le rivendica, ma io non so se ci sia una direzione centralizzata molto forte. In realtà, è più un invito ad agire per agire ogniqualvolta si può, in maniera tale da mantenere alta la tensione e l’immagine di uno Stato Islamico che non si arrende.

Ma perché la strategia del terrore questa volta ha colpito il Bangladesh? Manuela Campanile lo ha chiesto a Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia Asia News:

R. – C’è senz’altro il tentativo da parte del sedicente Stato islamico di aprire nuovi fronti e soprattutto di aumentare la militanza. I Paesi occidentali vanno in Bangladesh e investono, perché c’è una grande manodopera a basso costo; e questa fa gola anche all’Is. Per cui, l’Is va in Bangladesh per trovare nuovi militanti e nuovi fronti di attacco.

D. – Quindi non una strategia del terrore fondata sull’emotività, ma una teoria scientifica…

R. – Purtroppo, in Bangladesh stanno crescendo da diversi decenni le scuole islamiche di tipo fondamentalista: fino a 75mila. Nella mancanza di una struttura e di una proposta educativa da parte del governo, perché troppo povero, queste scuole islamiche finanziate dai Paesi del Golfo, ed in particolare dall’Arabia Saudita, hanno fatto crescere una generazione che vede l’Islam come in pericolo; gli atei come dei nemici; e le altre religioni come da distruggere. E quindi è un processo che non distrugge ancora il carattere gioviale e amichevole dell’Islam del Bangladesh, però mette dentro alcune linee di tensione che adesso stanno scoppiando.








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