2016-08-09 15:06:00

Immigrazione, emergenza causata anche da disinformazione


Emergenza immigrazione: dopo giorni di forte tensione a Ventimiglia il capo della Polizia, Franco Gabrielli, arrivato ieri in visita in Liguria, ha affermato che i migranti saranno portati altrove, in altri centri di assistenza, per alleggerire la pressione nell’area. Le decisioni possono essere molteplici, ma non si può fermare il desiderio di una vita migliore. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il parroco della Natività a Ventimiglia, don Rito Julio Alvarez:

R. – Loro vogliono comunque continuare il viaggio. Di proposte se ne possono fare tante. Poi vedremo quali saranno le soluzioni concrete. Noi sappiamo che tutte le persone respinte dalla Francia vengono caricate sui bus dalla polizia di frontiera di Ventimiglia e quindi portate nei centri nel Meridione, ad Ancona o in altri luoghi. Però, noi che facciamo assistenza sappiamo che, tassativamente, dopo tre giorni sono qui di nuovo. Veramente io spero anche ci sia una soluzione definitiva: crescendo il numero dei migranti a Ventimiglia nella situazione in cui ci troviamo, è complicato e lo diventa anche per me. Noi gestiamo un gruppo piccolo nella chiesa, soprattutto donne e bambini. Alcuni giorni possono essere 40, ma se poi la sera arrivano in 50 non posso dire loro che li teniamo fuori o che non gli diamo da mangiare.

D. – L’ultima immagine, tra le tante che abbiamo, è quella di alcuni migranti che cercano di raggiungere la Francia a nuoto…

R. – Non solo a nuoto. Ieri sera stavo tornando da Nizza e ho visto due persone, nei tunnel dell’autostrada, che andavano a piedi verso la Francia. E allora tutto questo ci dice il grande desiderio di queste persone di poter continuare il loro viaggio, realizzare i loro sogni, e avere un po’ di tranquillità. Già vengono da situazioni complicate e quello che desiderano sicuramente è riavere un po’ di pace.

D. – Come si deve comportare l’Europa? C’è il rischio che si riveli, in realtà, solo una fortezza, che poi non è neanche inespugnabile…

R. – Io penso che una delle cose da fare – in questo caso parlo per l’Italia – è quella di riuscire a pensare a dei centri di accoglienza ben sistemati nei punti di frontiera, in modo che le città non si trovino tutti gli anni nella stessa situazione in cui ci troviamo a Ventimiglia. Questo succedeva già quattro, cinque anni fa, e anche l’anno scorso. Ce lo ricordiamo bene… E allora ci devono essere dei progetti nei quali coinvolgere magari loro stessi, i volontari e le associazioni. Siamo di fronte a una situazione per la quale è questa la realtà.

D. – Avendo come osservatorio privilegiato la situazione di Ventimiglia vede, anche da parte della società italiana, una volontà di integrazione, accoglienza? C’è speranza in questo senso?

R. – Io penso che, una volta che i singoli cittadini cominciano a conoscere queste persone e a scoprire un po’ la loro umanità, ci si affezioni a loro. E penso ci sia più la consapevolezza o comunque la sensibilità di accogliere e integrare. Il problema è che, quando in tutto questo insieme di cose, la situazione o l’emergenza è gestita non benissimo, è certo che questo crea malcontento dappertutto. E molti ne approfittano anche per passare delle informazioni sbagliate. Per me, nella mia esperienza con i migranti la cosa più difficile che ho trovato è la mancanza di giusta informazione: ci sono tanti siti fasulli che continuano a lanciare notizie false anche su piccoli episodi e vanno poi a strumentalizzare per dire le cose peggiori. E certamente, chi è solo in Rete e nei Social a leggere tutte quelle indicazioni prende queste informazioni sbagliate come oro colato. E tutto questo fa tantissimo male a loro, ma anche alla società.








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