2016-07-14 08:12:00

Brexit: Theresa May è premier. Pronto il nuovo esecutivo


Theresa May è il nuovo premier della Gran Bretagna. L’ex ministro dell’interno del partito conservatore ieri sera ha ricevuto l’incarico dalla regina Elisabetta di formare un nuovo governo. Nel pomeriggio le dimissioni di Cameron e il suo ultimo discorso da primo ministro alla Camera dei Comuni. Il servizio di Marco Guerra:

 
Subito al lavoro il nuovo primo ministro della Gran Bretagna Theresa May. Dopo aver preso l’incarico dalla regina Elisabetta II, l’ex ministro dell’interno si è recata a Downing Street dove ha indicato le principali sfide che aspettano il suo esecutivo. Il suo impegno prioritario sarà per la giustizia sociale, per “costruire insieme  - dice - una Gran Bretagna migliore", benigna non solo "con pochi privilegiati". La sfida "del divorzio da Bruxelles – aggiunge – va accettata con "una visione positiva" sul futuro dell'isola "nel mondo". E i primi nomi della squadra di governo arrivano in serata. In generale emerge un taglio abbastanza netto con l’era Cameron. Spicca il nome dell’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, agli Esteri, grande sostenitore della Brexit; mentre il prudente 'europeista' Philip Hammond passa dagli Esteri alla guida del Tesoro. David Davis, esponente Tory sostenitore del 'leave', guiderà il neonato ministero alla Brexit cui spetterà un ruolo delicato nelle trattative di uscita dalla Ue. La giornata segna anche la fine dell’era Cameron. Nel suo discorso al parlamento, il premier uscente ha ripercorso 6 anni di riforme che comunque lasciano la Gran Bretagna in ripresa economica
 

 Sull’importanza sulla scelta di Theresa May per il Regno Unito e dell’Ue, Marco Guerra ha intervistato il prof. Antonio Villafranca, responsabile del settore Europa dell’Ispi:

 

R. - È una giornata che denota la difficoltà nella quale si trova la Gran Bretagna dopo il referendum sulla Brexit. Nei giorni precedenti abbiamo visto che il leader dei laburisti si è dimesso, ma è uscito di scena anche Farrage, il leader dello Ukip che ha sostenuto fortemente la Brexit, ma soprattutto si è dimesso Cameron che ha fatto un errore politico clamoroso: si era basato e crogiolato sul risultato che aveva raggiunto con il referendum per la secessione della Scozia ed aveva pensato di poter ripetere questo successo con il referendum sulla Brexit. Così gli sono assolutamente sfuggite di mano, ha fatto un errore politico di primaria grandezza ed è stato giusto che si dimettesse. Theresa May ha dichiarato che farà della Brexit un successo però in un certo qual modo, come si dice, ha fatto il conto senza l’oste perché adesso dovrà verificare la disponibilità di Bruxelles di scendere a patti con la Gran Bretagna e soprattutto dovrà verificare con quale tempistica e secondo quali modalità l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea potrà realizzarsi.

D. - Quali sfide si aprono adesso su entrambe le sponde della Manica?

R. - Per quanto riguarda Bruxelles ci sono due modi di approcciare il tema Brexit: quello più di pancia che vorrebbe anche mandare un segnale ad altri Paesi europei che eventualmente in futuro potrebbero pensare ad un referendum sull’uscita di questo Paese dall’Unione Europea e quindi un segnale molto duro, quasi punitivo - non credo che questo possa essere d’aiuto né per la Gran Bretagna né per l’Unione Europea - o un atteggiamento invece più morbido, che è quello che al momento sembra preferire la stessa Merkel, ovvero quello di capire in che termini si può trovare un accordo che possa esser di comune interesse e proficuo sia per Londra che per Bruxelles.

D. - Theresa May durante la campagna per il referendum era a favore del remain. Questo un po’ conforta i mercati, l’Europa e la comunità internazionale? Quale atteggiamento ci sarà?

R. - Non credo che questo possa influire più di tanto anche perché la posizione della May è sempre stata non entusiastica per quanto riguarda il remain. Lei è stata molto tattica durante la campagna elettorale; ufficialmente appoggiava il remain ma non si è mai esposta più di tanto. Credo che conterà moltissimo invece come lei si muoverà, a partire dalla tempistica, cioè da questo intenderà attivare la notifica che deve essere inviata al Consiglio europeo e che da quel momento darà decorrere i due anni entro i quali la negoziazione con la Gran Bretagna dovrà essere poi portata avanti. Sarà fondamentale anche la sua capacità di orientare Westminster perché questa notifica deve essere approvata dal parlamento britannico in cui però non c’è una maggioranza per la Brexit. Quindi Theresa May dovrà convincere una parte dei laburisti che erano a favore del remain per votare la notifica che invece sancirebbe l’avvio dei negoziati per la Brexit.








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