2016-07-04 14:57:00

Ocse-Fao: calano prezzi agricoli. Gurrìa: ruolo chiave commercio


Sono in calo i prezzi agricoli nel mondo, lo documenta un rapporto congiunto dell’Ocse e della Fao, che traccia le prospettive del settore nei prossimi 10 anni, fino al 2025. Lo studio è stato presentato oggi a Roma dal direttore generale della Fao (Organizzazione per l’agricoltura e l’alimentazione), Josè Graziano da Silva e dal segretario generale dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo), Angel Gurrìa. Il servizio di Roberta Gisotti

Sembrerebbe finita l’era dei picchi al rialzo dei costi dei prodotti alimentari, agricoli, delle carni, del pesce, dei mangimi. Ma occorre vigilare per possibili ricadute di volatilità dei prezzi. Tutto ciò non basterà poi a sconfiggere la fame nel mondo - ha sottolineato Da Silva da parte della Fao - se non vi saranno politiche di sostegno per ottimizzare le produzioni agricole e soprattutto per migliorare la distribuzione delle risorse tra Paesi e popolazioni. Un ruolo chiave avrà quindi il commercio globale, in uno scenario di economia ancora in ristagno, con una crescita prevista dell’1,8 per cento rispetto al 4,3 dello scorso decennio. Resta fortemente critica la situazione dell’Africa Subsahariana, dove da qui al 2015, si concentrerà un terzo della popolazione mondiale sottoalimentata, anche se il numero totale scenderà da 788 milioni a 650 milioni. Uno scenario che apre comunque all’ottimismo, secondo Angel Gurrìa a capo dell’Ocse: 

R. – E' un beneficio, perché questo vuol dire che i più poveri del mondo potranno comprare di più per mangiare. La stabilità è sempre un bene! La ragione per la quale abbiamo avuto volatilità in passato non è stata esattamente di tipo razionale, ma una reazione automatica, meccanica di paura, senza che ci fosse l’informazione necessaria. Adesso siamo molto più preparati a questo.

D. – Nel Rapporto si insiste sul ruolo chiave che potrà avere il commercio globale…

R. – Questo è fondamentale, nella misura in cui il consumo va ad aumentare in certe regioni del mondo, che non hanno la capacità di produrre nel proprio Paese, perché non ci sono gli investimenti, non ci sono le condizioni naturali e così via e devono importare di più e non soltanto per un miglioramento delle condizioni di vita, ma anche perché ci sono più abitanti, perché la popolazione continua a crescere ad esempio nell’Africa subsahariana. Adesso si raccomanda di non avere barriere e di continuare a spingere per la libertà di commercio di questi prodotti agricoli.

D. – Produzioni alimentari e speculazioni finanziarie: siamo tranquilli su questo fronte? Ci sono meccanismi di controllo?

R. – La speculazione è presente, quando non c’è informazione. Ci sono, infatti, agenti economici, finanziari – banche e così via – che sanno più di altri, e che fanno il mercato. Ma quando abbiamo più informazioni - rispetto anche a prima della crisi del 2008 - la speculazione è minore. Naturalmente se c’è un ciclone, un uragano, un problema di inondazione, in una regione molto importante dal punto di vista della produzione, abbiamo sempre una reazione dei prezzi. Quello che è importante, però, è che le riserve alimentari sono oggi oltre il 50 per cento di quanto non fossero prima della crisi. Questo è un elemento di stabilità, e per questo credo vedremo meno speculazioni pure.

 








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