2016-07-05 14:00:00

Vescovi Colombia: compassione, inclusione e perdono, pilastri della pace


Compassione, inclusione e perdono sono i pilastri della pace: ad affermarlo, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, presidente della Conferenza episcopale colombiana (Cec), nella prolusione con cui ha inaugurato la 101.ma Plenaria dei vescovi. I lavori dell’Assemblea si sono aperti ieri a Bogotà e proseguiranno fino a venerdì 8.

Momento storico per il Paese
L’Assemblea episcopale si svolge in un momento storico per la Colombia: il 23 giugno, infatti, dopo quattro anni di negoziati, il governo e le Forze Armate Rivoluzionarie (Farc), hanno firmato, a L’Avana, un accordo di pace che pone fine a più di 50 anni di conflitto. Punti centrali dell’intesa raggiunta sono il cessate-il-fuoco e la consegna delle armi da parte delle Farc. La tabella di marcia dell’attuazione dell’accordo sarà verificata dalle Nazioni Unite, attraverso il Consiglio di Sicurezza.

Promuovere la teologia della pace, no alla vendetta
Nella sua prolusione, mons. Castro Quiroga si è soffermato sulla “teologia della pace” che si basa sull’amore nei confronti del proprio nemico, sul perdono che precede il pentimento e sulla risposta non violenta all’odio. “Gesù ci insegna il significato di amare i propri nemici – ha detto il presidente della Cec – vale a dire una politica di compassione che va collegata ad una politica di inclusione”. Attraverso il perdono, ha sottolineato ancora mons. Castro Quiroga, i colombiani sono invitati a porre fine allo “spirito di vendetta”, ricordando che la pace non va intesa solo in termini di legge.

Vivere secondo democrazia, libertà e giustizia
Essa, inoltre, “non va limitata solo alla sfera interiore, al cuore, allo spirito”, e “non può essere separata dallo scenario politico perché si ottiene grazie ad una comunità che vive nella verità e nella carità”, secondo i principi di “democrazia, libertà e giustizia”. In questo senso – ha aggiunto il presidente della Cec – “la pace richiede dedizione per tutta la vita”. La politica, allora, andrà praticata “in fedeltà al Vangelo”, ovvero mettendo in atto iniziative di pace per il bene comune.

Le due dimensioni del perdono
Il presule ha poi ribadito che il perdono si basa su una duplice decisione: in primo luogo, si tratta di non permettere all’altro di rimanere come un nemico, e in secondo luogo significa aprire uno spazio, nella propria vita, per ripristinare ciò che abbiamo separato o escluso. “I colombiani sono chiamati a fare di più – ha aggiunto mons. Castro Quiroga – per costruire la pace, ponendo fine ai conflitti, promuovendo il perdono e la riconciliazione, denunciando le ingiustizie, rilanciando la giustizia e praticando la non violenza”.

La Chiesa vigila sulla fase post-conflitto
Di qui, il richiamo a tutti i vescovi del Paese affinché incoraggino i colombiani a costruire una nazione nuova sulla base di “fondamenti etici, spirituali e culturali”. Il ruolo della Chiesa cattolica, allora, sarà quello di “vigilare” sulla fase post-conflitto per  divenire “un grande osservatorio sulla pace”. Quanto all’accordo tra il governo e le Farc, mons. Castro Quiroga ha ribadito che ciò è servito a “superare un grande ostacolo”, ma la costruzione della pace richiede ancora “un grande sforzo”, che va messo in atto lasciandosi “guidare dagli insegnamenti di Gesù”.

Aiutare i bambini reclutati dalle Farc
Infine, guardando in particolare ai bambini che sono stati reclutati dalle Farc, il presule ha ricordato che essi vengono aiutati dalla Chiesa in modo personalizzato, attraverso programmi specifici di accoglienza e vicinanza. Di qui, l’appello conclusivo al Capo della Stato, Juan Manuel Santos, affinché promuova “una pedagogia della pace” per aiutare la popolazione a comprenderne il valore ed il significato. (A cura di Isabella Piro)








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