2016-08-11 14:27:00

Si mobilitano le Caritas del mondo: solidarietà concreta per i siriani


In Siria, nella martoriata Aleppo sono continuati gli scontri nonostante il cessate il fuoco di tre ore annunciato dalla Russia. Una tregua che, peraltro, l’Onu valuta come insufficiente. Intanto l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, de Mistura, afferma che "diversi elementi" tendono a confermare che la città sia stata colpita da un attacco chimico". Paola Simonetti:

La tregua non regge. Ad Aleppo gli scontri tra i gruppi ribelli e le forze governative nonostante il cessate il fuoco sono proseguiti. Lo ha confermato padre al Sabagh, parroco del settore occidentale della città sotto controllo governativo. Mosca, intanto, ha reso noto di aver distrutto una fabbrica di armi chimiche dell'Is a Raqqa, dove sarebbero almeno 30 le persone uccise tra jihadisti e civili. Dal canto suo l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, de Mistura ha annunciato che ci sono prove che confermano un attacco chimico su Aleppo. Per la città, caduta in una situazione umanitaria spaventosa, la tregua annunciata dalla Russia di 3 ore al giorno per facilitare l’arrivo dei beni di prima necessità, viene giudicata insufficiente dalle Nazioni Unite: per un areale momentaneo sollievo della popolazione, rimasta senza cibo, acqua, corrente elettrica, servirebbero 48 ore  di cessate il fuoco

Tre ore di tregua non bastano, sostiene l’Onu, che ne chiede almeno 48 e la Caritas impegnata a livello internazionale, lo conferma. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Paolo Beccegato, responsabile dell'area internazionale di Caritas italiana:

R. – Non abbiamo mai cessato di chiedere uno stop a questa guerra che non ha alcun senso. Da poco Papa Francesco ha lanciato un appello per la pace in Siria, sostenuto da Caritas Internationalis che chiedeva sostanzialmente tre cose: il cessate-il-fuoco immediato su tutto il Paese, perché di fatto la tregua, quelli che l’hanno sottoscritta, non l’hanno osservata; secondo: corridoi umanitari in entrata e in uscita, e terzo – per noi il punto più importante – è quello della preghiera, perché tutta la comunità internazionale si attivi in modo più efficace per bloccare questa guerra.

D. – In quel videomessaggio il Papa diceva: “Uniamo le forze a tutti i livelli”. La Caritas sta operando proprio in questo senso?

R. – Sì: noi lavoriamo dal basso, sostenendo Caritas Siria e tante altre realtà che lavorano al fianco della popolazione. La popolazione non è solo vittima, ma in qualche modo è strumentalizzata. Il prendere di mira minori, donne, popolazione civile, diventa un modo per combattere la guerra e questo è inaccettabile da tutti i punti di vista, soprattutto dal punto di vista umano.

D. – Un fondo di emergenza: è una novità di questo momento in particolare? Voi come contribuite e cosa siete riusciti a fare finora?

R. – La Caritas Siria sta chiedendo di costituire un fondo di emergenza e noi abbiamo accettato questa idea per venire incontro alla situazione particolare della città di Aleppo, dove anche gli ospedali sono stati presi di mira. E questo fondo di emergenza si sta costituendo e quindi tutte le Caritas del mondo contribuiranno per fornire poi, di fatto, cibo, assistenza sanitaria, istruzione, alloggi e protezione alla popolazione civile. Ovviamente non basta l’aiuto dall’esterno: se poi sul terreno non si riesce a distribuirlo quotidianamente, tutte le operazioni sono bloccate. Quindi, di giorno in giorno si cercano i canali possibili per aiutare la popolazione.

D. – Vi rendete conto se e in che misura la voce del Papa, così costante, così continua ha peso o meno su questa situazione?

R. – Noi abbiamo la percezione che abbia un peso molto rilevante, sia dal basso – la popolazione lo vede come “la” voce, l’unica voce che in qualche modo va a rompere gli schemi costituiti – ma anche dall’alto, perché tutti hanno sulla coscienza questa situazione. Perché questa non è la guerra “in” Siria, è una guerra internazionale dove tantissime superpotenze sono coinvolte. Quindi questa voce in qualche modo scuote le coscienze di tutti … Il problema è che le posizioni non si smuovono, cioè sostanzialmente tutti restano bloccati sulle loro posizioni e non fanno quel “di più” per sbloccare la situazione. Questo è il problema, e che ormai dura da quasi sei anni: a marzo dell’anno prossimo, in particolare, ricorderemo l’ennesimo anniversario della guerra più cruenta, più letale che viene combattuta oggi nel mondo contemporaneo.








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