2016-07-08 15:28:00

Amoris Laetitia, Zuppi: rigore evangelico, non manica larga


Innamorarsi della famiglia

“Un testo che ci aiuta a rinnamorarci della famiglia e a ritrovare il sentimento più profondo dell’amore, ma di un amore non idealizzato. Un documento capace di rispondere alle sfide più concrete che ci vengono poste” Con queste parole,  mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, è intervenuto in un programma della Radio Vaticana dedicato alla ricezione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, di Papa Francesco, a tre mesi dalla sua pubblicazione. Il dibattito prendeva spunto dal volume ‘Famiglia allo specchio: il racconto del cammino sinodale con brani scelti da Amoris Laetitia', Gabrielli editore, del giornalista e scrittore Giovanni Panettiere.

Non casistica, ma ascolto

“L’Amoris Laetitia – ha spiegato il presule – è un testo che dobbiamo continuare a fare nostro. Sicuramente, come diocesi di Bologna, andremo avanti a riflettere sul tema del discernimento che ci spinge a cambiare i nostri metodi pastorali”. “La sfida che ci pone il Papa con questo testo è proprio quella di andare oltre le categorie dei cosiddetti regolari e degli irregolari per guardare tutti, prima di tutto come persone. L’applicazione di questo principio nei casi concreti ci chiede la capacità di discernere. Ed è una capacità che dobbiamo accrescere, un’attitudine che si attua attraverso la paternità e non in astratto. Attraverso, quindi, la conoscenza delle diverse situazioni. E non è un problema di casistica, ma di ascolto, di comprensione delle storie di ciascuno, attraverso la creazione di un rapporto personale. Questo rappresenta per noi una prova, perché nella Chiesa, invece, siamo stati più abituati alla casistica e meno all’incontro e all’ascolto”.

Assumere la paternità

“Il rischio della manica larga, al contrario di quanto sostengono alcuni, - spiega mons. Zuppi – la Chiesa lo corre proprio quando non sa più comunicare, non sa più capire l’oggetto della sua predicazione. L’Amoris Laetitia ci chiede invece di assumere la paternità per capire e discernere la verità di sempre e capire come possa essere una via di salvezza e misericordia per le persone. Dunque tutt’altro della manica larga, ma un’assunzione veramente rigorosa dei principi evangelici ”.

No al derby: ‘comunione sì o comunione no’

“La ricezione dell’esortazione del Papa – spiega ancora Zuppi – sta avvenendo attraverso un dibattito interessante, forse a volte con qualche fatica. Il guaio è stato che il documento è stato presentato all’inizio come un testo dirimente sulla questione ‘comunione sì o comunione no’. E’ passato così in secondo piano l’invito del Papa a vivere in famiglia un amore che sia possibile e non idealizzato. Ma credo che questo farà molto bene, perché spesso rischiavamo di perdere questa gioia, questa bellezza, riducendoci sempre a un atteggiamento difensivo. Qui, invece, c’è uno sguardo concreto, allo stesso tempo appassionato, che ci aiuta molto”.

Una ‘grande biblioteca’

Sulla ricezione dell’Amoris Laetitia è intervenuta anche Maria Elisabetta Gandolfi, caporedattrice della rivista ‘Il Regno’. “Credo che questo processo stia funzionando – ha spiegato – nella misura in cui i singoli episcopati stanno prendendo in esame le singole sezioni di questo testo – che considero una ‘grande biblioteca’ -  per metterle in atto nelle proprie diocesi. So che a Londra il card. Nichols ha già creato un testo pastorale a questo riguardo. Altri vescovi hanno in cantiere altri lavori su singoli, specifici capitoli, al di là dell’ottavo su cui ci siamo soffermati noi giornalisti. Credo che ci sia molto da fare e che la ricezione sarà buona, ma sui tempi lunghi”.

Non c’è solo l’ottavo capitolo

Più cauto il giudizio dello stesso Giovanni Panettiere, redattore al Qn (il Giorno, il Resto del Carlino, la Nazione). “Mi sembra si faccia abbastanza fatica, in particolare nelle diocesi italiane, ad allestire dei seminari, dei convegni di approfondimento sull’Amoris Laetitia. Probabilmente dipende dall’attenzione eccessiva data dai media al capitolo otto che ha messo in secondo piano altri capitoli. Penso al settimo, dove ci sono pennellate pedagogiche bellissime sull’accompagnamento e l’educazione dei figli o sull’interscambio del ruolo tra marito e moglie. La spasmodica attenzione sul tema dell’accesso ai sacramenti dei divorziati-risposati e sulle convivenze ha rallentato la ricezione di concetti pastorali importanti, come il decentramento verso gli episcopati nazionali o il ruolo della coscienza”. 








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