2016-07-08 13:27:00

Economia: la Brexit aumenta l'incertezza nei mercati


Continuano le ripercussioni della Brexit sull’economia internazionale. La Commissione Europea ha condannato il deficit di Spagna e Portogallo ma ha suggerito di non comminare nessuna multa per l’incertezza dei mercati. La Fed, la Banca centrale americana, ha preso tempo per decidere i nuovi tassi d’interesse, mentre crollano i consumi dei cittadini britannici, ai minimi da 21 anni. Sulle ragioni di questi comportamenti dopo l’uscita del Regno Unito dall’Euro, Michele Raviart ha intervistato Carlo Altomonte, docente di politica economica europea alla Bocconi di Milano:

R. – In un contesto come quello di quest’anno dove permane una forte incertezza legata sia alle sorti dell’economia cinese sia alla struttura futura del ciclo americano, il tema Brexit lascia dubbi sulla capacità di reazione europea. Per cui sicuramente ha un impatto negativo globale. Di per sé non è un elemento tale da invertire le sorti del mondo, ma in questo contesto aggiunge sicuramente incertezza.

D. - Si invoca la ragione della Brexit anche, per esempio, su una decisone che ha preso la Commissione europea che ha constatato il deficit per la Spagna e per il Portogallo, ma ha anche suggerito di non comminare nessuna multa …

R. - Il Regno Unito ha un impatto relativamente limitato con l’integrazione sul resto dell’Unione Europea. Per un’economia come quella italiana o spagnola o francese conta molto di più cosa fa la Cina e cosa fanno gli Stati Uniti; però in questo contesto di elevata incertezza una decisione troppo rigida sul fronte del deficit avrebbe potuto anche spaventare i mercati finanziari e quindi creare ulteriori tensioni sul fronte degli spread e comunque della stabilità macroeconomica complessiva.

D. - Dall’altro lato dell’Oceano, la Fed ha detto di attendere per decidere i nuovi tassi di interesse. Che cosa significa la Brexit per gli Stati Uniti?

R. - Siccome è un aumento del tasso di interesse da parte della Fed sarebbe stato comunque visto da parte degli investitori come un ulteriore fattore di stress, in questo momento gli Stati Uniti e la Fed hanno deciso di restare alla finestra, di consentire ai mercati di digerire con calma il tema Brexit ritenendo che almeno per il mese di giugno non ci sarebbe stato nessun aumento dei tassi. C’è una possibilità a luglio, che però diventa un po’ più remota, perché comunque ci sono gli effetti di trascinamento ancora della situazione di incertezza economica sui mercati finanziari e perché comunque i dati del mercato del lavoro americani negli ultimi quattro o cinque mesi sono stati positivi, ma non brillantissimi. Praticamente vedremo una Fed ancora alla finestra nell’attesa che si plachino un po’ le acque sui mercati finanziari.

D. - Il Regno Unito in questo momento sta registrando il più grosso calo di consumi da molti anni a questa parte. Si può dire che almeno in questo breve periodo la Brexit stia nuocendo principalmente proprio al Regno Unito?

R. - La Brexit in questo momento ha nuociuto al Regno Unito e anche agli altri Paesi europei attraverso i canali dei mercati finanziari. Pensiamo a tutte le tensioni sulle banche italiane che sostanzialmente hanno fatto venire fuori un problema latente da tempo. La mia sensazione è che purtroppo il Regno Unito sia solo all’inizio dei suoi problemi, nel senso che aldilà del crollo dei consumi e degli investimenti è uno Paesi più indebitati d’Europa sia con l’estero sia a un livello di indebitamento privato. Sganciarsi da un’oasi di stabilità - se vogliamo finanziaria - per avventurarsi da soli nel mare dei mercati con i fondamentali del Regno Unito secondo me è da pazzi. Però l’hanno fatto. Adesso ne subiranno le conseguenze.








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