2016-07-17 09:00:00

Trump punta su Pence vicepresidente: siamo coppia "Legge e ordine"


Inizia lunedì a Cleveland, in Ohio, la Convention repubblicana, nella quale verrà nominato il candidato alle elezioni presidenziali del prossimo 8 novembre. La principale novità è rappresentata dall’ufficializzazione della candidatura a vicepresidente di Mike Pence, governatore dell'Indiana. Donald Trump, presentando ieri il suo vice, in una conferenza stampa a New York, ha detto: "Siamo la coppia ‘Legge e ordine’, aggiusteremo l'America e la renderemo di nuovo grande. Hillary Clinton crede nel globalismo, noi nell'americanismo". Pence è una figura popolare tra i conservatori, che potrebbe fare da contraltare a Trump e contribuire a unificare i repubblicani. Su questo ultimo punto, in particolare, Salvatore Tropea ha intervistato il prof. Ferdinando Fasce, americanista e ordinario di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Genova:

R. – Precisamente è nelle intenzioni di Trump e in quelle del nuovo manager della sua campagna Paul Manafort. Pence é una figura riconosciuta, molto popolare tra gli evangelici, molto popolare tre le componenti estreme.

D. - Se verrà confermata la sua candidatura, quanto sarà rilevante la sua carica di governatore dell’Indiana?

R. - Potrebbe essere rilevante. La storia delle elezioni dell’ultimo quarantennio ha esaltato il ruolo dei governatori, da Nixon a Reagan, passando attraverso Carter. Quindi lo fa perché - soprattutto con le politiche repubblicane dagli anni ’80 in poi con l’accentuazione di processi di delega agli Stati, di rafforzamento del ruolo degli stessi - i governatori hanno assunto un ruolo sempre più rilevante e quindi potrà essere decisamente importante in quell’area decisiva – il Midwest – in cui lo scontro elettorale si farà particolarmente intenso.

D. - Quali sono i punti che tengono ancora troppo distanti le varie anime interne del Partito Repubblicano e quali sono i margini di un avvicinamento?

R. - I punti che tengono distanti le varie anime del Partito Repubblicano sono, prima di tutto, la credibilità di Trump in politica estera, cioè la capacità di immaginare e di implementare adeguate iniziative in politica estera. Finora Trump sotto questo profilo ha decisamente mancato, quindi è ancora sotto test. L’elemento che può ravvicinarlo è questo fatto: sappiamo che Pence è molto ben visto da Paul Rayan, figura decisiva all’interno del partito. Quindi ci sono elementi personali e di orientamento che dovrebbero favorire l’integrazione di Trump all’interno dei Repubblicani.

D. - I recenti avvenimenti a Nizza e in Turchia porteranno qualche novità all’interno delle discussioni di politica estera?

R. - Ci sarebbe da sperare che Trump fosse richiamato alla necessità di presentarsi con un profilo da statista, ma visto quello che ha atto finora mi pare legittimo dubitarne.








All the contents on this site are copyrighted ©.