2016-08-01 13:37:00

Siria alla Gmg. Parroco Aleppo: fuoco brucia sotto la cenere


Offensiva dei ribelli siriani in corso ad Aleppo, in Siria, per aprire un corridoio di approvvigionamenti nella parte orientale della città. Nel nordovest del Paese, intanto, è precipitato un elicottero russo, morti i 5 militari a bordo. Sale a quasi cinquemila, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il numero delle vittime in Siria nel solo mese di luglio. E il Paese, da anni martoriato dalla guerra, è stato grande protagonista della Gmg di Cracovia, dalle preghiere del Papa alla toccante testimonianza di una giovane durante la Veglia. Roberta Barbi ne ha parlato con il parroco di Aleppo, Fra’ Ibrahim Alsabagh:

R. – Sicuramente, tramite la diocesi latina, volevamo mandare anche un numero più alto di giovani. Tuttavia, a causa della guerra non abbiamo potuto. E quindi c’era soltanto questo gruppo di giovani, partito proprio dalla Siria per andare a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia. Bella anche la presenza di tanti immigrati – in questi ultimi anni in tanti sono fuggiti dal Paese – che hanno trovato un modo per manifestare, da una parte, la loro appartenenza alla Chiesa cattolica e dall'altra la nostalgia di essere considerati ancora parte di questo Paese martoriato.

D. – Vi abbiamo visto collegati in video con Cracovia, in questo modo molti giovani hanno potuto celebrare la propria Gmg, anche se da lontano. In questo frangente, i siriani si sono sentiti ascoltati?

R. – Sì, sicuramente. Anche perché abbiamo festeggiato qui per due giorni, in sintonia con la Gmg e con il Papa: abbiamo fatto delle grandi feste ad Aleppo. E questo – possiamo dire – è quasi un “corridoio spirituale”. Con riferimento ai corridoi umanitari che si aprono in questi giorni, possiamo considerare tutta questa presenza e questo collegamento come un “corridoio spirituale”: questo, da una parte, manifesta un grande amore, dei giovani ma anche di tutto il popolo siriano, verso il Papa, ma dall’altra la volontà di confermare l’appartenenza al corpo della Chiesa cattolica in tutto il mondo.

D. – L’energia della Gmg, anche se vissuta a distanza, dà coraggio alla popolazione dei cristiani di Aleppo?

R. – Non può immaginare quello che è successo e che succede in questi giorni nella chiesa di Aleppo. Sembra proprio un fuoco sotto le ceneri: basta un piccolo soffio per far muovere tutto il fuoco, che qualche volta sembra nascosto. Proprio in questi giorni c’è stata, da una parte, la chiusura dell’oratorio estivo cui hanno partecipato 350 bambini, celebrato da tutti i riti cristiani qui ad Aleppo, e dall’altra le due giornate trascorse in collegamento con la Gmg di Cracovia. È vero che noi viviamo veramente giorni molto, molto difficili: non riusciamo a dormire la notte a causa dei tanti bombardamenti e qualche volta siamo veramente molto, molto limitati nelle nostre attività, ma al tempo stesso si vede proprio una volontà di vita, una Chiesa viva, che esce sempre, che riesce a superare tutti gli ostacoli e le difficoltà, a manifestarsi. Le attività di questi giorni danno sempre speranza a tutta la popolazione, e specialmente ai cristiani.

D. – Abbiamo letto di una nuova offensiva ad Aleppo di jihadisti alleati ai ribelli per riaprire un corridoio di approvvigionamenti verso la città. Com’è la situazione?

R. – Negli ultimi giorni, era stato l’esercito a muoversi dopo aver completato il cerchio attorno ai jihadisti che lanciano di continuo missili sulla nostra città. Ma, al tempo stesso, sono stati aperti quattro corridoi umanitari sotto però il controllo dei russi e dell’esercito regolare. Il motivo è che tante volte i jihadisti si camuffano tra le persone innocenti, si mettono in mezzo alla folla per compiere attentati, esplosioni, una volta che passano il corridoio. L’esercito ha dovuto avere il controllo diretto sui corridoi solo per salvaguardare la nostra sicurezza in questa parte della città. Ieri sera, i jihadisti hanno fatto un altro tentativo di tagliare la strada principale che collega Aleppo con Damasco, ma sono stati respinti dall’esercito.








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