2016-07-09 15:09:00

Oggi i funerali di Emmanuel: la gente si mobilita per Chinyery


Si terranno oggi alle 18.00, nel Duomo di Fermo, i funerali di Emmanuel Chidi Namdi, il profugo nigeriano di 36 anni ucciso, secondo le ultime notizie emerse, da un pugno sferrato da Amedeo Mancini, un ultrà di destra del posto, che l'ha scaraventato a terra provocando la frattura del cranio. Le esequie saranno celebrate dall'arcivescovo mons. Luigi Conti insieme a don Vinicio Albanesi, responsabile della Fondazione Caritas in Veritate che ospitava Emmanuel. A Fermo sarà lutto cittadino martedì 12 luglio, giorno in cui sono previste diverse manifestazioni promosse dall’associazionismo locale e regionale in memoria della vittima. Forte la solidarietà espressa in diversi modi da tanti cittadini. Ma come si vive in queste ore nella città marchigiana? Adriana Masotti lo ha chiesto al giornalista Daniele Iacopini dell’Agenzia Redattore Sociale di Fermo che segue da vicino la vicenda:

R. – Ovviamente c’è molto interesse in città sugli eventi che hanno portato alla morte di Emmanuel; ovviamente in queste ore a farla da padrone sono le risultanze dell’ autopsia, che hanno confermato che Emmanuel è morto in seguito ad un pugno e quindi alle percosse ricevute e alla successiva caduta; ovviamente in questo momento sono le difese - da una parte dell’assalitore Amedeo Mancini, dall’altra del legale di Emmanuel – che si stanno confrontando. Ma quello che ovviamente rimane e che ha lasciato esterrefatta un’intera città, sono i due capisaldi: da una parte le offese razziste, che hanno fatto scattare la reazione di Emmanuel e quindi poi – purtroppo – la sua morte; e dall’altra il fatto che questo sia avvenuto per mano di un giovane locale.

D. – L’Agenzia per la quale tu lavori sta dando conto di una grande mobilitazione, di una grande partecipazione al dolore e di una condanna della violenza da parte di persone di tutta la diocesi e anche di altre parti d’ Italia, al di là di qualche dichiarazione infelice… E’ così?

R. – Sì! Devo dire che proprio in queste ore, ma fin da ieri, tante – tantissime! – sono state le telefonate, le e-mail giunge da parte di ogni angolo del Paese di persone che, in maniera spontanea, si sono messe a disposizione e hanno fatto sentire semplicemente la loro voce, la loro vicinanza; oppure c’è chi ha offerto di far partire sottoscrizioni per raccogliere fondi, chi si è offerto di partecipare alle spese per i funerali, chi ha proposto addirittura case – magari vivendo in località amene – per accogliere Chinyery, la compagna di Emmanuel, per farle passare qualche momento di spensieratezza. C’è anche una petizione online, partita per chiedere che alla donna venga concessa la cittadinanza italiana, che a ieri aveva già raccolto oltre 25 mila adesioni. Quindi una partecipazione popolare che testimonia che, al di là delle polemiche e al di là di tutto, c’è un cuore che batte ancora in questo Paese che è pronto, in qualche maniera, ad attivarsi quando accadono eventi di questo tipo.

D. – E poi l’Università di Ancona sosterrà le spese perché Chinyery possa continuare a studiare: lei sogna di diventare medico…

R. – Lei aveva intrapreso nel suo Paese di origine gli studi di medicina ovviamente interrotti per le tragedie che caratterizzavano quel Paese e che hanno, in qualche maniera, coinvolto pesantemente la sua famiglia e quella di Emmanuel. Una volta arrivata qui, aveva sempre manifestato questa volontà e l’Università di Ancona, spontaneamente, ha dato la sua disponibilità a far sì che la ragazza possa iscriversi e continuare i suoi studi. Contestualmente anche l’Università di Perugia ha dato la disponibilità all’iscrizione ad un corso di italiano, in modo da poter consentire alla ragazza di acquisire anche la necessaria padronanza della lingua.

D. – Domani ci saranno i funerali di Emmanuel; martedì 12 una manifestazione dell’associazionismo a Fermo …

R. – Sì, martedì dapprima un Consiglio comunale e un Consiglio regionale congiunti; poi la sera una grande manifestazione sociale in piazza, alle ore 21.00, con un concerto finale. Un’ iniziativa che parte dalla Comunità di Capodarco e dai sindacati, ma che ha raccolto l’adesione di tantissime realtà associative: tutte impegnate a dimostrare che Fermo non è rappresentata da un giovane che si è reso protagonista di questo gesto assolutamente efferato e sconsiderato, ma che è ben altro.

D. – Qual è il clima che c’è oggi tra gli ospiti della Fondazione Caritas in Veritate di Fermo?

R. – E’ un clima ovviamente di grande dolore; è un clima di scarsa comprensione di ciò che è accaduto. Però devo anche dire di grande compostezza e chi si aspettava reazioni inconsulte, chi si aspettava reazioni di pancia a quello che è successo, da questo punto di vista è rimasto piacevolmente sorpreso dalla maturità dimostrata: e questo penso che sia un clima su cui si può costruire veramente qualcosa di positivo.








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