Sono momenti drammatici per l’Etiopia: il Paese, infatti, deve affrontare una grave crisi umanitaria dovuta alla siccità, e un forte crisi politica causata da numerose proteste della popolazione Oromo, represse nel sangue dalle Forze dell’ordine. Non si conosce con sicurezza il numero delle vittime, ma oltre 50 manifestanti sono stati uccisi nei giorni scorsi, mentre sarebbero centinaia le persone arrestate.
Le origini della crisi
Alle origini delle proteste, il piano di sviluppo
dell’area di Addis Abeba, annunciato nel novembre 2015 dalle autorità locali. Si tratta
di un progetto che prevede l'espropriazione di parte delle terre degli Oromo, etnia
vittima di discriminazione nel Paese. Attualmente, il governo ha bloccato il piano
di sviluppo previsto, ma la protesta degli Oromo prosegue, per denunciare l'emarginazione
e l'esclusione dalla vita economica e politica etiope.
Promuovere la pace e lo sviluppo
Di fronte a tale drammatico scenario, i vescovi cattolici
del Paese lanciano un forte appello al dialogo ed alla pace tra tutte le parti in
causa. In una dichiarazione presentata ai media dal
card. Berhaneyesus Demerew Souraphiel, presidente della Conferenza episcopale etiope
ed eritrea, i presuli sottolineano, innanzitutto, che l’Etiopia è un Paese con una
lunga storia di convivenza “rispettosa e pacifica”, un aspetto che va “mantenuto e
incoraggiato”, di fronte al caos che rappresenta “un ostacolo alla crescita ed allo
sviluppo del Paese”. “L’Etiopia è su una strada consolidata verso lo sviluppo – sottolinea
il card. Souraphiel – Bisogna continuare a impegnarsi per continuare questo percorso,
così da cambiare la storia di povertà del Paese e mantenere una crescita economica
costante”.
Cooperare alla costruzione di una società senza odio
Esprimendo, poi, cordoglio per le vittime degli scontri
e vicinanza alle loro famiglie, il porporato chiede “a tutte le parti in causa di
cooperare nella costruzione di una società libera dall’odio, anche per le generazioni
future”. Di qui, l’invito del porporato a tutte le persone di buona volontà, affinché
diventino “strumenti di pace”, mentre i fedeli, i sacerdoti, i religiosi ed i vescovi
del Paese vengono esortati a “pregare per la pace, soprattutto in occasione della
solennità dell’Assunzione della Vergine Maria”.
Appello ai giovani: lavorare per il bene dell’Etiopia
Infine, il card. Souraphiel si rivolge ai giovani,
appellandosi al loro sentimento patriottico: “Cari giovani – dice – ci auguriamo che
riceviate da noi un’Etiopia sviluppata e pacifica e non un Paese in pieno caos. Vi
invitiamo a ricordare che voi avete il diritto e il dovere di prendere in consegna
una nazione di pace e di speranza, così da portarla al pieno sviluppo”. E questo,
conclude il porporato, è un obiettivo per il quale “bisogna lavorare”. (I.P.)
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