2016-07-13 14:00:00

Disastro ferroviario in Puglia: errore umano e sistemi di sicurezza poco evoluti


Istituita una commissione d'inchiesta sull’immane tragedia provocata dallo scontro di due treni ieri mattina in provincia di Bari. I corpi identificati sono 22, manca il nome dell'ultima vittima, mentre, su altre 4 persone, ancora disperse, sono in corso verifiche. 8 i feriti in prognosi riservata. Sul fronte giudiziario ancora nessun indagato, si procede per disastro colposo plurimo ad opera di ignoti, ma per far luce sulla dinamica è stato creato un pool di 5 magistrati. Sabato i funerali delle vittime. Cecilia Seppia.

Mentre si lavora alla rimozione dai binari dell’ultimo vagone, i nodi da sciogliere sul drammatico incidente ferroviario in Puglia che ha inghiottito tra le lamiere almeno 23 vite, di studenti, turisti, pendolari, sono ancora molti: di certo all’origine c’è stato un errore, umano o tecnico, ma finché non saranno esaminate le due scatole nere rinvenute sul posto, entrambe le ipotesi rimangono valide. Un impatto frontale fortissimo a 106 km orari, dopo una curva insidiosa ma la rivelazione più grande arriva dal procuratore Giannelli secondo cui il convoglio partito da Andria alle 10.58 non sarebbe mai dovuto partire e non avrebbe dovuto trovarsi su quella tratta. Intanto le vittime accertate sono state tutte identificate mentre un pool di 5 magistrati della Procura di Trani si occuperà di fare luce sul disastro e a breve potrebbero esserci i primi nomi degli indagati. Non il binario unico ma un sistema di sicurezza poco evoluto e più a rischio come quello basato sul fonogramma: questa secondo il ministro dei Trasporti Del Rio la vera causa del disastro su un tratto secondario della linea ferroviaria privo del controllo di marcia automatico e del blocco dei treni in caso di emergenza.  Si indaga anche sul ritardo nei lavori sulla linea, il governo intanto ha promesso lo stanziamento di 1,8 miliardi di euro per le reti regionali. 

Molte polemiche sono state sollevate sulla sicurezza della linea a binario unico. Stefano Ricci, professore di ingegneria civile alla Sapienza di Roma ed esperto di sistemi ferroviari:

R. – Per tanti anni fino ad oggi in Italia, ma anche in altri Paesi, ci sono ferrovie che si gestiscono in quel modo. Certo non è il più evoluto e non è neanche il più sicuro però sono cento anni che vanno in giro in quel modo e non ci sono incidenti molto frequenti. Per fortuna il sistema ferroviario è molto sicuro. È chiaro che i sistemi automatici evitano anche che una concatenazione di errori umani possa portare questo.

D. - Però ci si chiede: possibile che con la tecnologia odierna non si riescano ad allestire dei sistemi più sicuri?

R. - La tecnologia consente ampiamente di andare oltre, proteggere ulteriormente l’operato anche incrociato - se vogliamo - di più operatori con un sistema automatico che possa proteggere, però bisogna vedere come e quando perché il nostro non è un Paese così ricco. Magari si potesse fare tutto!

D. - Però oggi ad esempio con il Gps si riesce a sapere dove esattamente si trova un convoglio…

R. - Attualmente ci sono sistemi adottati in tutte le ferrovie che consentono di dare un consenso in più, ma che è un consenso dato da un sistema automatico che può essere di varia natura, quindi elettromeccanica, elettronica a secondo di quale tecnologia viene adottata, però comunque copre l’eventuale errore umano. Il Gps lasciamolo perdere, perché non ha ancora applicazioni intensivamente sicure. Viene utilizzato per aspetti informativi, ma non per situazioni. Al momento è ancora in fase di sperimentazione. Probabilmente sarà pronto fra un po’ di tempo, ma ora non è lo strumento per fare questo tipo di operazioni.

Per la Cgil, bisogna aspettare prima di lanciare accuse. Maria Teresa De Benedictis, segretario generale per la Filt Puglia:

R. – C'è un sistema di controllo del traffico, chiamato ‘telefonico’, ma è un sistema adottato ancora oggi su molte linee ferroviarie. Sicuramente è una fatalità e io non mi sento di condannare un regime di traffico rispetto a un altro se ad oggi la legge lo permette.

D. – Ma secondo voi, comunque, la sicurezza su quella linea e su altre in Puglia, va aumentata?

R. – Io penso che vadano uniformate le norme di sicurezza ferroviaria e che il tutto debba essere portato sotto l’autorità dell’Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria; penso che sia necessario armonizzare le norme per tutta l’infrastruttura ferroviaria nazionale.

D. – Adesso voi, come sindacato, come agirete dopo questo incidente?

R. – Sicuramente saremo vicini alle vittime e ai loro familiari. Daremo loro tutto il supporto necessario, anche dal punto di vista legale, fiscale, sui dati Inps e Inail; e tutto quello che potrà servire per dare loro sostegno. 

Anche la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana si stringe attorno alle famiglie coinvolte nel grave incidente ferroviario. Dai fondi 8xmille sono stati destinati 200 mila euro per la prima emergenza. L'arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Francesco Cacucci:

R. – Sono le Chiese locali soprattutto di Andria e di Trani, con i loro vescovi e la Caritas di quelle diocesi, che conoscendo direttamente anche queste famiglie, possono raggiungerle per poter comprendere anzitutto quale sia la situazione non solo delle vittime, ma dei feriti; ma anche di poter essere vicini attraverso proprio la rete delle parrocchie, perché è chiaro che in questi casi il ruolo dei parroci è determinante. In queste circostanze l’aspetto fondamentale è la vicinanza ai parenti, perché sono loro che poi portano il carico di sofferenza più grande.

D. – Secondo lei, è un po’ tutto il Sud che è ferito anche a volte per l’arretratezza di alcune infrastrutture?

R. – In questo caso sembra, però, che questa realtà non fosse una realtà non efficiente: si tratta, però, in ogni caso di un binario unico che si prevedeva dovesse essere superato… Di fatto sembra, però, che  il funzionamento di questa ferrovia fosse tutt’altro che inefficiente.








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