2016-08-04 13:39:00

Femminicidio. Gandolfini: scuola educhi, ma no a gender


La scuola educhi ad estirpare la violenza. Così il ministro dell’Istruzione Giannini in seguito ai due ultimi brutali casi di femminicidio in Italia. Dura la condanna del presidente Grasso che ha parlato di “squallidi criminali e schifosi assassini”. Sulla stessa linea il Comitato Difendiamo i nostri figli che questa mattina a Roma ha inviato una delegazione di fronte al ministero delle Pari opportunità per chiedere che le attese linee guida sull’educazione di genere, prevista dal comma 16 delle legge sulla Buona Scuola, siano rispettose delle richieste del Family Day e non veicolino invece l’ideologia gender. Al microfono di Paolo Ondarza il presidente Massimo Gandolfini si sofferma sulla piaga del femminicidio:

R. – Innanzitutto, una fermissima condanna di tutte queste forme criminali di violenza in cui si sfrutta la sopraffazione del corpo maschile, la forza maschile, nei confronti delle donne. Non esiste nessuna giustificazione a questi atti di violenza disumana, follia lucida, follia voluta, programmata. Quest’ultimo fatto di questa donna bruciata mette in evidenza come in realtà c’era tutto un programma per arrivare a compiere quello che è stato compiuto. Per cui, una condanna assoluta e totale dei due gesti efferati di questi giorni e di tutti quelli, purtroppo numerosi – più di cento –, che si sono perpetrati nei giorni scorsi.

D. – Casi come questi di donne uccise da parte di uomini mettono in luce la grave emergenza educativa. In questa ottica come si contrasta il fenomeno del femminicidio?

R. – Rientra esattamente nelle forme di violenza sessuale e di discriminazione per orientamento sessuale, per identità sessuale. E’ chiaro che questo entra esattamente nel terreno educativo della scuola, che è la seconda agenzia educativa; la prima - voglio sottolinearlo - è la famiglia. Il nostro Comitato, che è intitolato “Difendiamo i nostri figli”, non vuol fare la guerra a nessuno: né al ministro del Miur Giannini né al ministro Boschi, in quanto titolare delle Pari Opportunità. Noi vogliamo collaborare. Se la finalità è quella di togliere di mezzo il femminicidio, la violenza contro le persone, siamo assolutamente d’accordo. Però, nel momento in cui, invece, si parla di educazione all’orientamento, all’identità di genere, non si intende questo: s’intende quella filosofia gender, che nasce negli Stati Uniti per la quale non esistono due generi, due sessi, ma esistono due sessi e un numero imprecisato di generi. Cosa c’è sotto? Che educheremo i nostri figli a dire: “Voi avete un sesso – maschile o femminile – ma il genere di appartenenza dipende dal vostro desiderio e dalla vostra libera scelta”. Questo è assolutamente inaccettabile.

D. – Quindi sta dicendo che il rischio è che si vada a travisare anche il concetto di quell’alleanza uomo-donna necessario per contrastare il fenomeno, ad esempio, del femminicidio, veicolando la cosiddetta ideologia gender, che è stata denunciata anche dal Papa in Polonia?

R. – Esatto. Allora, citando il suo predecessore, Benedetto XVI, il Papa ha detto: “Chi è che porta avanti questa ideologia di gender? Evidentemente il grande capitale”. Lui dice che dietro ci sono i soldi. E’ per questo che noi dobbiamo difendere i deboli. E non c’è forse nessuno più debole al mondo se non i bambini. Allora, come si può dire ad un bambino che può scegliere il suo orientamento sessuale? La scuola non deve confondere: deve aiutare; deve dare certezze; e contemporaneamente deve veicolare l’idea che maschio e femmina non sono due nemici l’uno contro l’altro armati; hanno delle differenze e differenze non vuol dire diseguaglianze. Purtroppo, il messaggio che viene veicolato è che c’è un antagonismo. Dobbiamo dire che questi atti di femminicidio sono degli atti criminali e come tali non devono trovare nessuna, neanche lontana, minima giustificazione. Ma il bello della natura è che l’uomo e la donna sono complementari: uno aiuta l’altra; sono portatori di differenze specifiche, che messe insieme fanno la bellezza dell’umano. Allora, i bambini devono essere allevati a questi valori: non al valore del contrasto tra maschio e femmina, ma a vedere che queste differenze sono meravigliose e costituiscono – ripeto – non delle diseguaglianze, ma anzi, delle differenze su un’unica uguaglianza, che è quella della dignità della persona umana.








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