2016-07-29 13:11:00

Germania. Merkel: la paura non cambia politica sui migranti


Nonostante la “settimana nera” di attentati in Germania, la politica di Berlino in materia di immigrazione non cambierà. Queste le parole di Angela Merkel, che ha aggiunto: “Il nostro Paese resta fedele ai suoi principi e darà rifugio a chi lo merita”. Berlino negli ultimi mesi ha aperto le porte a oltre un milione di rifugiati, investendo quasi 10 miliardi di euro per la loro integrazione. Per un commento sulle parole della cancelliera tedesca e la sua politica sui migranti, Roberta Barbi ha intervistato l’analista dell’Ispi, Matteo Villa:

R. - La Mekel è confortata dai sondaggi perché per la prima volta resta in alto, nonostante gli attentati e la paura dell’opinione pubblica tedesca che sembra quasi presa nella stessa morsa della Francia e del Belgio. Gli euroscettici di “Alternative für Deutschland” che hanno guadagnato molto negli ultimi mesi di fronte alle politiche della Merkel di aprire ai migranti, oggi non avanzano più. In questo momento deve rilanciare perché all’interno della Germania c’è uno scontro aperto; a settembre si va a votare in due lander settentrionali importanti e a Berlino, e sarà il primo scontro importante prima dell’anno prossimo con le elezioni.

D. - Parlando della guerra globale al sedicente Stato islamico, la Merkel ha indicato due vie: “dare sicurezza ai cittadini, ma soprattutto dominare la questione integrazione e superarla”. Come si può fare?

R. - Questo è un punto importantissimo nella politica della Merkel perché, ovviamente, se si apre la porta poi bisogna anche capire come gestire un flusso così importante di migranti senza farli sentire marginalizzati, perché poi spesso chi arriva si ritrova in condizioni abbastanza pessime di alloggio, con posti che magari non consentono alla persona di integrarsi agevolmente. I richiedenti asilo in questo momento non possono lavorare finché non vengono accettate le loro richieste, quindi si ritrovano tutti raggruppati in posti in cui il dissenso e la radicalizzazione possono crescere. Dall’altra parte bisogna cercare di contrastare la narrativa dello Stato islamico che, a quanto pare, non riesce a essere contrastata da nient’altro.

D. - Tra le misure concrete individuate da Berlino per la sicurezza ci saranno: un abbassamento degli ostacoli per l’espulsione dei richiedenti asilo e un sistema di preallarme sulla radicalizzazione dei rifugiati. Che tipo di conseguenze avranno sull’immigrazione in Germania?

R. - Intanto bisogna dire che il flusso in questi mesi si è abbassato moltissimo, perché tra la Grecia e la Turchia continua a essere in vigore l’accordo che ha permesso ai migranti che arrivavano sulle isole greche – duemila, tremila al giorno – di scendere a livelli molto più bassi, 20-30 al giorno, quindi molto più “maneggevoli”. È chiaro che la Merkel debba dare un segnale e che voglia rallentare l’afflusso per cercare di gestire chi è già qui. Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi. Credo che al momento la Merkel debba cercare di fronteggiare proprio questo problema. Il secondo problema in Europa è che le agenzie di intelligence spesso non si parlano.

D. - La Merkel ha parlato anche di un nuovo ufficio centrale per le informazioni a livello europeo. Il Presidente francese Hollande ha annunciato la creazione di una guardia nazionale con compiti specifici di anti terrorismo. Saranno misure efficaci?

R. - Ormai si parla da oltre un anno - dagli attentati di Charlie Hebdo - di unificare l’intelligence, di fare di più per collaborare… Di fatto ci sono molte gelosie nazionali, quindi poi è difficile unificare procedure che magari da un lato sono segrete e dall’altro diverse. L’integrazione in Europa procede a passo molto lento e di fronte a questa emergenza forse troppo lento. La mia speranza è che adesso e nei prossimi mesi Francia e Germania di fronte alle elezioni, all’avanzare delle destre xenofobe ma anche di fronte agli attentati che si sono fatti più frequenti – anche se magari meno letali - si diano la mossa necessaria per unificare almeno le agenzie di intelligence dell’Europa occidentale.

D. - La cancelliera si è detta “consapevole” e “preoccupata del potenziale di razzismo” che esiste in Germania. Quanto è forte questo problema nel Paese?

R. - È un problema che probabilmente sottotraccia è sempre esistito; è stato silenziato nel Secondo Dopoguerra, perché, ovviamente, la Germania sconfitta e di fronte all’Olocausto ha dovuto darsi una nuova faccia. Però di fatto sappiamo che pervade un po’ tutti o Paesi occidentali e a volte riemerge perché c’è sconcerto di fronte al diverso e perché i migranti in questo momento sono sempre di più, vista la globalizzazione dei flussi e perché in un momento in cui, nonostante l’economia vada molto bene, rimangono sacche di sotto lavoro anche in Germania e c’è chi se la prende con il più debole pensando che gli rubi il lavoro e che dovrebbe tornare a casa.

D. - Il governo turco ha chiesto alla Germania la consegna dei turchi sostenitori di Gülen che vivono in territorio tedesco. Cosa succederà?

R. - Questo è veramente un terreno molto delicato. Il governo turco non soltanto ha proseguito la repressione in casa, ma sta attuando una serie di misure diplomatiche molto forti e molto problematiche. Prima hanno chiesto agli Stati Uniti addirittura l’estradizione di Gülen stesso e adesso accusano la Germania di non avere offerto asilo né sostegno successivo al tentativo del colpo di Stato. Credo che la Germania possa sottostare a quella che di fatto è una minaccia da parte della Turchia, però dovremo vedere nei prossimi mesi cosa accadrà, perché Erdogan può provare di nuovo ad usare il rubinetto dei migranti come arma di scambio.








All the contents on this site are copyrighted ©.