2016-07-23 16:51:00

Monaco: non è terrorismo, il killer imitava altre stragi


Nessun legame con l’Is: il killer di Monaco era un giovane con disturbi psichici e probabilmente vittima di bullismo a scuola. Sono le piste sulle quali si nuove la polizia dopo l’attacco di ieri ad un fast food della città bavarese. Oltre all’attentatore, morto suicida, sono rimaste uccise nove altre persone, cinque delle quali minorenni. Francesca Sabatinelli:

Anche lui vittima, come le nove persone cadute ieri sera sotto i colpi della sua stessa pistola. Ali Sonbol, diciottenne tedesco di origini iraniane era vittima di problemi psichici per i quali era stato in cura e, nel passato, era stato vittima anche di bullismo. Sulla base di questi elementi, il ministro dell’Interno tedesco de Maizie’re ha pubblicamene escluso ogni possibile legame con il terrorismo, nessun collegamento con l’Is, quindi, ma  emulazione  di altri due stragisti folli: Anders Breivik, autore del massacro di Utoya, in Norvegia: 69 ragazzi uccisi, il cui anniversario, cinque anni, cadeva proprio ieri, e poi il 17enne Tim Kretshmer, che nel 2009, in una scuola di Winneden, vicino Stoccarda, uccise 15 persone. Sonbol nutriva vera e propria ammirazione per i due gesti sui quali, è stato accertato, era ampiamente documentato. E’ stata una notte difficile da sopportare: ha detto la cancelliera Merkel, che ha espresso le sue condoglianze ai familiari delle vittime, e ha ringraziato le cancellerie estere per i tanti messaggi di solidarietà. Atene nel frattempo ha confermato che uno dei morti è un cittadino greco, tra gli altri vi sono tre turchi e tre kosovari.

Sui fatti di Monaco, Giada Aquilino ha intervistato Marco Paolino, docente di storia contemporanea all’Università della Tuscia, studioso di questioni tedesche e collaboratore della Fondazione Ratzinger e dell’Istituto romano della Görres Gesellschaft:

R. – Qui abbiamo a che fare con una persona che appartiene a un gruppo etnico molto diffuso in Germania, che è quello degli iraniani. Gli iraniani sono arrivati nel Paese già negli anni Settanta e si sono molto bene integrati all’interno della società tedesca: sono tedeschi a tutti gli effetti e hanno anche percorso dei livelli di istruzione e di ascesa sociale estremamente rilevanti. Parliamo dunque di uno dei contesti sociali più aperti, da questo punto di vista. Quello che mi ha suscitato un po’ di stupore sta nel fatto che una persona di origini iraniane abbia generato questa strage.

D. – Ci può essere una ragione socio-politica che può in qualche modo aver originato un atto così violento?

R. – Lo escluderei, almeno in generale. Forse in particolare potremmo dire che situazioni di una certa emarginazione o anche di mobbing su questo adolescente – perché abbiamo a che fare con un ragazzo di 18 anni – potrebbero aver innescato reazioni negative. In Germania ci sono situazioni di persone che forse non sono curate adeguatamente, sotto un controllo costante da parte delle autorità mediche, con problematiche di tipo psichiatrico. Però, obiettivamente, potrebbe esserci anche una motivazione di tipo sociale di questi giovani che appartengono a popolazioni o a gruppi etnici arrivati in Germania da diverso tempo e che forse non vengono più accolti come erano stati accolti i loro padri e i loro nonni. E quindi c’è probabilmente anche una componente che deve far riflettere le autorità tedesche e soprattutto chi – all’interno della Germania – si occupa dell’educazione di queste persone, nei contesti scolastici e formativi.

D. – Ultimamente c’è stato un attacco su un treno, sempre in Baviera; ora, la strage a Monaco. C’è il rischio che il panico si trasmetta all’intero Paese?

R. – C’è, il rischio. Mi ha portato a riflettere il fatto che immediatamente si sia invocato il pericolo del terrorismo: dal presidente degli Stati Uniti, Obama, la prima reazione a caldo è stata quella del terrorismo. C’è stato poi il collegamento con Nizza. Quindi, il panico si è diffuso. La città di Monaco praticamente è stata chiusa, la metropolitana ha ricominciato a viaggiare questa mattina sul presto, per una giornata intera anche i mezzi pubblici sono stati bloccati. Il panico si diffonde: infatti, la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” questa mattina nel suo editoriale ha sottolineato il fatto che i nervi sono a fior di pelle. E’ un pericolo; il pericolo che dopo la strage di Nizza i nervi siano talmente sollecitati che il primo episodio può scatenare il panico, ma può scatenare anche delle reazioni inconsulte.

D. – E’ stato sottolineato come la cancelliera Merkel non abbia da subito commentato o rilasciato dichiarazioni sulla strage di Monaco. Ma, comunque, come rispondere adeguatamente a una situazione estremamente complessa e in un certo senso destabilizzante?

R. – Sì, è vero. Anche perché la cancelliera Merkel, a differenza di capi di Stato di tutto il mondo che immediatamente hanno fatto dichiarazioni, più saggiamente ha aspettato che la polizia e i servizi di “intelligence” tedeschi dessero notizie. Quindi il governo tedesco si è mosso in maniera ufficiale, riunendo gli organismi deputati al controllo dell’ordine pubblico. Credo poi che la cancelliera Merkel, in Germania, si trovi in una grande difficoltà, perché questo episodio rischia di dare fiato ai movimenti dell’estrema destra che hanno – anche di recente – chiesto ufficialmente al governo tedesco di bloccare tutti i flussi di immigrazione nel Paese. I movimenti dell’estrema destra stanno caldeggiando questa linea in forte polemica non solo con il partito di Angela Merkel, la Cdu, ma – per esempio – anche con tutto quello che in questo momento la Chiesa cattolica tedesca sta portando avanti: non dimentichiamo che la Chiesa cattolica tedesca è in prima linea nella politica di accoglienza nei confronti degli emigrati e tutte le diocesi tedesche hanno servizi estremamente efficienti. Ecco, questa linea dei movimenti dell’estrema destra tedesca può creare grossi problemi ad Angela Merkel e a tutte le forze di governo tedesche, ma anche alle forze della sinistra. Si rischia addirittura di chiudere le frontiere con tutte le conseguenze che ciò può avere nei confronti di questo clima di accoglienza e di grande capacità di integrazione degli stranieri che ha avuto la Germania e che è una delle caratteristiche – secondo me – di grandissimo rilievo della Storia tedesca del XX secolo.

Al microfono di Antonella Palermo, ascoltiamo la testimonianza di padre Gabriele Parolin, direttore della comunità cattolica italiana di Monaco:

R. – Da una parte siamo sbigottiti, perché nessuno si sarebbe aspettato un attentato qui a Monaco. Fino a ieri, sembrava una città davvero sicura, tranquilla e molto ospitale. Che qualcosa del genere potesse accadere qui, ciò sembra ancora oggi impossibile.

D. – Vi sentivate a rischio?

R. – No, per nulla. La Germania sembrava quasi esente da tutto ciò. E adesso purtroppo la realtà che dobbiamo affrontare è che nessun luogo è tranquillo, almeno nella nostra Europa occidentale.

D. – Come va il processo di integrazione dei migranti in Germania?

R. – La Germania ha messo in atto un processo di integrazione fatto di corsi scolastici per imparare la lingua e una nuova professione. E ci sembrava che la strada fosse buona per poter integrare almeno quel milione di persone che l’anno scorso sono entrate in Germania.

D. – È debole la Germania oggi, da un punto di vista politico e di sicurezza?

R. – Penso di no. E personalmente mi sento molto sicuro in questa città, attraverso la presenza di forze di polizia ovunque, non solo in queste ore, ma in generale.


 








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