2016-08-12 12:54:00

Crimea, tensione Mosca-Kiev. Onu convoca Consiglio sicurezza


Tensione altissima tra Russia e Ucraina. E’ ancora una volta la Crimea, annessa nel 2014 alla Russia, lo sfondo di possibili scenari di guerra. Proprio sulla situazione in Crimea, dove  il prossimo 18 settembre si terranno elezioni regionali e federali, sarà incentrata una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

A far scattare l’allarme è stato, nei giorni scorsi, il presidente russo, Vladimir Putin, secondo cui le forze ucraine hanno tentato di effettuare un’incursione in Crimea. Subito dopo il capo di Stato ucraino, Petro Poroshenko, ha ordinato l’allerta a tutte le unità militari dispiegate alla frontiera con la Crimea e nella regione del Donbass. Il servizio di sicurezza russo ha anche reso noto di aver sventato un articolato attacco terroristico, che sarebbe stato pianificato dall’intelligence ucraina con lo scopo di destabilizzare la Crimea. Per Kiev si tratta di accuse insensate, di un pretesto per ulteriori minacce militari contro l’Ucraina. La Nato sta monitorando la situazione e l’Onu ha già organizzato, su richiesta di Kiev, una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza. Per gli Stati Uniti, infine, non ci sono prove di incursioni ucraine e di possibili attacchi terroristici in Crimea.

Ma perché una crisi in questo momento? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Dario Fabbri, analista della rivista di geopolitica “Limes”:

R. – In questo momento, probabilmente, ciò che ha “scatenato” questa nuova tensione riguardo alla Crimea, è il riavvicinamento tra Russia e Turchia: gli Stati Uniti in prima linea, e quindi anche l’Ucraina, intendono ricordare alla Russia – il cui riavvicinamento con la Turchia è fortemente osteggiato dagli americani – che è in una posizione strategica comunque molto fragile nel suo dossier più importante in assoluto, che è quello dell’Ucraina. Addirittura, da insidiare la Crimea che gli americani considerano da sempre nelle mani della Russia e sanno bene che non tornerà in nessun’altra situazione. Però, dopo questo riavvicinamento tra turchi e russi, evidentemente era necessario ricordare a Mosca, soltanto attraverso una provocazione, che comunque è in una posizione molto fragile.

D. – Come leggere, dunque, questo momento di alta tensione tra Russia e Ucraina?

R. – L’impressione assoluta è che siano veramente schermaglie. Siamo in un ambito soltanto di provocazioni, almeno per il momento. La Russia non ha alcun tipo di interesse a fare la guerra in questo momento in Ucraina. L’Ucraina non potrebbe sostenere una guerra con la Russia. Quindi, a livello prettamente logico, la situazione dovrebbe rimanere sotto controllo. Sappiamo, però, che non sempre è la logica a guidare ogni tipo di dinamica.

D. – Diversi osservatori fanno anche notare che questa nuova fase di crisi tra Russia e Ucraina si è aperta durante le Olimpiadi di Rio, ovvero quando l’attenzione mediatica internazionale è distratta da altri eventi. Uno scenario simile si era visto anche in occasione del conflitto in Georgia. In quel caso c’erano le Olimpiadi a Pechino …

R. – Il periodo è pressoché simile. Dobbiamo ricordarci che, comunque, quando la Russia interviene militarmente lo fa nel silenzio, più che nel clamore. Quindi, il periodo riguardante le Olimpiadi nel 2008, come questo, apparentemente sembrerebbe essere propizio per un intervento. Ma siamo veramente nell’ambito delle speculazioni. E’ impossibile stabilire, in questa fase, quali intenzioni abbia la Russia di rispondere alle “sollecitazioni” che riceve in questo momento dal fronte ucraino.

D. – In questo scenario sono in gioco anche le aspirazioni della Russia nella regione cruciale del Mar Nero…

R. – Il Mar Nero è da sempre una regione cruciale per la Russia perché il Mar Nero rappresenta l’accesso ai mari caldi. Attraverso il Mar Nero, peraltro, si giunge poi nel bacino principale del Mediterraneo e quindi parliamo da sempre di un quadrante strategico per la Russia. In questo momento, con il riavvicinamento alla Turchia – che è un riavvicinamento tattico e che comunque nel breve periodo avrà la sua funzionalità – la Russia estende la sua influenza sul Mar Nero: è la Turchia che controlla il passaggio dagli Stretti. La questione della Crimea, in questo senso, non è legata al controllo sul Mar Nero quanto, appunto, a ribadire al fragilità della Russia.

D. – Possono essere uno snodo cruciale le elezioni regionali e federali che si terranno, il prossimo 18 settembre, in Crimea?

R. – Questo riguarda però soprattutto la Russia, i suoi affari domestici. C’è un discreto malumore tra gli abitanti della Crimea: non perché facciano parte della Federazione russa, essendo questi in larga maggioranza russofoni – quindi si sono sempre, almeno culturalmente, considerati russi – ma perché si aspettavano condizioni economiche migliori. Nella loro volontà di ricongiungersi alla Russia c’era l’aspirazione a un benessere maggiore che invece non si è materializzato, non fosse altro perché la Russia è in condizioni economiche molto, molto difficili. E quindi sarebbe stato complesso immaginarsi un miglioramento da quel punto di vista. Queste prossime elezioni potrebbero segnalare, qualora si svolgessero del tutto liberamente, un malcontento da questo punto di vista.








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