2016-07-25 17:25:00

Calcio e milioni. Albertini, CSI: "Non dobbiamo arrenderci"


Milioni di Higuain e Pogba 

"Parlare di queste cifre, 94 milioni per Higuain e pare 120 per Pogba a trattativa in corso, sapendo della povertà che circola nel mondo e le tante persone che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, ci fa parlare di schiaffo alla miseria". "Certo è, commenta don Alessio Albertini, assistente ecclesiastico del Centro Sportivo Italiano, che oggi il calcio è dentro un'economia globale. Sarebbe, quindi, limitativo commentare senza considerare l'intero sistema, diciamo, dello star-system odierno dello sport". "La cosa su cui rifletto è che in questi casi, credo che il calcio sia l'unico sport professionistico in cui l'uomo sia pagato ancora prima della sua prestazione. L'uomo vale questo e lo si paga. Sembra una sorta di compravendita di altri tempi. Si stima il valore che un uomo può avere davanti al mercato". "E l'altra cosa a cui penso è il peso di responsabilità che un giocatore, che costa così tanto, può avere. Le attese sono infatti pressanti e notevoli, tenendo conto che vengono pagati così tanto dei ragazzi che devono poi sopportare tutta questa fatica mentalmente".

Calcio globale contro calcio nazionale

"Guardando i campionati europei, prosegue don Albertini, sembra che ci sia un livellamento verso il basso, senza quella competitività che crea attesa, passione. Cosa che invece non accade in Champions League, dove le grandi squadre arrivano non solo per amore dello sport ma con l'intento di investire soldi sul calcio moderrno. Avere soldi, infatti, significa avere uomini, avere uomini significa vittorie, con nuovo capitale guadagnato capace di generare marketing e ulteriori guadagni di vario genere". Poi c'è il ruolo della tv nella globalizzazione del calcio spettacolo. "E' inevitabile che una partita di calcio attiri investitori, perchè attira pubblico. E' un investimento in emozioni, attesa, passioni". "Per questo pensare ad un calcio romantico oggi è difficile. Ma rassegnarsi significherebbe lasciare in altre mani un capitale di umanità che sono gli atleti, che è una squadra". "Pensiamo come anche le piccole squadre che arrivano in serie A, siano capaci di generare tessuto sociale. Certo, bisogna ripensare qualcosa. Non ho una soluzione, però non mi rassegnerei a dire che il calcio diverrà solo una cosa tra venti, trenta squadre e il resto sarà contorno". "Magari quelle squadre faranno esperienze diverse, e in termini più romantici, potremmo rilanciare qualcosa di più locale". 

Olimpiadi in crisi? 

"Oggi fare e organizzare le Olimpiadi rappresenta un problema, perchè si è alzata troppo l'asticella dello spettacolo da offrire. Ci si sacrifica troppo per preparare lo spettacolo e si tiene meno conto dell'esperienza che un Olimpiade può essere". "E' vero. Oggi, conclude don Albertini del CSI, non è facile organizzare una manisfestazione internazionale, come un olimpiade, un mondiale, un europeo. Devi fare i conti con un'economia che ti richiede determinat regole e una Nazione fa fatica a reggerle.  

Doping tra sport e geopolitica

"Sulla Russia a Rio 2016, spiega don Leonardo Biancalani, teologo, editorialista sportivo per  il settimanale 'Toscana Oggi', penso che sia stata trovata una decisione di compromesso, perchè se effettivamente le dichiarazione di doping erano vere, andava esclusa. C è la senzazione che lo sport, in certi casi, sia una questione anche geopolitica". "Più in generale, va considerato che oggi lo sport è mediaticità pura. Di conseguenza c'è una richiesta di prestazioni assoluta. Si cercano record. Gli atleti devono arrivare al massimo della forma fisica". "Ci sono, d'altro canto, farmaci e ricerche delle case farmaceutiche in continua evoluzione". "Ma lo sport affaristico pone dei problemi. Gli atleti, infatti, non ce la fanno più con la loro forza fisica naturale per il troppo numero di gare che il fisico non riesce a reggere e per questo ricorrono all'aiuto di sostanze per la tonicità muscolare". "Il problema urgente è rivedere tutta l'organizzazione sportiva. Diminuire gli impegni sportivi a fini mediatici e commerciali. In tutti gli sport, nel tennis, nel calcio, nel ciclismo, sono sproporzionate le gare e un atleta non ce la fa. Ma lo sport è in grado di dire no al business e alle multinazionali che finalizzano la ricerca spesso alla farmacologia. Credo, purtroppo, che non lo possa fare". 

La storia sportiva 

E' con noi Francesco Favettini, maestro di sci ed insegnante di surf. Lo scenario è quello della Sardegna, di Porto Pollo, dove è in corso l'iniziativa 'Corri sull'acqua'. Si tratta di un corso che avvicina i portatoti di protesi, in pratica chi ha subito un'amputazione, allo sport del windsurf (di Davide Capano). 

 

 

 

 








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