2016-08-04 15:02:00

Ama: anticorruzione apre istruttoria. Solidoro neo amministratore


L’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone ha aperto una istruttoria sull’Ama, la municipalizzata dei rifiuti di Roma capitale. L’attenzione dell’Anac è concentrata soprattutto sugli appalti per la gestione dei ciclo dei rifiuti. Intanto, dopo le irrevocabili dimissioni di Daniele Fortini, in polemica con l’assessore all’ambiente Paola Muraro, il M5s ha scelto a capo dell’azienda Alessandro Solidoro, con non poche contestazioni da parte delle opposizioni. La situazione rifiuti per le strade di Roma appare insostenibile, ma non si deve parlare di emergenza afferma Loredana Musmeci, esperta dell’Istituto Superiore di Sanità, al microfono di Francesca Sabatinelli:

R. – Nell’immaginario collettivo, quando si parla di emergenza rifiuti si pensa a quella che fu l’emergenza, nei vari anni, nella città di Napoli, in generale nella regione campana. Non siamo in questa situazione. I rifiuti, comunque, vengono raccolti, anche se con frequenze non appropriate. I rischi connessi possono essere legati fondamentalmente ai rifiuti putrescibili, quindi alla parte organica dei rifiuti, che si degrada dando origine ad odori sgradevoli e a colaticci. Quindi, esiste sicuramente una situazione di percezione del rischio da parte della popolazione. In termini di rischi reali, ci può essere un aumentato rischio per la formazione di bioraesol. Alle goccioline di umidità, quindi, vengono adesi dei microrganismi che si generano nel processo putrefattivo. Ma questo riguarda le immediate vicinanze del rifiuto abbandonato. Quindi è un rischio molto limitato. Le persone non è che si rotolano o vengono a contatto diretto con il rifiuto abbandonato.

D. – Da più parti si evoca un altro rischio per la salute dei cittadini, legato all’aumentata presenza di animali nelle strade, essenzialmente ratti, ma anche blatte…

R. – Certo, può costituire un rischio e indubbiamente può essere un veicolo di malattia, di infezioni. Specialmente i ratti. Fare la derattizzazione potrebbe essere utile, certamente. Pensiamo, comunque, al fatto che si tratta pur sempre di sostanze tossiche che vengono immesse nell’ambiente. Direi che preferirei che venissero raccolti i rifiuti, piuttosto che fare la derattizzazione. In attesa, però, che si risolva questa situazione, sicuramente, nelle aree con maggior presenza di ratti o blatte, un intervento di disinfezione potrebbe essere utile.

D. – Quale aspetto preoccupa maggiormente voi esperti dell’Iss?

R. – Ci preoccupa questo sistema che si sta diffondendo in Italia, questa idea che anche i rifiuti si possano gestire senza impianti. Perché questo ci preoccupa? Perché vuol dire che le emergenze saranno continue e costanti. Per i rifiuti, anche dove è possibile effettuare le raccolte differenziate più spinte, i porta a porta - parlo di rifiuti urbani - anche arrivando a raccolte differenziate estremamente spinte, dicevo, avremo sempre bisogno di qualche impianto, perché non sarà mai tutto recuperabile al cento per cento, perché avremo degli scarti, dei rifiuti sporchi, che non sono recuperabili, perché anche una volta che abbiamo recuperato il rifiuto, e abbiamo generato nuova materia – materia prima secondaria da rifiuto – questa è legata anche ad un mercato specifico. E quindi accade che ci sono dei momenti di maggior richiesta, oppure dei momenti di minor richiesta, e quindi non sempre tutti gli impianti di recupero possono recepire gli stessi quantitativi di rifiuti. C’è, quindi, una fluttuazione nel mercato e quindi nella gestione del rifiuto. Dovremo sempre, dunque, pensare a degli impianti di stoccaggio definitivo, che può essere una discarica, o impianti di trattamento di altro tipo, dove avviare quei rifiuti che non sono recuperabili in generale o in quella fase particolare dell’oscillazione del mercato. E poi ci sono impianti che siamo costretti ad avere sul territorio. Se facciamo una raccolta spinta anche dell’umido, ne dobbiamo fare compost, lo dobbiamo trattare affinché il processo degradativo avvenga in una situazione controllata, e quindi occorre un impianto. Sono anche questi degli impianti che vengono percepiti con disturbo dalla popolazione, perché sicuramente emettono degli odori non gradevoli. Quando, però, parliamo di impianti di gestione dei rifiuti, dobbiamo pensare che siamo nel 2016 e ci dobbiamo confrontare con le tecnologie oggi disponibili. Non dobbiamo pensare agli impianti degli anni ’90, ’80, che emettevano chiaramente delle sostanze pericolose. Oggi, la tecnologia, nell’ambito della gestione dei rifiuti, ha fatto passi da gigante. Quindi, quando parlo di un impianto di incenerimento, bisogna distinguere tra vecchia generazione e nuova generazione. Un impianto di compostaggio: vecchia generazione e nuova generazione. Non esiste una grande città europea, una capitale, che non abbia un inceneritore, con recupero del calore. Ed è possibile vedere in tempo reale i dati emissivi. Ci sono situazioni in cui l’aria d’ingresso è peggiore dell’aria emessa da quell’impianto, anche in alcune realtà del Nord Italia, come ad esempio Bolzano. Certo, bisogna ristabilire un rapporto fiduciario tra la popolazione e gli organi di controllo, e questi debbono controllare. Si deve, cioè, rimettere in piedi la catena.








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