2016-07-24 11:27:00

Monaco, polizia: killer preparava attacco da un anno


E' salito a 35 il numero delle persone rimaste ferite nella sparatoria di venerdì scorso a Monaco in cui sono morte 10 persone, compreso il killer. Intanto, secondo la polizia tedesca, Ali Sonboly - diciottenne tedesco di origini iraniane - stava preparando l’attacco da almeno un anno. Le autorità hanno anche confermato che il giovane si è suicidato intorno alle 20,30 di venerdì, mentre una pattuglia di agenti cercava di stabilire un contatto con lui. Tra le vittime, perlopiù ragazzi provenienti da famiglie di immigrati turchi e kosovari. Il giovane avrebbe agito per vendicarsi di presunti atti di bullismo ed era stato in cura per disturbi psichici. Ma nessuna delle vittime di Sonboly era nella sua classe, secondo il procuratore capo di Monaco. Il Programma tedesco della Radio Vaticana ha intervistato il padre gesuita Karl Kern, rettore della chiesa di San Michele a Monaco, e ha chiesto come abbia vissuto le ore della strage nella città bavarese:

R. – Ich hatte wie jeden Freitagabend die Abendmesse um 18 Uhr, und bekam dann unmittelbar nach…
Come sempre il venerdì sera, avevo la Messa alle 18, e subito dopo ho appreso quanto stava avvenendo. La chiesa era aperta e sarebbe rimasta aperta comunque in vista della Messa successiva, alle 20.30. Mi sono accorto subito che tante persone cercavano di entrare con foga in chiesa, in cerca di protezione. Tutti erano alle prese con il loro cellulare, molto concitati. Ovviamente, la chiesa l’abbiamo lasciata aperta; un po’ più tardi, dopo essersi un po’ tranquillizzati, mentre la situazione rimaneva ancora un po’ vaga, alcuni se ne sono andati, ma sono rimaste 30-40 persone. Allora, verso le 22 abbiamo portato qualcosa da mangiare e da bere e le abbiamo fatte pernottare da noi.

D. – Che tipo di supporto pastorale avete potuto dare a queste persone?

R. – Man versucht natürlich in diesen Situationen Ruhe zu verbreiten, dass nicht unnötige Panik sich …
In queste situazioni si cerca, ovviamente, di portare un senso di tranquillità, affinché non si diffonda il panico. Ogni tanto andavo al presidio di polizia, che è proprio di fronte alla nostra chiesa, per poter dare informazioni aggiornate. Quindi, abbiamo voluto portare informazioni, aiutare a mantenere la calma. Alcuni hanno pregato. Nel gruppo di coloro che sono rimasti c’erano persone di tutta Europa – spagnoli, turisti dall’Europa dell’Est, tedeschi e e si è venuta a creare una sorta di solidarietà umana. C’è stato anche un bel sentimento di gratitudine perché avevamo offerto loro ospitalità. Fino alle 23 non abbiamo avuto notizie precise sulla situazione, poi hanno cominciato a diffondersi voci secondo le quali, per esempio, anche al “Stachus”, a circa 300 metri di distanza, in direzione del Marienplatz, ci sarebbe stata una sparatoria: queste sono le cose che poi creano maggiore insicurezza. Molto difficile è stata l’assistenza pastorale delle persone anziane, che già hanno paura in condizioni normali di spostarsi al buio, poi non passava la metropolitana, si chiedevano come poter tornare a casa. Per loro è stato un momento veramente difficile. In realtà, il problema degli anziani è stato il problema più serio.








All the contents on this site are copyrighted ©.