2016-07-21 07:35:00

Turchia: annunciato lo stato d’emergenza per tre mesi


In Turchia dichiarato lo stato d’emergenza per tre mesi. L’annuncio del presidente Erdogan al termine del Consiglio di Sicurezza Nazionale di ieri sera. L’obiettivo della misura è di affrontare rapidamente le minacce legate al fallito golpe. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

Poteri straordinari al governo turco in tema di sicurezza, i decreti avranno valore di legge. Il presidente Erdogan annuncia la misura in tarda serata in un discorso alla nazione. E spiega che non c’è alcun pericolo per la democrazia; si tratta soltanto di conferire maggiore efficacia all’azione contro la minaccia terroristica, come previsto dalla Costituzione. “Il paese uscirà da questa situazione ancora più forte”, aggiunge rivolgendosi al mondo economico internazionale. In precedenza, durante un’intervista, le accuse dirette contro paesi stranieri che secondo il leader turco sarebbero dietro il tentato golpe. Intanto, ancora epurazioni: almeno 60 mila in vari settori, a cominicare dall’istruzione e dall’informazione. Oltre 9 mila gli arresti. “Misure che contraddicono l’azione di uno stato di diritto”, attaccano Germania, Olanda e Canada. Erdogan, però, avverte: “continueremo a fare pulizia”. 

Sui rischi di una islamizzazione della società turca Marco Guerra ha intervistato il giornalista esperto dell’area, Alberto Rosselli:

   R. – Sicuramente la Turchia di oggi è avviata lungo la via di una radicalizzazione islamica e si vede l’affermarsi nel Paese di un governo sempre più autocratico e filo-islamista che, nel contempo, coniuga il mai sopito nazionalismo etnico linguistico e la fede islamica. Questi fenomeni hanno una radice profonda che affonda in parte nel lungo conflitto con le popolazioni allogene che vivono in Turchia ed hanno a che fare con l’ambigua politica anti-Is di Ankara e nell’evidente politica islamista di Erdogan. Una politica che però, oltre a distruggere sistematicamente uno Stato laico fondato da Mustafà Ataturk, sostituisce quel sogno laicista con un altro sogno: quello del Califfato islamico sunnita. Questo atteggiamento non fa altro che aizzare la parte più radicale dell’islam presente in Turchia.

D. – Dopo il fallito golpe, per le vie delle principali città turche si sono visti giovani fare caroselli con bandiere turche che prima erano appannaggio dei sostenitori della laicità. Questa Turchia laica e liberale sembra essersi polverizzata?

R. – Sicuramente. Il sogno di Mustafà Ataturk è già iniziato a svanire da circa 10-11 anni. È stato un processo di eliminazione graduale e la deriva islamica o filo-islamica di Erdogan non è una novità, perché già nel 2008 Erdogan aveva dichiarato di volere in qualche modo instaurare nuovamente una politica che coniugasse lo sviluppo economico e finanziario del Paese ma col rispetto della Sharia.

D. – Erdogan rischia veramente di accentrare il potere in maniera autoritaria? Si rischia di andare verso un autoritarismo molto forte?

R. – La recente legge sull’abolizione della tutela, materia di determinati reati di opinione, che è stata varata del governo turco pochi mesi fa e che di fatto ha riaperto dei processi per reato di opinione nei confronti di dissidenti di Erdogan – ma dissidenti parlamentari soprattutto di parte curda – lo dimostra ampiamente. Si può parlare sicuramente di una deriva fortemente autoritaria.

D. - Alcuni sottolineano che la Turchia di Erdogan è quella dei ceti medio bassi che hanno goduto del boom economico, a cui ha contribuito indubbiamente il presidente…

R. – Si è fatto cenno, come avete giustamente notato, di classi medio basse che hanno avuto effettivamente un riscontro positivo per quella che è stata un po’ l’apertura alle nuove indicazioni dell’economia moderna e contemporanea. Però bisogna anche considerare che la Turchia ha avuto il suo zenit per quanto riguarda la ripresa economica due anni fa, ma in questo momento la Turchia non è in ripresa economica. C’è una stagnazione, quindi bisognerà vedere nell’arco di due, tre anni, quello che poi succederà.

D. – Questa Turchia si allontana dall’Unione Europea e si avvicina agli Stati del Medio Oriente più radicali?

R. – Il sogno della Turchia è quello di diventare lo Stato capocordata per quello che riguarda il mondo sunnita. È stato dichiarato più volte dallo stesso Erdogan, cioè lo Stato guida moderno che in qualche modo è il punto di riferimento non solo politico e istituzionale ma anche religioso del mondo islamico. Io non credo che sia possibile anche perché le sensibilità sotto questo punto di vista di un Iran o di un’Arabia Saudita sono ben differenti, ma il sogno della Turchia è la restaurazione del ruolo guida del Califfato ottomano.








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