2016-08-10 10:21:00

Udienza generale: dolore dell'umanità e compassione di Dio. Ampia sintesi


Il Papa ha tenuto oggi l’udienza generale nell’Aula Paolo VI in Vaticano dedicando la catechesi al tema: “La consolazione per una mamma” commentando il brano del Vangelo secondo Luca sulla risurrezione del figlio della vedova di Nain.

“Il brano del Vangelo di Luca che abbiamo ascoltato (7,11-17) – ha esordito - ci presenta un miracolo di Gesù veramente grandioso: la risurrezione di un ragazzo. Eppure, il cuore di questo racconto non è il miracolo, no: ma la tenerezza di Gesù verso la mamma di questo ragazzo. La misericordia prende qui il nome di grande compassione verso una donna che aveva perso il marito e che ora accompagna al cimitero il suo unico figlio. È questo grande dolore di una mamma che commuove Gesù e lo provoca al miracolo della risurrezione”.

“Nell’introdurre questo episodio, l’Evangelista indugia su molti particolari. Alla porta della cittadina di Nain – un villaggio – si incontrano due gruppi numerosi che provengono da direzioni opposte e che non hanno nulla in comune. Gesù, seguito dai discepoli e da una grande folla sta per entrare nell’abitato, mentre da esso sta uscendo il mesto corteo che accompagna un defunto, con la madre vedova e molta gente. Presso la porta i due gruppi si sfiorano solamente andando ognuno per la propria strada, ma è allora che san Luca annota il sentimento di Gesù: «Vedendo [la donna], il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: “Non piangere!”. Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono» (vv. 13-14). Grande compassione guida le azioni di Gesù: è Lui che ferma il corteo toccando la bara e, mosso dalla profonda misericordia per questa madre, decide di affrontare la morte, per così dire, a tu per tu. E l’affronterà definitivamente, a tu per tu, sulla Croce”.

“Durante questo Giubileo, sarebbe una buona cosa che, nel varcare la Porta Santa, la Porta della Misericordia, i pellegrini ricordassero questo episodio del Vangelo, accaduto sulla porta di Nain. Quando Gesù vide questa madre in lacrime, essa entrò nel suo cuore! Alla Porta Santa ognuno giunge portando la propria vita, con le sue gioie e le sue sofferenze, i progetti e i fallimenti, i dubbi e i timori, per presentarla alla misericordia del Signore. Stiamo sicuri che, presso la Porta Santa, il Signore si fa vicino per incontrare ognuno di noi, per portare e offrire la sua potente parola consolatrice: «Non piangere!» (v. 13). Questa è la Porta dell’incontro tra il dolore dell’umanità e la compassione di Dio. E pensiamo a questo: un incontro tra il dolore dell’umanità e la compassione di Dio.Varcando la soglia noi compiamo il nostro pellegrinaggio dentro la misericordia di Dio che, come al ragazzo morto, ripete a tutti: «Dico a te, alzati!» (v. 14)".

A braccio ha aggiunto: “A ognuno di noi: ‘Alzati!’. Dio ci vuole in piedi. Ci ha creati per essere in piedi: per questo, la compassione di Gesù porta a quel gesto della guarigione, a guarirci … E la parola chiave è: ‘Alzati! Mettiti in piedi, come ti ha creato Dio!’. In piedi … ‘Ma, Padre, noi cadiamo tante volte …’ – ‘Avanti, alzati!’. Questa è la parola di Gesù, sempre. Nel varcare la Porta Santa, cerchiamo di sentire nel nostro cuore questa parola: Alzati!”.

“La parola potente di Gesù può farci rialzare e operare anche in noi il passaggio dalla morte alla vita. La sua parola ci fa rivivere, dona speranza, rinfranca i cuori stanchi, apre a una visione del mondo e della vita che va oltre la sofferenza e la morte. Sulla Porta Santa è inciso per ognuno l’inesauribile tesoro della misericordia di Dio!”.

“Raggiunto dalla parola di Gesù, «il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre» (v. 15). Questa frase è tanto bella: indica la tenerezza di Gesù: ‘Lo restituì a sua madre’. La madre ritrova il figlio. Ricevendolo dalle mani di Gesù essa diventa madre per la seconda volta, ma il figlio che ora le è restituito non è da lei che ha ricevuto la vita. Madre e figlio ricevono così la rispettiva identità grazie alla parola potente di Gesù e al suo gesto amorevole. Così, specialmente nel Giubileo, la madre Chiesa riceve i suoi figli riconoscendo in loro la vita donata dalla grazia di Dio. E’ in forza di tale grazia, la grazia del Battesimo, che la Chiesa diventa madre e che ciascuno di noi diventa suo figlio".

“Di fronte al ragazzo tornato in vita e restituito alla madre, «tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: “Un grande profeta è sorto tra noi” e “Dio ha visitato il suo popolo”. Quanto Gesù ha fatto non è dunque solo un’azione di salvezza destinata alla vedova e al suo figlio, o un gesto di bontà limitato a quella cittadina. Nel soccorso misericordioso di Gesù, Dio va incontro al suo popolo, in Lui appare e continuerà ad apparire all’umanità tutta la grazia di Dio. Celebrando questo Giubileo, che ho voluto fosse vissuto in tutte le Chiese particolari, cioè in tutte le Chiese del mondo, e non solo a Roma, è come se tutta la Chiesa sparsa nel mondo si unisse nell’unico canto di lode al Signore. Anche oggi la Chiesa riconosce di essere visitata da Dio. Per questo, avviandoci alla Porta della Misericordia, ognuno sa di avviarsi alla porta del cuore misericordioso di Gesù: è Lui infatti la vera Porta che conduce alla salvezza e ci restituisce a una vita nuova. La misericordia, sia in Gesù sia in noi, è un cammino che parte dal cuore per arrivare alle mani…”.

A braccio ha così concluso la catechesi: “Cosa significa, questo? Gesù ti guarda, ti guarisce con la sua misericordia, ti dice: ‘Alzati!’, e il tuo cuore è nuovo. Ma questo del cammino dal cuore alle mani … ‘Eh, sì, e io che faccio adesso? Con il cuore nuovo, con il cuore guarito da Gesù faccio le opere di misericordia con le mani e cerco di aiutare, di curare tanti che hanno bisogno’. La misericordia è un cammino che parte dal cuore e arriva alle mani, cioè alle opere di misericordia”.

Infine, salutando i pellegrini italiani, a braccio ha spiegato ulteriormente quanto detto nella catechesi: “Ho detto nella catechesi che la misericordia è un cammino che va dal cuore alle mani. Nel cuore, noi riceviamo la misericordia di Gesù, che ci dà il perdono di tutto, perché Dio perdona tutto, tutto, e ci solleva, ci dà la vita nuova. E anche, ci contagia la sua compassione. E da quel cuore perdonato e con la compassione di Gesù, incomincia il cammino verso le mani, cioè verso le opere di misericordia. Mi diceva un vescovo, l’altro giorno, che nella sua cattedrale e in altre chiese ha fatto porte di misericordia di entrata e di uscita. Io ho chiesto: ‘Perché hai fatto questo?’ – ‘Perché, per entrare e per varcare quella porta è per chiedere il perdono e avere la misericordia di Gesù; e uscendo dall’altra porta, di misericordia in uscita, è per portare la misericordia agli altri, con le opere di misericordia’. Ma, è intelligente, questo vescovo, eh? Anche noi facciamo lo stesso: il cammino. Entriamo proprio nella chiesa per la Porta della misericordia, per ricevere il perdono di Gesù, che ci dice: ‘Alzati! Vai, vai!’. E con questo “vai!” – in piedi – usciamo per la porta di uscita. E’ la Chiesa in uscita: il cammino della misericordia che va dal cuore alle mani”.  








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