2016-07-30 08:13:00

Lombardi: Papa indica ai giovani Gesù come risposta al dolore


Al microfono del nostro inviato Alessandro Gisotti, il direttore della Sala stampa vaticana il padre Federico Lombardi ha voluto commentare l'intensa giornata di ieri del Papa in Polonia: dalla visita ad Auschwitz, fino alle parole dall'arcivescovado di Cracovia:

D. – Padre Lombardi, già lo aveva detto che questa sarebbe stata la giornata in cui il Papa avrebbe toccato il dolore del mondo. Questa visita ad Aushwitz rimane sicuramente un momento memorabile, non solo di questa visita, ma lo rimarrà per tutto il Pontificato di Francesco. Che impressione ha avuto? Che cosa l’ha colpita di più?

R. – Evidentemente una persona che per la prima volta viene in un Campo di sterminio come Aushwitz e Birkenau non può non rimanere sconvolta o esterrefatta. È  per questo che il Papa nelle due brevi righe lasciate, ha scritto: “Perdono Signore per tanta crudeltà”. È qualcosa di inimmaginabile quello che è avvenuto in questi Campi e per una persona che ha nella sua vita proprio il compito di essere il maestro della Chiesa e dell’umanità - riflettendo sul senso più profondo delle cose, della vita, della morte dell’esistenza, della vocazione di ogni creatura di fronte Dio - l’incontro con una manifestazione così spaventosa - quasi assoluta - del male non può non essere profondamente sconvolgente. Per questo credo che la scelta che il Papa ha fatto di vivere questa mattinata nel silenzio e domandando il dono delle lacrime sia stata molto opportuna, perché qui le parole vengono meno per davvero e il Papa lo ha saputo cogliere, prevedere e poi vivere nel modo più appropriato. Allo stesso tempo – e mi pare che lo svolgimento della giornata lo abbia dimostrato - anche di fronte ad un male così sconvolgente, nell’atteggiamento di fede, nell’apertura a Dio si trova poi anche qualche cammino di luce. Per cui il Papa, anche continuando durante la giornata con l’incontro con la sofferenza dei bambini – altra domanda a cui lui ha sempre detto di non sapere di rispondere come uomo – giungendo poi alla fine alla Via Crucis, all’incontro con la Croce del Signore, la sua contemplazione, si comincia a capire che Gesù è poi la risposta, Gesù crocifisso, Gesù che porta su di sé e condivide la sofferenza del mondo è poi la via per trovare delle risposte che sono poi anche le risposte di Gesù in Croce, una risposta che non è fatta di tante parole, ma di affidamento al Mistero di Dio in una prospettiva che è quella del morire dando la propria vita per gli altri che poi per noi si risolve anche nella risposta della vita e della resurrezione. Quindi questa vita e questa resurrezione poi si testimoniano nelle opere di misericordia, di carità che diventano l’amore più forte dell’odio, la vita più forte della morte, tradotta anche nella concretezza della vita quotidiana. Quindi mi sembra una giornata estremamente ricca ed estremamente centrale. Il Papa, che è molto realistico, non ha avuto paura di dire ai giorni, già dal primo momento in cui si è rivolto a loro: “Guardate che è la realtà è fatta di male e di bene, è fatta di sofferenza, è fatta di risposta nell’amore che può dare gioia e speranza”. Quindi queste due dimensioni insieme vanno tenute sempre presenti per non partire su spiritualismi disincarnati o per non ingannare i giovani che devono invece sapere in che mondo vivono e con che cosa hanno a che fare: hanno a che fare con delle esperienze estremamente dure e tragiche che sono anche attorno a noi, come queste dei conflitti che ci circondano, delle manifestazioni dell’odio e con cui dobbiamo fare i conti, ma non per questo ci dobbiamo spaventare. Guardando alla Croce di Cristo troviamo l’origine di una luce e di un coraggio che ci permetterà poi di vivere nel servizio e nella donazione e quindi di rispondere efficacemente pur rimanendo con i piedi per terra in questo cammino che non sarà mai perfetto, però rispondendo efficacemente e in una prospettiva di vita e di risurrezione a quello che è il terribile male del mondo di cui oggi abbiamo fatto  un’esperienza veramente profonda.

D. – Padre, faceva riferimento alla presenza del bene ma anche del male nella vita anche dei giovani  il primo affaccio dall’arcivescovado, nel terzo ed ultimo questa sera, rivolgendosi ai giovani segno di quanto fosse stato colpito dalla visita ad Aushwitz e Birkenau. Il Papa è proprio tornato su questo momento ed ha anche sottolineato che questa violenza continua magari in una forma non così terrificante, ma continua, e ha fatto anche degli esempi molto concreti, anche crudi se vogliamo nel linguaggio che ha utilizzato, proprio per sottolineare questo elemento …

R. - Sì, certamente. Io mi permetto di dire che l’esperienza nei Campi di concertamento nazisti ha qualcosa di veramente e talmente orribile che ci lascia sempre senza parole ogni volta che torniamo a contemplare, perché una strage sistematica, intenzionale, calcolata preparata di milioni di persona una dopo l’altra è veramente qualcosa di spaventoso. Però il Papa ha tutte le ragioni di dire che l’assurdità dell’uccisione degli innocenti senza nessuna ragione che ci troviamo attorno a noi continuamente, l’assurdità del fare i propri interessi vendendo armi che poi uccidono persone a centinaia, a migliaia, è qualcosa di assolutamente assurdo. Quindi in questo senso il fatto dell’assurdità della presenza del male e delle domande terribili che ci pone, in questo il Papa ha perfettamente ragione a dircelo e ha piena ragione di farci vedere anche nel concreto, attorno a noi, le condizioni delle carceri che evoca tutte le forme della cultura dello scarto, cioè la radice del non rispetto dell’altro e della negazione della dignità della persona è la stessa che poi ha portato alle forme più spaventose e sconvolgenti anche alla distruzione dei Campi ci concentramento. Quindi in questo senso è vero che la lezione ha una sua attualità, perché purtroppo il male continua ad esserci e le cause del male e la sua presenza nella nostra storia e nella nostra vita, contro le quali dobbiamo combattere, sono sempre le stesse.








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