2016-07-29 13:15:00

P. Majewski: Papa ad Auschwitz e Birkenau, un silenzio che parla


Sulla scelta del silenzio di Francesco di fronte ai segni tangibili del dolore ad Auschwitz e Birkenau, sentiamo la nota del direttore dei programmi della Radio Vaticana, il padre gesuita polacco Andrzej Majewski, al seguito del Papa in Polonia:

Sembra che per la sua visita nei campi di concentramento, costruiti in Polonia dai nazisti tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, il Papa abbia scelto il miglior modo di parlare, cioè il silenzio. Il Papa ha parlato con il silenzio. Ma il silenzio, per essere compreso, richiede tempo. Perciò stamattina il Papa ha dedicato molto tempo alla sua prima visita in questi luoghi. Lo ha fatto per oltrepassare lentamente e da solo il cancello con, in alto, la famosa scritta che dice: “Arbeit macht frei”, il lavoro rende liberi. Poi per fermarsi sulla piazza dell’appello, sul luogo cioè in cui d’estate e d’inverno centinaia di prigionieri venivano tenuti per ore in silenzio. Il Papa ha dedicato tempo pure per salutare un gruppo di superstiti di Auschwitz, uno ad uno: tra loro, anche una signora di 101 anni. Ha lasciato quindi una lampada accesa di fronte al muro, dove sono state fucilate migliaia di persone. Infine Papa Francesco, sempre in silenzio, si è soffermato a lungo nella cella dove morì San Massimiliano Kolbe.

Anche la visita a Birkenau, il campo pensato dai nazisti come una fabbrica di morte, si è svolta in silenzio. A bordo di una piccola macchina elettrica, il Papa ha percorso la strada che collega la rampa ferroviaria, dove arrivavano i convogli pieni soprattutto di ebrei fino al loro ultimo destino, i forni crematori, distrutti con il ritiro dei nazisti per non lasciare i segni della loro opera diabolica. In silenzio il Papa è passato di fronte alle lapidi che commemorano le vittime di diverse nazionalità. Infine, sempre in silenzio, ha ascoltato con i presenti le parole del Salmo “De profundis”, cantate in ebraico e lette in polacco. Lasciando Auschwitz, il Papa aveva scritto nel libro del Museo: “Signore, abbi pietà del tuo popolo! Signore, perdona tanta crudeltà”!








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