2016-07-16 14:00:00

Fallito golpe militare in Turchia: oltre 260 morti, quasi 3000 arresti


In Turchia è fallito il golpe militare contro il presidente Erdogan. Oltre 260 i morti finora negli scontri, quasi 3000 i militari golpisti arrestati. Il capo di Stato fugge, poi torna a Istanbul, appoggiato dalla gente che scende in piazza e dice: i colpevoli la pagheranno cara. Il partito governativo parla di pena di morte per gli insorti. Il presidente americano, Barack Obama, ha invitato le parti ad agire nel rispetto della legge, ad evitare azioni che possano tradursi in ulteriori violenze. Il capo di Stato turco, Recep Tayyip Erdogan, ha chiesto poi agli Stati Uniti l'estradizione di Fethullah Gülen, l'ex imam che vive in America accusato di essere l'ispiratore del fallito colpo di Stato. Il servizio di Sergio Centofanti:

Un golpe durato poche ore. Tutto inizia poco prima delle 10 di ieri sera. I militari entrano in azione ad Istanbul e ad Ankara tra le grida delle persone. Nella capitale schierano i carri armati davanti al parlamento, elicotteri sparano sul palazzo presidenziale, entrano nella sede della Tv di Stato ed annunciano: abbiamo preso il potere, riporteremo democrazia e laicità. Accusano Erdogan di autoritarismo e di avere islamizzato il Paese. I militari chiedono una Turchia più legata alla Nato e più vicina agli Stati Uniti, mentre la questione dei separatisti curdi resta irrisolta. Pesa anche il ruolo turco nella crisi siriana. Ad Istanbul occupano i due ponti principali sul Bosforo e l’aeroporto.

Ore di confusione. Il capo di Stato, che è in vacanza sul Mar Egeo, sembra voler chiedere asilo politico all’estero. Una parte dell’esercito e della polizia resiste. Anche molti sostenitori del presidente scendono in piazza. Gli scontri sono violenti. Un elicottero dei golpisti viene abbattuto. Poi alle 3 Erdogan torna ad Istanbul, è tra la folla che inneggia ad Allah, e annuncia: il colpo di Stato è fallito, gli autori la pagheranno cara. L'esercito sarà ripulito. Accusa il carismatico predicatore musulmano Gülen, suo acerrimo avversario esule negli Usa, di essere dietro al tentato golpe. Erdogan chiede inoltre agli Stati Uniti l'estradizione di Gülen. Da parte sua, l'ex imam smentisce di aver ispirato il colpo di Stato. Gülen è a capo di un movimento che conta decine di migliaia di attivisti e controlla associazioni professionali e caritative, aziende, scuole e università, radio, quotidiani e televisioni. Intanto, 2745 giudici turchi sono stati rimossi dall'incarico proprio perché sospettati di avere legami con il religioso; arrestati 9 giudici della Corte suprema.

Da parte sua, il premier turco Yildirim, in un’affollata conferenza stampa, fa riferimento ad una "struttura parallela nelle forze armate", termine che la leadership turca utilizza per la confraternita di Gülen e dice che chi lo ospita non può essere amico di Ankara. Il segretario di Stato Usa Kerry si è detto disponibile ad aiutare Ankara nelle indagini ma ha osservato che per quanto riguarda Gülen ci vogliono prove e smentisce che abbia ricevuto una formale richiesta per estradarlo. Yildirim ha sottolineato che questa è una pagina nera per la democrazia del Paese ma ringrazia il popolo turco che ha risposto nel modo migliore ai terroristi. Resistono ancora alcuni militari ribelli, ma la situazione è al 90% sotto il controllo governativo. 8 insorti sono fuggiti in elicottero ad Atene e sono stati arrestati: il governo turco ne chiede l'immediata estradizione. I militari ribelli uccisi sarebbero oltre 100. Il presidente americano Obama, dando sostegno al governo eletto democraticamente insieme al cancelliere tedesco Angela Merkel e al  premier italiano Renzi, ha convocato per oggi alla Casa Bianca la squadra per la sicurezza nazionale e per gli affari esteri per discutere della questione turca. 

 

La Turchia vive ore di grande tensione dopo il fallito colpo di Stato. Anche tanti turisti sono rimasti coinvolti dalla crisi. Centinaia i voli cancellati da e per Istanbul. Gioia Tagliente ha raccolto la testimonianza di Andrea Zoeddu, un italiano bloccato all'aeroporto Sabiha Gökçen di Istanbul, in attesa di ripartire per l’Italia:

R. – Sono nel secondo aeroporto di Istanbul. L’atmosfera qui è abbastanza tesa: ci sono delle persone che hanno iniziato a cantare “Inshallah! Innshallah”, che vuol dire: “Se Dio vuole! Se Dio vuole!”. Queste persone hanno reagito quando sono state fermate dalla polizia che le ha prese ed arrestate. Ci sono stati diversi operatori dell’aeroporto che si sono messi a piangere. La tensione è palpabile: c’è tanta gente stanca, gente che dorme, sistemata dovunque; persone che si raggruppano vicino alla televisione per riuscire a capire cosa succede. Piano piano, sembra che anche quest’aeroporto riprenda a smaltire il traffico aereo.

D. – Che atmosfera si respira in queste ore?

R. – Fuori, quando sono arrivato, gli aerei erano tutti parcheggiati e non c’era nessun movimento a terra. E anche adesso, guardando dalla finestra, le strade sono senza macchine, vuote. Questa mattina parlavo con un ragazzo australiano, che mi diceva di essersi trovato nel mezzo della confusione sul ponte del Bosforo. Mi ha detto che ci sono state persone che, quando i carri armati hanno fermato il traffico del ponte, hanno protestato e hanno cercato di salire sui carri armati e i militari hanno risposto sparando alle persone che salivano.

D. – Ci sono altri italiani lì con te?

R. – So che il traffico aereo dell’aeroporto Ataturk è stato dirottato tutto qui. Penso proprio che ci siano altri italiani. So che qualcuno doveva andare a Bologna, ma il volo è stato cancellato e anche quello di Venezia. Quindi penso che vengano dirottati tutti o a Milano o a Roma.








All the contents on this site are copyrighted ©.