2016-07-29 14:19:00

Testimone Shoah: il silenzio del Papa vince il rumore della violenza


“Sono felicissima che un Papa argentino, con la sua straordinaria spontaneità, sia stato ad Auschwitz. Ho apprezzato molto il suo programma silenzioso in quello che è il più grande cimitero del popolo ebraico e della maggior parte della mia famiglia”: è quanto afferma ai nostri microfoni Pupa Garribba, giornalista e scrittrice, testimone della Shoah, intervistatrice della “Shoah Foundation”. L’intervista è di Fabio Colagrande:

“Io credo che sia molto importante che sia avvenuto proprio in questo momento storico, in cui siamo sopraffatti dalle urla di dolore, dalla rabbia, dalla paura e dall’angoscia per il futuro. Un momento come questo, con un uomo piccolino, anziano, vestito di bianco, che affronta un viaggio così drammatico, in un luogo così carico di memorie, scegliendo di non dire delle parole, confondendole con il chiasso che ci sta veramente opprimendo, e rompendo questo muro di chiasso, di urla, di pianti, di spari, con il silenzio, io credo che proprio questo momento di silenzio sia una pietra miliare nella storia dell’Europa di questo periodo così tragico. Almeno così ho vissuto questa ora e mezza di attenzione ad un avvenimento, secondo me, opportuno, utile, in questo periodo storico così difficile”.

“Una visita ad Auschwitz è sempre dolorosa e viverla in silenzio è stato il modo più appropriato soprattutto secondo la tradizione ebraica”, afferma anche Sandro Di Castro, della Comunità ebraica di Roma, presidente del ‘Benè Berith’ in Italia. “L’Europa – osserva - deve fare oggi una riflessione su come affrontare l’emergenza terrorismo, senza cadere negli errori del passato e senza minimizzare”. “Dopo le recenti stragi in Europa i mass-media hanno parlato di gesti compiuti da folli. Ma così come per lo sterminio nazista non si possono attribuire queste violenze a dei folli, dietro c’è un piano preciso. Dobbiamo far prevalere il dialogo ma allo stesso tempo tenere molto alta l’attenzione”. “Dobbiamo soprattutto rafforzare la nostra identità - conclude Di Castro - e in questo senso Auschwitz deve essere un monito per le nuove generazioni, affinché questo non accada più. Dobbiamo recuperare la nostra identità e reagire al relativismo che ci ha fatto dimenticare le culture che hanno costruito l’Europa, come quella ebraica e quella cristiana”.








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