2016-07-09 07:15:00

Strage a Dallas. Ad uccidere è stato un solo killer


E’ stato un solo uomo ad uccidere 5 agenti di polizia “ora la città è al sicuro”, assicura il sindaco Rawling. Il killer che è stato ucciso a sua volta. E' necessario ammettere che esistono ancora pregiudizi, afferma la candidata alla presidenza Clinton. Le divisioni razziali sono peggiorate, dice l’altro candidato Trump. In migliaia intanto protestano in piazza nelle maggiori città statunitensi. Il presidente Obama ha deciso di rientrare un giorno prima dal vertice Nato di Varsavia proprio per recarsi in Texas.  Giada Aquilino:

La peggiore strage di agenti negli Stati Uniti dagli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. È l’agguato di stanotte a Dallas, quando un cecchino si è appostato sui tetti del centro e ha aperto il fuoco mentre era in corso una protesta contro l’uccisione da parte delle forze dell’ordine di due afroamericani in Louisiana e Minnesota. Un uomo - che aveva detto di essere sconvolto per i recenti omicidi di neri e si era nascosto in un garage nel cuore della città - è morto nell’esplosione di un robot-bomba della polizia, dopo ore di negoziato. Si tratta di un afroamericano, Micah Xavier Johnson, 25 anni, incensurato, con un passato nell'Esercito e una missione in Afghanistan: aveva minacciato di far esplodere degli ordigni, di cui per il momento ancora non c’è traccia in una Dallas che ha rivissuto l'incubo del 22 novembre 1963, quando fu assassinato il presidente John F. Kennedy. Altre tre persone sono state fermate. Un “attacco feroce e premeditato, senza alcuna giustificazione”, ha detto Barack Obama da Varsavia, dove partecipa al vertice Nato, dando ordine di issare la bandiera a mezz’asta sulla Casa Bianca e sugli edifici pubblici. Parole di condanna alla strage dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha al contempo invocato un'inchiesta imparziale sui fatti accaduti in Louisiana e Minnesota.

Su quanto accaduto a Dallas, Elvira Ragosta ha raccolto la riflessione di Gregory Alegi, docente di Storia delle Americhe all’Università Luiss:

R. - È un evento molto difficile da leggere a caldo e con informazioni incomplete. È forte la tentazione di collegarlo alle vittime nere della polizia delle ultime 48 ore, ma c’è un dato dissonante: buona parte della forza di polizia di Dallas è di colore. Abbiamo visto rispondere alle domande dei cittadini e della stampa, il capo della polizia di Dallas che è nero, per cui non ha molto senso esprimere rabbia o in qualche modo "vendicare" vittime della violenza della polizia uccidendo poliziotti neri.

D. - Il fatto che questa manifestazione e la sparatoria poi accadano in Texas, in una zona in linea d’aria molto vicina al luogo dell’uccisione di JFK ci può dire qualcosa in più, secondo lei?

R. - La vicinanza con il luogo dell’omicidio di Kennedy che in linea d’aria disterà forse 800 metri, non di più, è tra i fatti che mi hanno subito colpito. Ci riporta ad uno Stato dove le armi sono particolarmente diffuse ed è particolarmente diffusa una mentalità violenta: è permesso l’open carry, quindi il trasporto pubblico con la fondina, come nel far west. Quindi sicuramente c’è un uso, un ambiente favorevole. È uno Stato tradizionalmente conservatore in cui queste forme di violenza in qualche modo stupiscono meno. Quello che però non torna è appunto sparare alla polizia nera per protestare contro vittime nere.

D. - Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama dice: “Le uccisioni di afroamericani da parte della polizia non sono una questione solo nera o ispanica ma una questione americana” …

R. - Il presidente Obama pone una domanda reale. Il 62 per cento della popolazione statunitense è classificata come caucasica, bianca: solo il 50 percento di vittime della polizia sono bianche. Al contrario la popolazione nera è il 12 per cento, ma il 26 per cento dei morti, quindi uno su quattro, è di colore. È vero che la popolazione di colore ha una maggiore incidenza statistica in termini di criminalità, ma è difficile sfuggire alla fortissima sensazione che nei confronti di neri vi sia una maggiore propensione a tirare il grilletto. Quindi la questione è sicuramente nazionale, è sicuramente un fatto di approccio e di sensibilità delle forze dell’ordine, però tornando a Dallas, buona parte dei poliziotti della città sono neri, quindi c’è anche un aspetto più sottile da vedere, perché i lavori nei settori pubblici negli Stati Uniti hanno una maggior presenza di neri, sono tra l’altro impieghi che hanno storicamente facilitato la nascita di una classe media di colore. Quindi bisogna capire perché se i poliziotti che sparano sono bianchi o neri e perché "vendicare" vittime nere sparando a poliziotti neri.

D. - In base a quanto detto finora, in attesa di capire il collegamento tra i cecchini e il motivo della protesta, possiamo dire che questo episodio resta e resterà circoscritto alla notte scorsa  e al Texas?

R. - Lo speriamo tutti. Sarebbe consolante se fosse così. Però l’incidenza di questi episodi comunque con una connotazione razziale negli ultimi anni è andata aumentando e vediamo la facilità di comunicazione e di auto trasmissione della rabbia fa pensare che invece potrebbe essere un dilagare. Se dovesse prevalere il buonsenso si potrebbe circoscrivere al Texas, ma il governatore del Minnesota ha detto molto chiaramente che la vittima nel suo Stato era vittima della polizia... Non so se i due fatti aiutano a spegnere o a rinfocolare le polemiche. Staremo a vedere.








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