2016-07-22 14:09:00

Turchia: epurazioni ed arresti. Possibile proroga dello stato di emergenza


In Turchia non si ferma il pugno duro del governo contro tutti gli apparati dello Stato sospettati di aver partecipato al golpe. Le epurazioni sono salite a 65 mila, quasi 10 mila arresti. Intanto si segnalano nuove manifestazioni pro-Erdogan e tiene banco il tema del rispetto dei diritti umani. Dopo la sospensione della Convenzione europea dei diritti umani si torna a discutere della reintroduzione della pena di morte. Sentiamo Marco Guerra:

Circa 700 impiegati pubblici dei ministeri dei Trasporti, delle Comunicazioni e delle Risorse Forestali, a cui si aggiungono 300 dipendenti della tv di Stato, sono le ultime vittime delle epurazioni di massa scattate dopo il fallito golpe. Il totale dei dipendenti pubblici allontanati, riferisce la Cnn Turk, sale così a 44.530, cui vanno aggiunti i 21 mila docenti cui è stata tolta la licenza di insegnamento. Erdogan tiene alta la tensione sugli oppositori e afferma che se ce ne sarà bisogno, non ci sono ostacoli a un'estensione oltre i 3 mesi attualmente previsti dello stato d'emergenza. Preoccupano poi le parole del ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, secondo il quale l'eventuale ripristino della pena di morte è una questione interna, e si svolgerà senza tenere conto delle possibile reazioni dell'Unione Europea. Dichiarazioni che arrivano dopo la sospensione della Convenzione europea dei diritti umani. Su questo punto abbiamo raccolto l’analisi di Arduino Paniccia, docente di Studi strategici all’Università di Trieste:

R. – La Turchia – ormai 65 anni fa - è stata firmataria - assieme ad un gruppo di Paesi che, allora, per primi, costituirono l’Unione Europea - della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, che è sostanzialmente un trattato internazionale, cui oggi aderiscono 47 Paesi. In questo modo, la Turchia, che era stata uno dei primissimi firmatari, si allontana dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che è a Strasburgo, da questa Convenzione di protezione delle libertà fondamentali e dei diritti umani. Va detto, per onestà, che negli ultimi anni, all’interno della Convenzione, vi erano stati dei forti dibattiti che riguardavano non solo la Turchia e la Russia – Paesi che sono stati moltissimo oggetto di sentenze all’interno della Corte, ma anche di Paesi di cui non ci saremmo aspettati, come la Svizzera, la Gran Bretagna... Quindi, comunque, c’era un forte dibattito e alcuni Paesi avevano minacciato di abbandonare. Il messaggio, a mio parere, è molto chiaro: si è passati dalle riflessioni, dai dibattiti ai fatti, cogliendo l’occasione del golpe, e la Turchia sembra momentaneamente uscita. Devo dire, però, che ho dei forti dubbi che la questione si limiterà ad un piccolo periodo di tempo.

D. – Il Consiglio d’Europa fa sapere che, comunque, la Turchia dovrà rispettare dei criteri anche in questo momento…

R. – Non credo che Erdogan per il momento abbia intenzione di seguire i consigli dell’Europa e di altri Stati, anche perché ha dichiarato apertamente che alcuni Stati, non ben specificati, sono coinvolti nel golpe. Questa, quindi, è l’occasione per allontanarsi, per non seguire quelle che sono le risoluzione e le raccomandazioni del Consiglio d’Europa, che già appunto molto fastidio avevano dato in passato; è l’occasione per liberarsi da quello che Erdogan da tempo considera un peso e non obbedirà ad altre indicazioni.  

D. – Forse, adesso, rischia anche l’accordo per il contenimento dei migranti…

R. – Non credo che in una situazione di questo genere possa proseguire - perlomeno sui binari in cui si era incanalata - una trattativa così come l’aveva impostata la Merkel e così come l’aveva impostata l’Europa. Erdogan farà altre richieste, se continuerà la trattativa, e le richieste saranno sicuramente diverse e sicuramente più imbarazzanti per l’Unione Europea. Ma sinceramente l’Unione Europea e gli Stati Uniti, nel caso della Turchia, hanno fatto due grossi errori strategici, e hanno commesso lo stesso errore, pensando – gli Stati Uniti – di delegare alla Turchia un ruolo che rivestiva all’interno del Mediterraneo - che la Turchia comunque non è riuscita a rivestire e quando lo ha fatto, lo ha fatto, giustamente, pensando ai propri interessi nazionali e non a sostituire la delega che gli americani intendevano dare come elemento di stabilità nel Mediterraneo orientale; e l’Unione Europea ha cercato di risolvere in malo modo il problema degli immigrati - male e per una via traversa -, mettendo cioè come primo baluardo la Turchia a fronte di un problema epocale. E quindi, sia l’Europa che gli Stati Uniti, hanno fatto due errori molto forti.








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