2016-08-07 08:00:00

Papa ad Assisi, il card Bassetti: il perdono è segno di misericordia


E’ ancora forte l’eco della visita, giovedì scorso, di Papa Francesco alla Porziuncola di Santa Maria degli Angeli nell’ottavo centenario del Perdono di Assisi. A colpire il cuore dei fedeli di tutto il mondo, non solo le parole del Santo Padre sulla necessità di imparare a perdonare come Dio fa infinitamente con ognuno di noi, ma anche un gesto concreto ed inaspettato: la confessione in basilica di diciannove persone, segno tangibile di amore e misericordia. Federico Piana ne ha parlato con il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale umbra:

R. – Il gesto va calato in due contesti. Il primo è la lettura del Vangelo di Matteo, che il Papa ha commentato in maniera eccezionale, soprattutto anche per i tanti giovani che erano presenti, perché parlava non soltanto con le parole ma anche con i gesti. Per esempio, ha detto: “Te la farò pagare”, noi siamo soliti dire. Poi quando ha pensato all’incontro tra il figliol prodigo con il padre e il figliol prodigo ha affermato: “Padre, ho peccato”. “Gli tappa la bocca”, “gli ha tappato la bocca, non gli ha fatto finire la frase”. E poi, soprattutto quel contenuto fortissimo, perché è andato subito al cuore dei fedeli, non ha avuto mezzi termini. Ha detto che solo il perdono può rinnovare la Chiesa e il mondo, e non ha detto altre cose. Troppe persone – e l’ha ribadito – vivono nel rancore e nell’odio. E poi: “Perché perdonare a chi ti ha fatto del male? Perché tu sei stato perdonato!”. Con i gesti, con le parole, con gli sguardi veramente ha fatto una catechesi formidabile. Per cui, la conclusione non poteva essere che questa, secondo me: “E ora, andiamo tutti a lavarci nel perdono di Dio che è il sacramento della riconciliazione”. Ha detto: “Io vado, se i vescovi vogliono seguirmi …”. Ed è stata tutta una mobilitazione. E la gente era stata preparata alla confessione, altrimenti non si sarebbe potuto improvvisare in quel contesto, senza che prima avessero fatto un esame di coscienza. Poi, secondo me, c’è anche un altro significato per certi aspetti ancora più profondo. Noi lo sappiamo che il  sacramento della penitenza anche un po’ nella sua forma  è in crisi: la gente non va a confessarsi, non sa più confessarsi. Il Papa, che è il Successore di Pietro ed è il primo responsabile anche dei sacramenti della Chiesa, ha voluto veramente valorizzare fino in fondo questo sacramento così necessario per la vita cristiana.

D. – Secondo lei, quali saranno i frutti che porterà questo esempio di Papa Francesco?

R. – Sicuramente anche una riflessione molto seria sul sacramento della penitenza, perché delle 19 persone che si sono avvicinate tantissimi erano giovani. Che i ragazzi e i giovani riscoprano il sacramento della penitenza, è già – secondo me – uno dei frutti. E poi, questo insistere sulla necessità del perdono: su questo il Papa c’è ritornato, ha ripetuto: “Alzi la mano chi non ha bisogno di perdono!” ancora poco prima di partire con l’elicottero. Poi ha voluto dire l’Ave Maria, ha benedetto. Sembrava Gesù che saliva al cielo. Poi, con una mano continuava a salutare. Ma è bella quella espressione: “alzi la mano chi non ha bisogno di perdono”. Io ho detto, scherzando: doveva essere una visita privata, lui voleva raccogliersi alla Porziuncola ma è diventata una visita pubblica, anche se non c’era tantissima gente.  Questo proprio per il fatto che era stata definita visita privata ed era stato limitato il concorso della folla. Ma nonostante questo erano diverse migliaia le persone presenti. In questo contesto ha voluto fare una catechesi esemplare e lasciare uno dei segni più belli del Giubileo. E questo è rimasto –nel cuore della nostra gente che io incontro: sono anche tornato in due comunità e tutti parlano di questo perché hanno visto, anche attraverso la televisione. Secondo me, è qualcosa che veramente rimane impressa nei cuori.

D. – Bisogna ricordare anche il fatto che questa visita di Papa Francesco, questa preghiera silenziosa e privata avviene in due momenti particolari: l’VIII centenario dell’Indulgenza e del Perdono, che è stata chiesta da Francesco nel 1216, e poi il Giubileo della Misericordia …

R. – Questo del Perdono di Assisi è stato uno degli eventi ecclesiali più notevoli del secondo millennio. Il Papa ha esordito con le stesse parole con cui, dopo avere ottenuto questo Perdono dal Papa, lui, San Francesco, si rivolse alla folla e disse: “Ho una gran notizia bella da darvi: voglio portarvi tutti in Paradiso”, e annuncia il perdono. Il Papa ha esordito proprio con quelle stesse parole. Pensiamo anche al contesto: uno poteva ricevere l’indulgenza plenaria dei propri peccati soltanto in quattro luoghi del mondo: San Giacomo di Campostella, Sant’Arcangelo al Gargano, le Basiliche di Roma e la Terra Santa. E chi voleva andare a ricevere un’indulgenza, doveva fare testamento! Portare il Perdono alla portata di tutti, del popolo di Dio, solo il cuore di Francesco così vicino al cuore di Cristo, lo poteva intuire. Tant’è vero che i cardinali rimasero sbalorditi. “E senza obolo”, disse San Francesco al Papa, perché doveva essere per tutti i poveri e disgraziati, anche per chi non aveva nulla! Tra i cardinali, rimasero perplessi: “Ma, Santità, se voi concedete un perdono di questo tipo, le casse della Chiesa ne risentiranno!”, e il Papa disse: “Quel che ho detto, ho detto”. Con molta precisione, e autorizzò questo Perdono. Per me, è un evento grandioso! Io l’ho ribadito il giorno prima della venuta del Santo Padre, perché ho avuto anche la gioia e la consolazione di poter fare il Pontificale proprio alle 11 alla Porziuncola, il 2, nel giorno del Perdono. Quindi ringrazio il Signore anche per questa occasione che mi è stata offerta, e mi ha preparato e predisipsto alla visita del Santo Padre.








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