2016-07-15 19:47:00

Reportage a Tor Bella Monaca: vogliamo decoro, non caos


Trentamila abitanti. Un progetto urbanistico dei primi anni ottanta che avrebbe dovuto riqualificate le borgate abusive intorno portando servizi, spazi pubblici adeguati. Una edilizia popolare che nei decenni successivi ha incontrato molte difficoltà rivelandosi fallimentare. Siamo andati a Tor Bella Monaca, ancora prima che scoppiasse sulle cronache nazionali l'emergenza topi, punta dell'iceberg di un degrado diffuso a molteplici livelli che molte coscienze ha intaccato ma che allo stesso tempo da molti abitanti del quartiere viene respinto con le unghie attraverso tentativi di valorizzare le enormi potenzialità del territorio. 

"Qui molti cercano di organizzarsi autonomamente per dare un minimo di decoro alle abitazioni, anche se è difficile. Purtroppo camminare e guardarsi intorno vedendo bruttezza fa star male. Eppure questa sarebbe l’area più verde della città presa di mira in passato per una ulteriore cementificazione. Bisognerebbe invece curare e provvedere alla manutenzione di quanto già c'è", dichiarano Maria Vittoria Molinari, dell'ASIA (Associazione Inquilini e Abitanti) e Carlo Cellammare, docente di Urbanistica a La Sapienza.

Andiamo a via dell’Archeologia, famigerata piazza dello spaccio romano, con l'R5 che vi campeggia, il lungo edificio di oltre un chilometro dove stanno 4mila abitanti, e poche decine di metri ci sono resti archeologici interrati di grande importanza, compreso il tratto scoperto della via Gabina, sconosciuto anche a chi abita da queste parti. "I problemi partono dal lavoro, poi la casa: chi ce l’ha adesso si trova di fronte a ragazzi che hanno perso il lavoro e che chiedono di rientrare nel nucleo ma le case ormai non sono adeguate, ci stanno anche in dieci. Qui c’erano le cooperative sociali che facevano lavorare detenuti alle misure alternative, ragazzi seguiti dal Sert, avevano una loro funzione. Poi con Mafia Capitale si è fatto tutto un calderone e chi ha pagato è stata la piccola cooperativa che aveva una relazione diretta con gli abitanti e qualche frutto lo portava".

Rifiuti ovunque, sebbene sia vero che ormai non ci sono più confini tra centro e periferia. "C’è bisogno di investire in lavori semplici ma che danno subito una risposta. Abbiamo fatto una battaglia per i fondi europei, ma di fatto nessun risultato. Altrimenti il reddito te lo da l’illegalità". E riferisce di una donna che si lamentava dicendo: Ho il frigo vuoto, non so che fare. O reggo il pacchetto o faccio morire di fame mia figlia'. Emerge la denuncia di una latitanza delle istituzioni da lungo tempo: "C'è una grossa resposabilità di chi amministra la città. I problemi sono a monte". 

"Questa è una realtà urbanistica fatta proprio per essere incontrollabile, perché si possano sviluppare le dinamiche del caos. Prevale chi è più forte. Chi riesce a sopraffare", ci spiega Francesco Montillo, dottorando in Ingegneria all’Università La Sapienza, per anni ha studiato il territorio. "L’R5 ha spazi che non sono a uso dei condomini ma di chi è riuscito a produrre un tale degrado (rompendo citofoni, lampioni, panchine, accumulando immondizia dinanzi ai garage) che non fa altro che allontanare, non solo le persone che non vi appartengono, ma coloro che ci vivono. La logica illogica è inibire l’accesso. Da qui trae origine poi una negligenza per cui i rifiuti si cominciano a buttare dalle finestre direttamente nei cassonetti. Tanto si pensa che nessuno può fare niente".

Quanto di ciò che si produce dalla tassa di soggiorno a Roma viene riversato nelle periferie? Questa la domanda pressante di Molinari. "Ci stanno espellendo dalla città, sempre più fuori. Invece bisogna rimettere a disposizione la città tutta con i suoi edifici pubblici inutilizzati". E si torna sulla dotazione di verde che qui è pari quasi al doppio previsto per legge. "Bisognava portare servizi pubblici, socialità, vivificare. Invece si è creato un effetto boomerang. Trascurando queste aree il quartiere è stato abbandonato allo squallore. Non bisogna più delegare, i cittadini devono capire questo". 

Ai nostri microfoni anche Andrea De Carolis, neo Assessore all’Urbanistica e vice presidente del Municipio VI: "Ho a disposizione 45mila euro per rimettere in sesto 8mila appartamenti. Vedremo come fare. Intanto abbiamo un patrimonio incredibile da valorizzare. Portarci l’eco distretto più grande d’Europa è stato un disastro. Ora va risanato, abbiamo il record di tumori pur avendo una campagna bellissima. I reati ambientali allo studio della magistratura sono tali per cui non si può far altro che chiudere l'impianto di Rocca Cencia. L’Ama ci ha costretto a fare una raccolta differenziata spinta, costosissima e finta". E annuncia la nascita del Parco Nazionale dell’Agro Romano, una progetto partito dalle associazioni di base, con un comitato tecnico scientifico che fa riferimento alle Università della Capitale e a risorse culturali e intellettuali di livello. "Stiamo spingendo presso il Ministero. Uno dei primi avvisi che pubblicheremo riguarderà proprio le aree verdi perché le associazioni e i comitati di quartieri possano gestirle direttamente". 








All the contents on this site are copyrighted ©.