2016-08-08 13:01:00

Scuola. Manifestazioni contro l'esodo dei docenti del Sud


Manifestazioni e sit-in oggi in varie città del sud Italia da parte dei docenti neoassunti in ruolo – se ne stimano circa 30-40 mila – chiamati a prendere servizio lontano da casa in seguito alla legge sulla Buona Scuola del governo Renzi. I sindacati denunciano un “esodo vergognoso” che sta “depauperando il sud Italia”  a causa di un algoritmo che spedisce gli insegnanti con punteggio più alto lontano dalla propria terra, senza tener conto delle situazioni personali, familiari e dei tanti anni passati nella scuola. Sulle ragioni della protesta, Paolo Ondarza ha sentito Stefano Cavallini, presidente regionale del sindacato Anief Campania:

R. – Molti pensano, e questo ce lo vuole far pensare il Ministero, che i docenti non vogliano prendere servizio lontano da casa. In parte è vero, però questa cosa si sapeva perché il contratto la prevedeva. Quello che il ministro non comprende, o fa finta di non comprendere, è che in queste mobilità ci sono vari errori: colleghi con pochi punti che sono andati molto più vicino alla loro sede di residenza rispetto a persone con punteggi altissimi.

D. – Perché è accaduto questo? Perché quest’anomalia che va a penalizzare chi ha il punteggio più alto?

R. – Tutti i sindacati, noi compresi, hanno mandato al Ministero una serie di nominativi con eventuali anomalie per quanto riguarda questa mobilità. Quest’ultima è stata fatta da un software che ha gestito la mobilità di circa 70 mila persone. Il Ministero non ha mai chiarito quale fosse la procedura che il software ha seguito. Per il Ministero va tutto bene e non c’è stato nessun errore, invece ci sono stati degli errori proprio nella valutazione delle domande.

D. – Imputabili al sistema informatico?

R. – Tecnicamente imputabili anche alle persone fisiche che hanno validato le domande.

D. – E siccome dietro ai numeri ci sono le persone, vogliamo fare qualche esempio: chi è il prototipo dell’insegnante che viene penalizzato? Si parla di donne over 35, sposate e molto spesso con figli, che si vedono costrette a dover abbandonare la loro terra e la loro famiglia…

R. – Per esempio, ho avuto un colloquio con una collega di Napoli: suo marito è stato trasferito d’ufficio e fa parte delle Forze Armate, a lei non le è stata riconosciuta la priorità di cui ha diritto ed è andata a finire a Brescia.

D. – Come mai questa questione riguarda specificamente i docenti del Meridione, del sud Italia?

R. – Perché molti del Meridione sono già emigrati negli anni precedenti nelle province del nord. Molti, che già si trovavano nelle province del nord, hanno richiesto di rientrare. A questi, si è aggiunto un massiccio numero di docenti messi in ruolo l’anno scorso. Sommando i vecchi con i nuovi, si ha un numero molto elevato di persone che cercano di trasmigrare verso il Sud. C’è da dire che fino all’anno scorso le persone che sono rientrate nelle loro terre d’origine erano in percentuale meno del 5%.

D. – Secondo contratto, la mobilità avrebbe dovuto svolgersi tenendo conto di un criterio di merito…

R. – Tecnicamente, piuttosto che di un criterio di merito, di un criterio di servizio: più le persone avevano servizio e più acquisivano punteggio. Oltre a questo si aggiungevano anche dei punti relativi al proprio iter accademico: persone che avevano più titoli avevano quindi un punteggio più alto. Il contratto prevedeva che la mobilità si dovesse avere rispettando il punteggio derivante da tutto questo: quindi, chi aveva più punti doveva “scegliere” dove andare per primo. È questo che è venuto a mancare in molti casi.

D. – Si profila un inizio di scuola “caldo”…

R. – Più che caldo, burrascoso. Anche perché – lei lo sta vedendo – è iniziato tutto da alcune città: Napoli, Palermo, Bari e si sta diffondendo a macchia d’olio.

D. – Dopo le manifestazioni e i sit-in di oggi e di questi giorni, cosa pensate di fare?

R. – Il Ministero ha iniziato dicendo che andava tutto bene e che non c’erano errori. Poi, è venuto a più miti consigli, affermando che, nei casi in cui si fossero riscontrati degli errori, con un tentativo di conciliazione il Ministero avrebbe mandato una nota interna ai vari ambiti territoriali per conciliare con queste persone. Tecnicamente, quindi, il Ministero si è reso conto che ci sono degli errori venuti fuori dal sistema e sta cercando di porvi rimedio. Bisogna però vedere quando si farà.

D. – Ossia, quando si porrà rimedio…

R. – Esatto. Si prevede un inverno di ricorsi. Il ministro ha detto poi un’altra cosa molto grave: ossia bloccare per tre anni la mobilità. Ci troveremo quindi persone che avevano diritto di stare in province più vicine, che saranno per tre anni lontane e non si potranno muovere. Un’ultima cosa vorrei dire: nessuno – nemmeno dal Ministero – parla degli studenti. Perché, se ci saranno dei cambiamenti per quanto riguarda i docenti, le ricadute ci saranno anche sugli studenti. Se nel corso dell’anno un docente lascerà i propri alunni, a pagarne le conseguenze saranno gli studenti.








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