2016-08-05 12:42:00

Il premio Terra e Pace al progetto “Corridoi umanitari”


Il prestigioso Premio “Terra e Pace” 2016 è stato assegnato al progetto “Corridoi umanitari” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e dalla Tavola Valdese, che dal febbraio scorso ad oggi ha consentito a 300 profughi siriani e iracheni l’ingresso regolare in Italia. Il riconoscimento viene consegnato da 19 anni a enti o istituzioni che si siano distinti per attività di pace, intorno al 6 agosto, anniversario della bomba atomica su Hiroshima. Intanto, proprio oggi, la Commissione europea ha ribadito il proprio sostegno all’Italia nella gestione dei flussi migratori dalla Libia per i quali si prevede un’intensificazione in seguito ai raid americani e riferisce che sono 90 mila, dall’inizio dell’anno, i migranti che hanno scelto la via del Mediterraneo centrale per arrivare in Europa. Roberta Barbi ha parlato con Cecilia Pani che ha ritirato il premio per Sant’Egidio:

R. – E' un grande onore e una bellissima occasione per poter parlare di un gesto, di un progetto, di una speranza. Come la tragedia di Hiroshima ha suscitato tante forze di pace poi, nell’Europa unita, così dalle tragedie del mare, il nostro progetto è nato per una speranza di pace e di vita per tanti che attualmente fuggono dalla guerra.

D. – In che cosa consiste il progetto “Corridoi umanitari”?

R. – Il progetto permette di far arrivare dai Paesi in guerra – al momento la Siria, ma si allargherà anche ad Etiopia, Somalia, Eritrea e a tutta l’area dell’Africa subsahariana – attraverso corridoi sicuri, quindi visti da territorialità limitata, fino a mille persone in due anni. Quindi, è un protocollo fra il Ministero dell’interno, degli Esteri e le tre associazioni che gestiscono questi flussi, questi corridoi. I profughi, dunque, fuggendo dai luoghi di guerra potranno viaggiare in sicurezza e potranno evitare i viaggi della morte. Speriamo che questo progetto possa essere replicato in molti altri Stati. Stiamo ricevendo anche manifestazioni di interesse in molti Paesi europei.

D. – Per ora il progetto riguarda mille profughi, ma quale sarà il futuro di “Corridoi umanitari”?

R. – Noi speriamo che da queste aree che ancora soffrono, che ancora vivono nella guerra, possano venirne molti di più e soprattutto che il progetto si estenda ad altre nazioni europee. In Polonia, in Germania, in Francia ci sono manifestazioni di interesse. Speriamo che si possa replicare: il nostro è un modello facilmente replicabile. Per questo, l’occasione di questo Premio è un’ulteriore possibilità di divulgare, di far conoscere, di presentare questo modello e diffonderlo.

D. – Puoi raccontarci qualche storia, fra le tante, delle persone che avete accolto?

R. – Ci sono famiglie in gravi difficoltà, con bambini malati. Molti dopo qualche mese, dopo due o tre mesi, hanno già imparato la lingua italiana, i bambini hanno frequentato la scuola e vivono in appartamenti messi a disposizione dalle parrocchie, dalla società civile e dalle organizzazioni. Muovono già, quindi, i primi passi. E' bello anche vedere come, soprattutto i bambini, facciano amicizia con i loro compagni di scuola: sono loro il motore dell’integrazione.

D. – Quanto è importante dal punto di vista ecumenico lavorare con la Federazione delle Chiese Evangeliche italiane e con la Tavola Valdese, avendo in comune l’unico grande obiettivo di costruire insieme la pace?

R. – E' stato molto importante pensare insieme una via per interrompere questi viaggi terribili, è stato importante continuare a combattere, a preparare la strada fino alla firma del protocollo. E continua una grande collaborazione a tutti i livelli, sia nella presenza in Paesi come il Libano o altri che stanno per preparare i viaggi sia in tutte le altre azioni che sono necessarie per favorire l’integrazione. E' un modello, quindi, di collaborazione della società civile, delle Chiese, dei cristiani, e questo è un valore aggiunto importante.








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