Cristiani siri, assiri e iracheni residenti nel Kurdistan iracheno continuano a denunciare espropri illegali delle proprie case e terre da parte di concittadini curdi, che operano singolarmente o in maniera coordinata con altri membri del proprio clan tribale. L'ultimo ricorso presentato dai proprietari espropriati agli organismi giudiziari della Regione autonoma del Kurdistan iracheno è stato depositato a metà giugno, con la richiesta di porre fine al deplorevole fenomeno.
Le terre sottratte ammontano ormai a migliaia di acri
Secondo il dottor Michael Benjamin, direttore del Centro Studi Ninive - riferisce
l'agenzia Fides - le denuncie presentate alle autorità della Regione autonoma del
Kurdistan iracheno negli ultimi anni non hanno prodotto alcun cambiamento: le terre
sottratte illegalmente a proprietari cristiani in diverse aree, città e villaggi delle
province di Dahuk e di Erbil ammontano ormai a migliaia di acri: "Nel solo governatorato
di Dahuk” ha dichiarato di recente Michael Benjamin al website Monitor, “c'è una lista
di 56 villaggi in cui l'area di terreno sequestrato è pari a 47.000 acri", mentre
il politico Yonadam Kanna, presidente del gruppo parlamentare Rafidain, ha fatto notare
che “ci sono più di 60 villaggi cristiani abitati da non cristiani in tutta la Regione
del Kurdistan, e questo contribuisce al cambiamento demografico della regione".
Senza esito le denunce ai tribunali competenti del Kurdistan
Lo scorso 13 aprile alcune centinaia di cristiani siri, caldei e assiri, provenienti
dalla regione di Nahla, nella provincia irachena settentrionale di Dohuk, avevano
organizzato una manifestazione davanti al Parlamento della Regione autonoma del Kurdistan
iracheno per protestare contro le espropriazioni illegali dei propri beni immobiliari
subite negli ultimi anni ad opera di influenti notabili curdi, già più volte denunciate
- finora senza esito - presso i tribunali competenti.
Espropri illegali per terre e case appartenenti a cristiani
I manifestanti esponevano cartelli e striscioni, compreso uno in inglese con la scritta
“Gli Usa e i Paesi occidentali sono responsabili di ciò che accade e viene perpetrato
contro il nostro popolo in Iraq”. Gli espropri illegali prendono di mira in maggior
parte terre e case appartenenti a cristiani che hanno lasciato l'area soprattutto
a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, per sfuggire ai conflitti regionali
e alle violenze settarie e tribali esplose con maggior virulenza dopo gli interventi
militari delle coalizioni internazionali. (G.V.)
All the contents on this site are copyrighted ©. |