2016-08-12 10:21:00

Thailandia, bombe in località a sud di Bangkok, almeno 4 morti


In Thailandia, una serie di esplosioni iniziata ieri nella località turistica di Hua Hin e proseguita in altre quattro province a sud di Bangkok (Surat Thani, Phuket, Trang, Phang Nga) ha causato la morte di almeno quattro persone e decine di feriti, alcuni stranieri. Al momento non ci sono rivendicazioni. La polizia ha fermato due persone e, dopo aver escluso la pista del terrorismo internazionale, sta indagando sul separatismo islamico del sud e sugli oppositori al governo, vicini al presidente Thaksin Shinawatra. Il capo della giunta militare al potere, che da qualche giorno ha incassato il "sì" a una nuova controversa Costituzione, ha dichiarato che c’è la volontà di seminare il caos. Il servizio di Eugenio Murrali:

Sembra esserci un disegno organizzato dietro gli attentati che da ieri sera stanno colpendo la Thailandia, a sud di Bangkok. Tutte le piste sono aperte, anche se la polizia locale escluderebbe quella del terrorismo islamico. Va ricordato, piuttosto, che quest’area è da anni oggetto di azioni da parte dei separatisti del sud. Non si può scartare, inoltre, dopo le consultazioni costituzionali di domenica, l’ipotesi di una matrice politica degli attentati, compiuti tra l’altro in concomitanza con le celebrazioni per il compleanno della regina Sirikit. Due esplosioni sono avvenute a Hua Hin, in un resort molto frequentato da turisti, ma anche da thailandesi. Una commerciante è rimasta uccisa, circa 20 i feriti, tra cui diversi turisti. Sempre a Hua Hin in una via molto centrale, altre deflagrazioni hanno causato la morte di una persona e nuovi feriti. E ancora bombe a Shurat Thani, vicino a due stazioni di polizia, a Phang Nga, a Phuket, nei pressi un chiosco della polizia, nella popolare spiaggia di Patong, e a Trang, nel sud, dove è morta una persona e altre cinque sono rimaste ferite all’uscita di un mercato. La Farnesina conferma che due italiani hanno riportato lesioni: un giovane di 21 anni, già dimesso dall’ospedale, e un uomo di 51, operato d’urgenza ma fuori pericolo.  

Carlo Filippini, esperto di politica asiatica, riflette sulla possibile matrice dei numerosi attacchi:

R. – E’ più probabile che la matrice sia quella degli oppositori all’attuale regime, i cosiddetti Rossi, i sostenitori di Thaksin. L’alternativa, ma molto improbabile, è che siano i gruppi musulmani separatisti che vorrebbero ricongiungere le province meridionali alla Malesia e, appunto, staccarsi dalla Thailandia, che è prevalentemente buddista. Per la verità, questi gruppi separatisti non hanno mai agito al di fuori delle province, per cui è più probabile, ripeto, che sia una matrice politica interna thailandese.

D. – Domenica scorsa, si è svolto un referendum per approvare la nuova Costituzione proposta dalla giunta militare, che è al potere dal 2014. Può esserci una relazione anche con questo?

R. – E’ molto probabile, proprio perché l’opposizione, che non ha potuto manifestarsi durante i pochissimi giorni di preparazione al referendum, ha voluto forse con un gesto eclatante – le bombe, che purtroppo stanno diventando troppo comuni come modo di esprimere un’opposizione – mostrare la propria posizione e la contrarietà che, per la verità, per quello che si dice è della stragrande maggioranza della popolazione thailandese.

D. – Oggi, tra l’altro, è il compleanno della regina. Questo ha un valore simbolico?

R. – Probabilmente, c’è stato anche questo. Adesso non vorrei costruire troppe coincidenze. Certamente, la regina è in questo momento il vero potere, data la malattia, data la cattiva salute del re. Le voci più diffuse dicono che l’effettivo potere sia in mano alla regina e ai vecchi politici che si sono alleati con i  militari.

D. – Questi attacchi terroristici hanno provocato feriti anche tra i turisti. Che ripercussioni economiche possono esserci?

R. – La Thailandia già negli ultimi anni, proprio per l’instabilità politica, aveva perso tutta quella attrattiva economica. Sappiamo che il Paese negli ultimi decenni era stato sede di numerosissime imprese sia americane che giapponesi in parecchi settori – dall’automobilistico a quello dell’elettronica – e l’industrializzazione e lo sviluppo economico si erano basati anche su un clima di stabilità politica, che era uno dei fiori all’occhiello della Thailandia. I colpi di Stato, la contesa fra i "Gialli" – cioè i vecchi politici militari che si appellano al re, che fingono di parlare e di agire in nome del re – e i "Rossi", cioè appunto le persone, i partiti legati più a Thaksin, questa instabilità politica avevano già fatto spostare gli investimenti esteri dalla Thailandia ad altri Paesi del Sudest asiatico, ad esempio l’Indonesia, che un tempo era una dittatura e adesso è diventata sostanzialmente una democrazia abbastanza stabile. Il turismo, oltre alle industrie di cui si parlava prima, è certamente uno dei pilastri dell’economia. Colpire il turismo significa colpire l’economia e, in ultima analisi, l’attuale governo dei militari.

D. – Qual è la situazione democratica in Thailandia, negli ultimi anni?

R. – Circa dal 2000, con l’avvento di Thaksin, che ha proposto politiche populiste, ma che sostanzialmente spostavano la distribuzione del reddito a favore della stragrande maggioranza della popolazione rurale, che è ancora povera, la Thailandia ha un suo gap, che non è certamente nord e sud, ma piuttosto Bangkok e le province. A Bangkok c’è la classe media, le persone che si sono arricchite anche con la crescita degli ultimi decenni, mentre le province sono molto più povere. Ripeto: Taksin aveva iniziato una politica di redistribuzione del reddito, certamente con molti errori, con molti aspetti populisti, certamente era corrotto, ma meno della media della classe politica thailandese. Da questo è sorto lo scontro perché i militari, che avevano già fatto un colpo di Stato una dozzina di anni fa, lo hanno ripetuto e questa volta in modo molto, molto più deciso.

D. – In Thailandia c’è poi anche il problema della successione...

R. – Questo è molto importante ed è l’aspetto alla base di tutti questi problemi della democrazia thailandese, in un certo senso, in parte anche dello stesso sorgere di Thaksin. Il re attuale è molto vecchio, ha una salute cagionevole: negli ultimi tre anni è stato quasi sempre in ospedale. Ha però un potere carismatico: viene considerato quasi un semidio dai thailandesi, perché in effetti ha risolto situazioni drammatiche nei decenni passati. L’erede più probabile al trono è il figlio, che purtroppo ha una cattivissima reputazione e, in ogni caso, non è assolutamente amato dalla popolazione. Una giustificazione del colpo di Stato di due anni fa era anche questa, quella cioè di costringere il nuovo re a essere legato, se non addirittura obbediente, ai militari e alla vecchia classe politica.








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