2016-08-02 16:46:00

Italia unico transito per i profughi. L'accoglienza Baobab


Secondo i dati dell'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati il 93% dei profughi trova nel nostro Paese l'unico varco per poter accedere al centro Europa, bloccata come è la rotta spagnola e ridotti i flussi nel corridoio balcanico. L'accoglienza, soprattutto la prima accoglienza, si conferma dunque indispensabile. Una serata a Via Cupa, dietro la Stazione Tiburtina, dove i volontari del Baobab Experience hanno invitato l'Associazione di volontariato culturale Piccoli Maestri per una maratona di lettura di sensibilizzazione all'accoglienza dei profughi.

"Baobab è una di quelle esperienze della vita che fanno da spartiacque tra il prima e il dopo", ci racconta una volontaria. "Cambia la percezione che si ha degli altri. Abbassi le difese". Attualmente si fermano qui tra le 150 e le 200 persone. Tutti africani (in gran parte da Etiopia, Eritrea, Marocco, Tunisia, Egitto, Sudan). Dormono dentro le tende o su materassi all'aperto, ora che siamo in estate. Numerose le donne con bambini. "Continuiamo ad essere un punto di riferimento, anche dopo la chiusura del centro, nel dicembre scorso. Garantiamo i pasti, la raccolta di vestiti. Giornalmente arrivano donazioni da ogni parte e paradossalmente - non avendo i locali e gli strumenti per custodire ciò che ci viene offerto - va a finire che non dobbiamo rimandare indietro tante cose", spiega un altro volontario. "Cerchiamo anche di dare un minimo di supporto legale. Ma tutto viene fatto in maniera artigianale", precisa. "Cerchiamo di organizzare piccole gite fuori porta, fare vedere a queste persone il centro storico, li portiamo al mare, a fare una partita di calciotto. Basta poco, in realtà". 

Il dovere di essere accanto

"L’abitare, come parola, è all’inizio di ogni epica, di ogni narrazione", ricorda il poeta, scrittore e giornalista Beppe Sebaste. "Gli scrittori si occupano di queste cose così come si occupano del senso di essere perduti. La letteratura senza l’esilio non avrebbe avuto neanche Dante. Non c’è letteratura senza il desiderio di tornare a casa o, viceversa, senza il desiderio della felicità, di sentirsi a casa da qualche parte". L'attrice Valentina Carnelutti legge una pagina di un indiano d'America e dice: "Uno spera che portando se stesso in quanto attore riesca a portare qui anche chi istintivamente non ci verrebbe, perché sente repulsione o semplicemente perché non lo si sa. Non c’è niente di più importante di questa gente che non ha più un posto. Ci manca poco che noi siamo messi nella loro stessa condizione, manca poco, e non siamo preparati". 

Il desiderio di una vita normale

"So che molti sono spaventati perché pensano che i migranti siano dei terroristi", dice un immigrato nigeriano. "Un migrante, o qualsiasi persona che lascia il proprio Paese per motivi politici come me che sono fuggito da Boko Haram, non è un terrorista. Pensa solo di avere una vita migliore". 

 

 








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