In Egitto tra musulmani e cristiani c'è uguaglianza di diritti e di doveri davanti alla legge, e lo Stato deve prestare attenzione “a tutti i tentativi di 'infilare un cuneo'” tra le due comunità. Per questo i responsabili di violenze e attacchi di matrice settaria saranno perseguiti e puniti secondo la legge, perchè “l'Egitto è uno Stato di diritto”. Così il Presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha espresso ieri, in maniera netta, la sua posizione riguardo agli scontri settari come quelli registrati negli ultimi tempi soprattutto nel governatorato di Minya, dove domenica scorsa un cristiano copto è stato ucciso da assalitori musulmani durante una rissa. L'appello alla concordia religiosa e la riaffermata intenzione di perseguire per legge gli artefici di violenze settarie sono stati espressi dal Presidente nel corso di una cerimonia di consegna di attestati militari.
Appello del Patriarca Tawadros a non dare pretesti ai violenti
Parlando durante la cerimonia, Al-Sisi ha sollecitato tutti a vivere e a favorire
l'unità nazionale tra egiziani, ribadendo che cristiani e musulmani sono uguali davanti
alla legge. A seguire, anche il Patriarca copto ortodosso Tawadros II, dopo un breve
incontro con il Presidente al Sisi, in una dichiarazione diffusa dalla stampa egiziana
ha invitato tutti a non offrire pretesti a chi vuole sfruttare gli avvenimenti per
arrecare danno a una società che ha 90 milioni di cittadini e soffre per difficoltà
economiche e penuria di risorse finanziarie, “perchè il loro obiettivo è la distruzione
del nostro Paese”.
Appello alla pacificazione anche del Grande imam di al Azhar al Tayyib
Gli interventi del Presidente al Sisi e del Patriarca Tawadros seguono quello dello
Sheikh Ahmed al Tayyib, Grande Imam di al Azhar, che già era intervenuto con una dichiarazione
pubblica, in cui invitava gli abitanti della regione a scegliere la via della ragione,
per impedire il dilagare della sedizione settaria.
I responsabili delle violenze settarie non vengono puniti
L'Organizzazione “Iniziativa Egiziana” ha conteggiato almeno 77 episodi più o meno
gravi di violenza settaria avvenuti nella regione di Minya dopo la cosiddetta rivoluzione
del 26 gennaio 2011. Finora, in molte occasioni, dopo i casi di scontri settari non
si innescano processi penali per individuare e punire i responsabili delle violenze,
ma si organizzano i cosiddetti “incontri di riconciliazione”, raduni pubblici ispirati
dalle autorità locali per mettere a confronto i membri delle diverse comunità religiose
dopo il consumarsi di scontri settari e indurli a pubblici atti di pacificazione.
Una prassi da molti considerata inefficace, e che spesso finisce per garantire l'immunità
agli artefici di atti violenti e intimidatori. (G.V.)
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