“L’Amoris Laetitia è un atto del magistero che rende attuale” l’insegnamento della Chiesa sulla famiglia. E’ quanto afferma il cardinale Christoph Schönborn in una lunga intervista con il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, pubblicata sul numero in uscita oggi del quindicinale dei Gesuiti. L’arcivescovo di Vienna - che aveva presentato il testo dell’Esortazione apostolica post-sinodale durante la conferenza stampa ufficiale, l’8 aprile scorso – sottolinea che con questo documento, nel segno della Misericordia, si superano le categorie nette di “regolare” e “irregolare” nel guardare alle famiglie. L’inclusione, evidenzia, è la parola chiave del documento. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Amoris Laetitia colpisce per “la sua semplicità e il suo sapore di Vangelo”. Esordisce così il cardinale Christoph Schönborn nella lunga e articolata intervista con padre Antonio Spadaro. Il direttore di Civiltà Cattolica non manca di rivolgere al porporato austriaco le domande “scomode” che sono emerse in alcuni ambienti riguardo all’Esortazione apostolica che ha concluso il cammino dei due Sinodi sulla famiglia. Alcuni, annota il gesuita, hanno parlato di Amoris Laetitia come di un “documento minore”, “senza pieno valore magisteriale”.
Amoris Laetitia, atto di magistero di grande
qualità pastorale
Per il cardinale Schönborn, questa osservazione è inaccettabile. E’ evidente, afferma,
che “si tratta di una atto di magistero”, è chiaro che il Papa esercita qui “il suo
ruolo di pastore, di maestro e di dottore della fede”. E aggiunge che è giusto parlare
di “un documento pontificio di grande qualità, di un’autentica lezione di sacra
doctrina, che ci riconduce all’attualità della Parola di Dio”. Per l’arcivescovo
di Vienna, l’Esortazione è “un atto del magistero che rende attuale nel tempo presente
l’insegnamento della Chiesa”. Amoris laetitia, riprende, “è il grande testo
di morale che aspettavamo dai tempi del Concilio e che sviluppa le scelte già compiute
dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dalla Veritatis Splendor” di San
Giovanni Paolo II.
Francesco espone la dottrina in maniera dolce, con misericordia
Il porporato austriaco sottolinea che Francesco ha uno sguardo realista sulla situazione
delle famiglie ai nostri tempi ma al tempo stesso “non rinuncia all’ideale o al patrimonio
dottrinale”. Altro elemento che colpisce, soggiunge, è il linguaggio misericordioso
dell’Amoris Laetitia che incarna una “pastorale positiva” tesa ad “esporre
la dottrina in maniera dolce, collegandola alle motivazioni profonde delle donne e
degli uomini”.
Francesco supera le categorie di regolare e irregolare
Tra le voci critiche, annota il direttore di Civiltà Cattolica, c’è chi ritiene
che Amoris Laetitia cada “nell’etica della situazione”, quindi in una “gradualità
della legge”. Un’obiezione non ricevibile, per il porporato, perché “dietro a una
chiara oggettività del bene e della verità, l’Esortazione evidenzia il progresso nella
conoscenza e nell’impegno a compere il bene dell’uomo in via”. In questo
“percorso di crescita”, dunque, “sussistono fattori che possono spiegare che è possibile
non essere soggettivamente colpevoli, se non rispettiamo oggettivamente una norma”.
Il cardinale Schönborn evidenzia inoltre che “il fatto rilevante di questo documento
è che esso supera le categorie di regolare e irregolare”, giacché
“siamo tutti soggetti al peccato e tutti abbiamo bisogno della misericordia”. Non
si tratta affatto, precisa, di “relativismo, ma al contrario” il Papa è “molto chiaro
sulla realtà del peccato”, ma “va al di là di questa prospettiva per mettere in pratica
il Vangelo: chi tra voi non ha mai peccato scagli la prima pietra”.
Amoris Laetitia fa passo avanti nella direzione
di Familiaris Consortio
L’arcivescovo di Vienna si sofferma poi sulla questione dell’accesso ai Sacramenti
dei divorziati risposati. Amoris Laetitia, osserva, si colloca a “livello
molto concreto della vita di ognuno” e rileva che “un soggetto, pur conoscendo bene
la norma può avere grande difficoltà nel comprendere valori insiti nella norma morale
o si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente”.
Già Giovanni Paolo II, in Familiaris Consortio, ribadisce “distingueva alcune
situazioni”, “apriva dunque la porta a una comprensione più ampia passando per il
discernimento delle differenti situazioni che non sono oggettivamente identiche, e
grazie alla considerazione del foro interno”. Francesco ha perciò proseguito nella
direzione indicata da Karol Wojtyła “ma facendo un passo in avanti”.
Papa non vuole casistica astratta, coscienza ha ruolo fondamentale
Qualcuno, incalza padre Antonio Spadaro, critica il fatto che il Papa, in questo ambito,
si riferisca a “certi casi” senza “farne una sorta di inventario”. Se lo facesse,
risponde il cardinale Schönborn, si cadrebbe “nella casistica astratta” e si creerebbe
anche “un diritto a ricevere l’Eucaristia in situazione oggettiva di peccato”. Il
Papa, invece, ci mette “di fronte all’obbligo per amore della verità, di discernere
i casi singoli in foro interno come in foro esterno”. La coscienza assume dunque “un
ruolo fondamentale”. L’arcivescovo austriaco conclude la sua conversazione con il
direttore di Civiltà Cattolica mettendo l’accento sull’appello alla misericordia
di cui è permeato tutto il documento. Un appello che rimanda “all’esigenza di uscire
da noi stessi” per incontrare Cristo. Un incontro d’amore che dona gioia, Evangelii
Gaudium, ma che “non può avvenire se non andando all’incontro con gli altri”.
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