Porre fine alla violenza che sta devastando il Sud Sudan: è quanto chiedono, con un appello congiunto, i leader religiosi dell’Uganda, che invitano la comunità internazionale ad intervenire con urgenza nel Paese africano confinante. Da diverso tempo, infatti, il Sud Sudan ha visto il riaccendersi degli scontri tra i sostenitori del presidente Salva Kiir, di etnia dinka, e quelli dell’ex vice presidente Riek Machar, di etnia nuer. Questo nonostante l’accordo di condivisione del potere raggiunto ad agosto 2015.
Garantire la riconciliazione in Sud Sudan
“La comunità internazionale – si legge nella dichiarazione
congiunta presentata dall’arcivescovo John Baptist Odama, presidente dei vescovi ugandesi
– deve fare tutto ciò che le compete per garantire la riconciliazione in Sud Sudan,
fornendo anche aiuti ed assistenza medica alla popolazione”. “Come buoni vicini –
prosegue il testo – sentiamo il dovere e l’obbligo di stare accanto alla popolazione
sud sudanese in questo momento difficile e di esprimere la nostra preoccupazione per
la situazione”.
Tante vite innocenti andate perdute
Per conto della Acholi Religious Leaders Peace Initiative
(Arlpi), i leader religiosi esprimono, infine, “tristezza e profondo dolore” per il
conflitto che sta infuriando a Juba, in particolare per “la violenza in cui sono andate
perdute molte vite innocenti e per i numerosi sfollati”. Fondata nel 1997 in risposta
al conflitto scoppiato nel nord dell’Uganda, oggi l’Arlpi è impegnata nella promozione
della pace e della riconciliazione. A carattere interconfessionale, l’organismo riunisce
esponenti cattolici, anglicani, ortodossi, pentecostali e musulmani. (I.P.)
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