2016-08-02 15:47:00

Strage Bologna. Mons. Zuppi lancia un appello: chi sa parli


Trentasei anni fa l’attentato alla stazione ferroviaria di Bologna: 85 le vittime, oltre 200 i feriti in quello che è stato il più grave atto terroristico del dopoguerra in Italia. Se come esecutori materiali furono individuati e condannati militanti di estrema destra, tutt’ora sconosciuti sono gli ipotetici mandanti, benché nel tempo siano emersi collegamenti con la criminalità organizzata e i servizi segreti deviati. Oggi, in un messaggio inviato a Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione familiari delle vittime, il capo dello Stato, Sergio Mattarella ha sottolineato: “Permangono -  scrive - ancora domande senza risposta e la memoria è anche sostegno a non dimettere gli sforzi per andare avanti e raggiungere quella piena verità che è premessa di giustizia". Intanto Bologna fa memoria delle vittime: una Messa è stata celebrata questa mattina dall’arcivescovo della città,  mons. Matteo Zuppi.  Adriana Masotti gli ha chiesto quanto sia importante che si faccia piena luce su quanto accaduto quel 2 agosto 1980:

R. – Molto! E’ molto importante perché darebbe una risposta alla memoria. E siccome il senso di giustizia,  di fronte ad una evidente manifestazione  di male e di ingiustizia come è stata la strage, si pone in maniera inquietante, avere delle risposte chiare chiude una ferita che, purtroppo, altrimenti rimarrebbe sempre aperta. Purtroppo ci sono tantissimi dubbi ed effettivamente ha ragione il presidente, ci sono tante domande che non hanno trovato una risposta. Questo causa una sofferenza profondissima nelle vittime e a mio parere dovrebbe causarla a tutti quanti: in questo caso dobbiamo essere tutti quanti dalla parte delle vittime e non dovremmo accontentarci di una giustizia così parziale e così limitata.

D. – Mons. Zuppi, qual è il suo messaggio oggi ai familiari, alla comunità di Bologna e a quella nazionale?

R. – Due messaggi. Il primo che chi ha sperimentato un dolore così terribile, come quello del terrorismo,  può e deve essere attento a tutti i terrorismi e pronto a combatterli con la vera forza, che è quella dell’umanesimo, del dialogo, della fermezza, della giustizia e quindi una via di fraternità. Siamo in un momento di grande paura, dobbiamo mantenere alta questa scelta, proprio per evitare che la paura ci porti dove noi non vorremmo e cioè a chiuderci o a rispondere al male con il male. Il secondo messaggio è quello della vicinanza a tutti coloro che oggi sono colpiti. E’ curioso che proprio oggi pomeriggio ci siano i funerali di padre Jacques Hamel: credo che questa coincidenza con i funerali di una persona che è stata vittima del terrorismo, ci aiuti a comprendere bene da che parte stare. E, forse, un ultimo messaggio: chi sa qualcosa, deve parlare! Forse è un po’ ingenuo, ma a distanza di tanti anni, forse, c’è un dovere di chi sa qualche cosa, di uscire dall’anonimato e di aiutare la via della giustizia. Credo che questo sia un atto dovuto a quelle vittime!

D. – L’Italia ha vinto il terrorismo, è uscita dagli Anni di Piombo e, sempre il presidente Mattarella nel suo messaggio, dice che sono stati l’unità, la fedeltà ai principi della democrazia, il senso di umanità e del valore assoluto della persona mantenuti vivi, che hanno rappresentato le "armi" per vincere la violenza. Oggi, di fronte alle nuove manifestazioni di terrorismo, serve ancora tutto questo, ma anche dell’altro?

R. – Ci vuole questo e, come è stato anche per vincere il terrorismo, ci vuole l’intelligenza per combatterlo, gli strumenti adatti per combatterlo. Il terrorismo non è una guerra tradizionale e richiede, quindi, una particolare intelligenza per disarmare le mani dei violenti. Come l’Italia è stata capace di combattere e di sconfiggere il terrorismo, lo stesso deve fare l’Europa e il mondo occidentale contro il terrorismo che si riveste di motivi religiosi, anche se non ha niente a che fare con quelli!

D. – A questo proposito, c’è da ricordare la partecipazione della comunità islamica oggi a Bologna alle celebrazioni di questo anniversario…

R. – Oggi è con noi nel ricordo, la comunità islamica, che vuole partecipare per manifestare solidarietà per quanto è avvenuto a Rouen e per manifestare totale distanza da chi strumentalizza il nome di Dio per giustificare la violenza. Credo che anche questo sia un messaggio importante che va nella direzione giusta.








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