2016-07-20 12:58:00

Allarme dell'Unicef in Nigeria, quasi 250mila bambini malnutriti


Mentre in Nigeria la crisi umanitaria causata da Boko Haram continua, ci sono quasi 250mila bambini malnutriti nello stato del Borno, a nordest del Paese. La stima, divulgata dall’Unicef parla di 1 bambino su 5 a rischio di morte se non saranno raggiunte le cure necessarie. E ancora si è molto lontani dall’obiettivo minimo di 55,5 milioni di dollari per rispondere alla crisi. Salvatore Tropea ha chiesto a Paolo Rozera, direttore generale di Unicef Italia come si prospetta la situazione nel Paese africano:

R. – Si prospetta ancora più grave se non interveniamo subito. Tanto per dare un numero che può rendere meglio l’idea: se non si interviene, ogni giorno 134 bambini moriranno per cause legate alla malnutrizione. La malnutrizione di per sé non è una causa di morte, ma diventa concausa insieme a tutta una serie di altre situazioni ambientali molto, molto difficili.

D. - Che tipo di aiuti sono già arrivati nello Stato del Borno? Di cosa c’è ancora bisogno?

R. - C’è bisogno delle cose basiche, quindi sicuramente cure per i bambini, accesso all’acqua, strutture igienico-sanitarie che siano adeguate, oltre a tutto quello che facciamo di solito, come le varie vaccinazioni, supporto psicologico, perché - non scordiamoci - che questi bambini assistono e a volte sono protagonisti, attori non voluti, di questa guerra. La cosa più importante è l’istruzione, perché è l’arma principale per far tornare questi ragazzi alla normalità.

D. - Alcune zone del Paese sono state liberate e rese accessibili. Che scenario si presenta nelle aree che prima erano state colpite da Boko Haram?

R. - Lo scenario è raccapricciante. Al giorno d’oggi, è veramente impensabile che ci siano persone che rischiano di morire di fame. Ma è una costante che noi vediamo in vari scenari di guerra. In questo, mi permetto di dire, che alcune zone della Siria non sono differenti da queste zone del Nord-Est della Nigeria. Laddove di sperimenta la guerra e soprattutto regimi totalitari, quando riusciamo ad entrare attraverso i corridoi umanitari ci troviamo davanti scenari raccapriccianti: prendere un ragazzo di 16 anni in braccio, e vederselo morire per fame è qualcosa di veramente inaccettabile.

D. - All’inizio del 2016 l’Unicef ha lanciato un appello per rispondere alla crisi con circa 55 milioni di dollari. Quanto si è ancora lontani dall’obiettivo e cosa si deve ancora fare?

R. - Siamo circa al 40 percento dei fondi raccolti, quindi bisogna continuare ad aiutare l’Unicef perché insieme ad altre organizzazioni e ong locali stiamo facendo di tutto per rispondere a questa emergenza e per evitare che questi 134 bambini debbano morire ogni giorno.








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